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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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562. RIFLESSIONI A MARGINE DEL CONVEGNO SULL'ETICA DEI NUOVI MEDIA di Roberto Rapaccini
Si
è svolto a Terni il 14 ottobre 2016 un convegno (organizzato dal G.O.I).
sull'etica dei nuovi media, nel corso del quale sono state svolte relazioni da
esperti del settore di varia estrazione professionale. L'impostazione
dell'evento è stata già significativa dell'approccio alla problematica, che è
stato globale e non limitatamente specialistico. Le prime presentazioni infatti hanno trattato in generale il rapporto
fra morale e media, o, segnatamente,
la funzione educativa e di orientamento che gli strumenti di comunicazione
possono svolgere. Il rapporto fra la
morale e gli strumenti che sono
corollario della rivoluzione telematica si colloca nel più ampio solco dei
cambiamenti determinati dalle invenzioni di dispositivi per la trasmissione del
pensiero e delle idee, a cominciare dalle innovazioni conseguenti all'introduzione
nel XV secolo della tecnica a stampa con caratteri mobili. Le successive
relazioni sono state più specifiche, concentrandosi sulle applicazioni
telematiche in ambiti particolarmente
sensibili quali la scuola (Fausto Dominici) e il giornalismo (Arturo Diaconale).
Anche se può sembrare un'affermazione banale, deve essere preliminarmente ribadito
il carattere neutro del Web, che, come tutti i mass media, si qualifica positivamente o negativamente
solo attraverso l'uso che se ne fa (Leopoldo Di Girolamo). Mi viene in mente il
ruolo drammatico che hanno avuto i giornali, la televisione e in particolare la
radio nel genocidio di oltre 800.000 persone in Rwanda, nella primavera del
1994. I fatti furono esposti in un libro, La
radio e il machete, che evidenziò le responsabilità oggettive dei media nel veicolare e strumentalizzare
idee estremiste; le colpe per queste condotte in sede giudiziaria furono
equiparate a quelle degli organizzatori materiali delle stragi. La Rete
promuove un sapere orizzontale, diffuso e vagamente superficiale, perché vuole
massimizzare la conoscenza nei tempi brevi e serrati imposti dai ritmi della
vita moderna. Per questi suoi caratteri il Web ha un ruolo di primo piano nella
globalizzazione dell'apprendimento; da questo punto di vista la medialità
telematica può considerarsi il correlato attuale dell'omologazione - suo
antecedente storico - di cui parlava Pasolini. Tuttavia, mentre l’omologazione
aveva creato un’uniformità culturale seppure di un eclettismo di dubbio valore,
la globalizzazione ha distrutto le peculiarità delle diverse culture senza
crearne una nuova. Le particolarità della conoscenza promossa da Internet
sembrano ripudiare la riflessività e sacrificare la speculazione spirituale
propria delle letture classiche. Come è stato acutamente evidenziato (Sergio Rosso) questa asserzione è solo un
consolidato luogo comune, come si evince anche dalla formazione di Zuckemberg,
il fondatore di Facebook, che conosce il latino, ed è un appassionato cultore
della storia e dell'arte dell'Antica Roma. Con il Web disponiamo di una mole
illimitata di dati, e la fatica di cercare informazioni è stata surrogata da
quella di selezionare, filtrare, organizzare: in questo aggiornato contesto
saper leggere non basta, serve un nuovo tipo di competenza; da una pregressa
situazione di carenza di cognizioni, siamo passati alla disponibilità di una loro
grande quantità. Da questo
punto di vista Internet ci ha emancipato, perché ci ha consentito di interagire, di scegliere, di decidere;
tuttavia esplorando la Rete dobbiamo essere consapevoli che navighiamo in un
mare aperto e sconfinato nel quale c'è
di tutto, dai beni preziosi ai rifiuti.
In proposito, l'intellettuale svizzero Starobinski ha felicemente enunciato questa
realtà dicendo che la Rete può essere metaforicamente associata ad una sintesi fra la Biblioteca di
Alessandria e la Cloaca Massima. Come
è stato suggerito in più occasioni si apre oggi un nuovo fronte su cui
riflettere: la disponibilità di più notizie equivale a più cultura (Giancarlo Seri)? La Rete non si è
sostituita a libri, giornali, radio e televisione, ma ha introdotto solo un
nuovo modo di educare, puntando sui tempi e sulla sintesi. Il suo modo di
informare scarno e immediato deve essere complementare all'approfondimento che
assicurano i mezzi tradizionali
attraverso modalità più articolate. Nell'apprendimento dell'era digitale tra i
primi a subire un pregiudizio sono stati gli insegnanti. Le spiegazioni di un
docente ora possono essere sottoposte ad un'immediata verifica su Internet; il
sapere dei precettori è pertanto in concorrenza con quello enciclopedico condiviso
in Rete (ad esempio, su Wikipedia).Tuttavia, ai custodi del sapere, così
chiama gli insegnanti il filosofo polacco Zygmunt Bauman, è rimasta
l'esclusività dell'istruzione individualizzata e della formazione
personalizzata della mente e del carattere dei ragazzi. Al contrario,
attraverso un'ossessione connettiva (Raffaele Federici), la Rete, per una
malintesa onnipotenza cognitiva, sta monopolizzando l'accesso al sapere e
all'informazione, al punto che senza connessione ci sentiamo isolati dalla vita
sociale. Nell'immaginario collettivo le potenzialità telematiche sono il
simbolo di una civiltà tecnologica che sta creando un nuovo modello umano
(Paolo Bellini), in parte mutuato anche da visioni fantastiche e avveniristiche.
Come è stato magistralmente sottolineato (Michel Maffesoli) l'individuo
tradizionale, che era caratterizzato da una razionalità che gli consentiva di
padroneggiare il mondo, sta perdendo le sue connotazioni soggettive assorbito
da nuove micro-aggregazioni che sono il presupposto di un nuovo tribalismo, di
un passaggio dall'ordine sistematico della verticalità alla confusione
anarchica dell'orizzontalità. Anche i concetti di spazio e di tempo nella Rete
hanno subito una revisione perdendo attribuzioni che consideravamo naturali. La
nozione di spazio non è stata cancellata ma è stata messa in crisi dal
carattere delocalizzato degli utenti; le distanze fisiche fra le persone
continuano a sussistere, ma si perdono nell'irrilevanza delle posizioni delle
postazioni virtuali. Anche il tempo subisce la stessa sorte: l'immediatezza
della virtualità rende non numerabile la percezione del tempo. Lo spazio e il
tempo costituiscono due termini strettamente correlati, al punto da poter
integrare un'unica dimensione, quella di spazio-tempo. A causa della relatività dei concetti di
spazio e di tempo introdotta dal Web esiste sempre di più solo l'oggi: con Internet
c'è esclusivamente l'immediatezza. L'acceso dibattito che segue lo sviluppo dei
nuovi media divide studiosi,
intellettuali, operatori e opinione pubblica fra apologeti dell'era digitale e
detrattori nostalgici di una dimensione perduta (Renato Carnevali). È presto per trarre conclusioni: ogni
rivoluzione deve essere metabolizzata per essere compresa. Ma ogni serio
approfondimento congiunto è particolarmente prezioso. Roberto Rapaccini
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WEBMASTER: Roberto RAPACCINI
A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.
(Carl Gustav Jung)
1 commento:
La prima vittima della guerra è la verità: lo vediamo anche oggi. I nuovi media possono aiutare ad avere una visione più globale delle notizie? Senz'altro danno accesso a fonti dirette e aiutano ad aggirare la manipolazione dei media come avviene per la guerra di Siria. Come fare perchè questo diventi un patrimonio di tutti e non solo di chi segue puntualmente alcuni aspetti? La formazione corretta dell'opinione pubblica è vitale per il mantenimento della democrazia e per evitare una prossima guerra.
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