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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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604. CULTURA METAL – 3: ESTREMISMO di Sky RobertAce Latini
Ogni
genere musicale possiede la propria filosofia di base. Se il Jazz fa prevalere
l’improvvisazione, il blues la tristezza e la classica enfatizza le emozioni, la
leggera utilizza la frasi, musicali e liriche, semplici e dirette, mentre il METAL gioca
sull’estremizzazione dei suoni e dei contenuti. Per questo è spesso stato
tacciato di essere adolescenziale, in quanto passionale e senza mezze misure,
così come scorre sfacciata e incosciente la vita di un giovane. In realtà il
metal ha molte sfaccettature che vanno sul versante colto e diventa anche
musica difficile. Ma spesso la difficoltà di assimilazione e fruizione è dovuta proprio all’eccesso dei
suoni. Nel metal la visione estrema inizia spesso dalla scelta del Moniker:
Cannibal Corpse (Cadavere Cannibale); Iron Maiden (Vergine di Ferro: strumento
di tortura medievale); Death Angel (Angelo della Morte); Riot (Ribellione);
Slayer (Uccisore). Il ragionamento che sta alla base è cercare qualcosa che sia
potente come la musica espressa. Il bassista Lars Ratz degli argentini FYRE
dice: “Volevamo qualcosa che ci
rappresentasse in pieno, che desse immediatamente il senso della nostra musica.
Il fuoco è proprio quello che sentiamo mentre suoniamo e che vogliamo
trasmettere ai fan: un suono energico, potente, che accende un fuoco dentro,
esattamente come fa con noi. Per
distinguerci abbiamo cambiato la “i” in “y”.” Nel descrivere la musica
metal gli aggettivi forti si sprecano, e anzi, forse non bastano più. Ecco come
racconta il proprio sound Ildanach, il cantante degli black-metallers italiani
ABSENTIA LUNAE: “Historia Nobis
Assentietur è uno dei lavori più granitici della nostra storia di band, senza
contare tutti i cambi di tempo, i riff viscerali e trascinanti”. Tre
aggettivi consistenti in poche parole espresse, tra cui “viscerale”; si, perché
la musica metallica è spesso qualcosa che colpisce lo stomaco oltre che la
testa. Nelle recensioni dei dischi di metallo, è facile leggere aggettivi che
altrove descriverebbero le cose negativamente. “Depressivo”, “sporco”, “distruttivo”,
“polveroso”, “annichilente”, sono esempi di descrizioni considerate positive
per molto del metal prodotto. Soprattutto nel metal più estremo come Black e
Death, ma alcuni aggettivi con valenza negativa in sonorità eccessive, sono
usati anche nel metal classico. “Sporco”, per esempio, è usato nel meno
rumoroso Street Metal, per raccontare il rock stradaiolo, dai suoni ruvidi e
ribelli. Ma nei generi estremi, gli aggettivi sopra le righe sono abusati. Per
raccontare il disco della band Hardcore/Grind statunitense FULL OF HATE-MERZBOW
ecco l’atteggiamento: “C’è un limite
massimo al quale tendere che non si può superare? In questo disco troviamo odio
cieco, furore al calore bianco, dove si assommano detriti Grind, voce
delirante, rallentamenti assassini e minacciosi. C’è un sentore da fine del
mondo, una specie di jazz psicotico con sax impazzito. Una filosofia del rumore
che porta all’annichilimento sensoriale ed a fare tabula rasa di ogni senso di
armonia. Qui troviamo un mondo buio ma non vuoto, anzi, ogni genere estremo è
distillato nella sua essenza brutale e violenta per creare disagio”. Ho
letto molte recensioni , maquesta è un capolavoro di drammaticità. Da notare
che il recensore (Cerati) ha poi dato un voto medio-alto (7,5), quindi ciò
prova che l’uso degli aggettivi aveva valenza positiva. Il rock, appena
iniziato, ha provato ad aumentare di anno in anno la propria rilevanza
enfatica, gridando di più, aumentando progressivamente la velocità, la
distorsione delle chitarre, i watt dell’amlificazione; provocando con gli
atteggiamenti corporei e il look, con le parole usate, elevando senza sosta il
gradiente di violenza. Questo sin dal rock’n’roll degli anni ’50, tramite un
incendiario di pianoforti come Jerry Lee Lewis; un sensualissimo Little
Richard, un ancheggiante Elvis, e su ritmi che dovevano far scatenare. Questa
attitudine R’n’R è rimasta. Il finlandese Samy Elbanna, leader dei Thrasher
LOST SOCIETY spiega: “Abbiamo spinto il
piede ulteriormente sull’acceleratore e non vediamo l’ora di spazzare via il
vostro udito”. Oggi il limite forse è giunto, pena cadere nel rumore puro.
Le distorsioni, le dissonanze, le cacofonie e i rantoli vocali sono diventati
espressioni di massa, accettate dal comune ascoltatore metallaro e dalla
cultura musicale, cosa che non riuscì alla musica sperimentale dodecafonica e
similari. In effetti il rock (in questo anche l’avanguardia Jazz) è stato
ampiamente sperimentatore, ma di pari passo con la possibilità di riuscire a
divenire commerciale, da una piccola nicchia subito il nuovo genere si
espandeva alla massa. Naturalmente nel metal esistono anche le luci, ma anche
qui si tratta di attingere a modalità estremizzanti, per cui la luce è
sfolgorante oppure è fortemente cullante, nel senso che i suoni morbidi non
sono semplicemente dolci, ma addirittura soavi o celestiali, come avviene
spesso formalmente per Prog-Metal e Symphonic Metal. E nei generi più da sballo
e meno impegnati c’è anche il sorridente divertimento. Jeremy Widerman, del
gruppo canadese MONSTER TRUCK. “Per noi
il R’n’R deve essere una cosa coinvolgente. Preferiamo che la gente si goda uno
spettacolo in modo da rilassarsi e avere la carica. Non c’è niente di
pretenzioso nella nostra musica; è un Hard rock genuino, diretto, fatto di grandi aperture melodiche, riff solidi, in
cui cerchiamo di mettere passione ed istinto”. Da notare le “grandi
aperture melodiche” i “riff solidi”, anche la musica leggera prova ad usare
questi aggettivi, ma poi essi risuonano falsi. Nel Symphonic-Metal invece ci si
rappropria dell’enfasi della tradizione europea lirico-sinfonica classica,
quindi utilizzando le estremizzazioni che già compositori dei secoli passati
avevano creato. Mozart, Beethoven; Bach; Paganini; Chopin; sono stati, a modo
loro, estremi, sia nella magnificenza epica che nella sofficità, e anche nel
virtuosismo. Non per niente i migliori gruppi metal di sinfonico sono quelli europei
(gli olandesi EPICA; i Finlandesi NIGHTWISH; gli Spagnoli DARK MOOR; gli
italiani RHAPSODY OF FIRE). I LUCA TURILLI’S RHAPSODY (italiani) utilizzano le caratteristiche
della sinfonia classica per aumentare la ridondanza epica: “Io adoro il sound bombastico che viene fuori
dalla chitarra Heavy con le parti più sinfoniche corali, da colonna sonora”.
L’estremismo sonoro poi non è solo velocità, il Doom rallenta a dismisura i
ritmi senza per questo farsi facilmente digeribile, con suoni graffianti,
pesantemente mastodontici ed inquietanti, esasperando l’ascoltatore. E’ uno
stile che deriva dai Black Sabbath più lenti. Ma la velocità parossistica
rimane uno degli elementi metal più caratteristici. I britannici Dragonforce suonano un
Power-Metal iperveloce con ritmo detto ad “elicottero”, senza il quale
sarebbero molto orecchiabili e catchy, invece la loro estrema espressività
speed, li rende meno ascoltabili; esplicitano con l’alta abilità tecnica una
delle essenze peculiari del metal, l’essere “oltre”. Ma il voler essere “oltre”
ha una consistenza nell’intimo umano di questi musicisti? La violenza estetica,
musicale e dei testi, può esprimere una catarsi o può essere il messaggio reale
che si vuole far passare. Come già accennato nei post precedenti di “Cultura
Metal”, si può parlare di guerra, o di qualcosa di maligno, descrivendola nella
sua terribile essenza, essendone sia contro che a favore, ma qui sta la libertà
e l’ottica dell’artista. I KAMPFAR, gruppo di Viking-Black-Metal norvegese, con
Jon Bakker ci fanno sapere che: “Il messaggio
è tutto. Noi suoniamo certe cose perché siamo estremi come le cose che
produciamo e i nostri pensieri sono proprio quelli che leggi nei nostri testi.
Abbiamo avuto la conferma che non esiste alcuna speranza, solo la morte”.
Questa posizione appare talvolta veritiera (in Norvegia musicisti che
inneggiavano all’omicidio, poi realmente uccisero), altre volte una mezza
parodia. Sulla stessa frequenza d’onda,
rispetto all’essere se stessi, stanno gli italici WHISKEY RITUAL, che però
tendono a rilasciare interviste scollacciate e volgari, finendo per apparire un
pò una montatura: “Quello che so è che l’odio che proviamo nei confronti delle
persone e del pubblico è reale. Il Black-Metal è per noi pericoloso, maleducato,
eccessivo e politicamente scorretto. Finchè questo mondo farà schifo da girare
attorno alla coca e alle troie, noi canteremo di questo. Vomiteremo sui dischi
tutta la merda, il disagio e l’amarezza di una generazione. Milano è il primo
girone dell’Inferno”. La tecnica e la bravura dei musicisti metal permette di
affrontare tutti i generi musicali possibili, innestandovi altri tipi di musica
come il jazz e la classica. Essendo estremi anche qui il virtuosismo arriva a
punte inaudite, con chitarristi funambolici e batteristi di razza, che dal vivo
però devono provare di riuscire a fare ciò che sta su disco. Nella fase di
creazione di un disco da studio ha invece un ruolo fondamentale la produzione,
e quindi la tecnologia. L’Industrial Metal apporta col computer ciò che uno
strumentista da solo non riesce a fare, triggeraggi e modifiche sonore che
aumentano il tasso estremo del sound. Gli strumentisti suonano e il computer ne
altera le uscite. L’uso di ciò nel Metal cerca di non snaturare troppo il suono
degli strumenti classici, ma di certo il Metalcore e il Death, ne hanno fatto
largo uso. C’è un dibattito nel mondo della musica sul fattore tecnologico,
digitale e analogico. Gli storici RAVEN di Newcastle dicono: “Abbiamo
registrato in presa diretta , proprio come una vera band dovrebbe sempre fare.
Nessun click tracciante, nessuna stronzata, suoniamo e basta! Non abbiamo usato
nessuno di questi inutili pro-tools e trattamenti digitali, sia ben chiaro!” Altro
dato da considerare è la presenza dell’AoR, un genere metal che però è quello
più leggero e fruibile, molte volte adiacente al pop grazie alle sue melodie
accattivanti e commerciali. Per un cultore metal, l’AdultOrientedRock non
sembra affatto estremo, ritenendola egli una musica facile; in realtà il punto
di riferimento non deve essere il metallaro, ma l’ascoltatore dei tipi di
musica meno impegnata, il quale non percepirà i Toto; i Journey e i Reo
Speedwagon, così accessibili se non per qualche singola canzone. Il gradiente è
certo meno estremo, ma anche il loro virtuosismo tecnico li tiene lontani dalla
musica leggera. Dobbiamo qui renderci conto che anche il Jazz in qualche modo
può essere considerato estremo, se per estremo intendiamo di difficile
assimilazione, date alcune tipologie ostiche. Quello che alla fine rimane nel
metal è l’anima rock, che stranamente permane sempre giovane, non nel senso che
piace solo ai giovani, ma che ha la capacità di rinnovarsi, pur non riuscendo a
creare un nuovo genere vero e proprio, esaltando sempre la voglia di rimettersi
in gioco con passione e sfacciataggine. L’anima rock portata alle estreme
conseguenze è Metal. La frase di Joe Belladonna, cantante degli americani
ANTHRAX esprime bene questo aspetto: “Siamo carichi e pieni di energia, siamo
galvanizzati. La scaletta (dei nostri concerti ndr) sarà davvero intensa e
movimentata. You gotta Believe è una canzone fantastica dotata di grandi cambi di tempo e di
atmosfera. Parte a mille dopo un gran riff di chitarra di Scott che crea
scompiglio, poi si calma e riparte nuovamente veloce. Sembra di andare sulle
montagne russe!”. In conclusione va detto
che anche l’estremismo tende a divenire abitudine e assuefazione. L’ascolto
reiterato di band Death fa apparire meno estreme band di Thrash, trasformando
quest’ultime in entità orecchiabili; è l’educazione all’ascolto, ma per chi non
ascolta Metal spesso è difficile capire cosa sia più estremo. Io personalmente
reputo il cantato in Growl piuttosto innocuo rispetto a certe voci virtuose
pulite, secondo me molto più cattive grazie all’interpretazione. Forse non è
più “Solo Rock’n’Roll” ma continua a piacerci. Sky RobertAce Latini
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