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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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574. L'IRAQ E L'ARTE BELLICA di Roberto Rapaccini
Recentemente Al
Jazeera, la tv satellitare del Qatar, ha trasmesso un interessante servizio, l'Iraq e l'arte della guerra, su due
noti artisti iracheni, le cui opere al momento sono esposte a Doha. Si tratta
di Dia Al Azzawi e di Mahmoud Obaidi. I loro lavori si propongono come
interpretazioni, da un punto di vista creativo, dei recenti tragici avvenimenti
mediorientali. Nell'intervista resa all'emittente araba Dia Al Azzawi e Mahmoud
Obaidi si soffermano in particolare sui
massacri e sulle distruzioni che dilaniano l'Iraq, sede 7000 anni fa di una
delle più antiche civiltà. La difficile condizione del Paese, sconvolto da una decennale
guerra, è vissuta dagli iracheni con un senso di rassegnazione e approssimativa
neutralità rispetto alle parti in conflitto, quasi essi fossero assuefatti e
indifferenti al degrado in atto. L'Arte, con il suo linguaggio non
convenzionale, pertanto ha la responsabilità di risvegliare in quel popolo un
senso di consapevolezza che stimoli una reazione che contrasti la tentazione di
sentirsi parte di un cosmo che non ha futuro. I movimenti artistici, sebbene
traggano ispirazione da questa realtà, sono entità esterne, quasi estranee,
perchè nascono e si sviluppano all'estero, dal momento che gli artisti
mediorientali ormai vivono quasi tutti in Paesi occidentali. Mahmoud Obaidi è un apprezzato scultore
concettuale: con la sua mostra 'Frammenti' ha esplorato la distruzione e il
saccheggio del suo Paese, producendo opere che ripetono manufatti, presenze,
dettagli che evocano una Baghdad parcellizzata e violentata dalla drammatica
aggressione bellica; utilizza superfici e materiali ricoperti di ruggine,
perchè è così - dice - che vede l'Iraq ora. Obaidi cita una sua opera che
raffigura la statua della libertà appesa con una corda al soffitto che sembra
manovrata in maniera sinistra e incombente, che è metafora dell'invasione
subita dai territori iracheni. Con una scultura composta da una testa di Bush,
circondata da scarpe, ha invece
celebrato un noto episodio: quando, durante un discorso del ex Presidente
americano, un giornalista iracheno gli scagliò contro le sue scarpe. Dia Al
Azzawi ha avuto invece una formazione culturale profonda e globale, che
comprende anche studi di archeologia, grazie ai quali ha potuto lavorare per
due anni per il museo archeologico di Mosul. La distruzione
sistematica nel 2015 da parte dell'Isis dei reperti ivi esposti, molti dei quali
provenienti dalle rovine della città assira di Hatra, ha cancellato una parte fondamentale della memoria degli
iracheni. E il popolo di un Paese senza memoria è disorientato e più debole,
perchè è compromessa e resa incerta la sua identità: questo probabilmente,
oltre alla lotta all'idolatria, è il vero fine delle scelleratezze dello Stato
Islamico. Con
le sue opere Dia Al Azzawi realizza una ricognizione dei momenti fondamentali della
storia irachena, che dice radicata nel profondo della sua anima. Le sue grandi
superfici, talvolta monocromatiche, con intense raffigurazioni che si avvalgono
di un linguaggio tenacemente simbolico, suscitano profonde suggestioni. Dal servizio di Al Jazeera emerge l'importanza
dell'impegno morale dell'Arte e della Cultura nella ricostruzione dell'identità
di un popolo travagliato dalle vessazioni della storia. La prima vittima della
guerra è sempre la verità. ROBERTO RAPACCINI
Iraq e Art of
War (video) - https://vimeo.com/195265238
Al Jazeera
(sito) - http://www.aljazeera.com/
Dia Al Azzawi
(opere) - http://www.azzawiart.com/
Mahmoud Obaidi
(opere) - http://www.obaidiart.com/
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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.
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