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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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553. RECENSIONI 2016 - BURNING RUINS METAL FEST 2016 - di Sky RobertAce Latini
“BURNING
RUINS METAL FEST” 2016 a TERNI (Anfiteatro; IV edizione)
I festival metal
in Italia sono un bel numero, come in tutta l’Europa del resto. Sono
distribuiti un po’ dovunque tra centro (Bologna; Teramo; Campobasso) e
nord-Italia (Genova; Savona; Mantova; Milano; Torino; Bergamo). Più rari al sud
(Potenza; Puglie). Non so se esistono festival di musica leggera di questo
stesso livello organizzativo, sicuramente non ne esistono per il Pop. Il Metal
è quindi un circuito autoreferenziale come il Blues e il Jazz, con i loro
appassionati e seguaci, fedeli intenditori, sebbene con ancora meno pubblicità
mediatica. A Terni oggi siamo giunti alla quarta edizione di una manifestazione
metallica in un crescendo organizzativo e qualitativo sempre più attraente,
arrivando ad essere internazionale in questo 2016. Infatti per la prima volta viene al BRMF, dall’estero,
una band di prima scelta: si tratta degli svedesi DARK TRANQUILLITY. Un gruppo
che suona Gothic Death Metal, richiamato nella Terra di Mezzo italica che è
l’Umbria, da Simone Zampetti, organizzatore preparatissimo, che ha messo su uno
staff niente male per gestire un evento che negli anni è cresciuto. Zampetti è
un metallaro e perciò con le sue passioni e interessi musicali specifici; il
Burning rispecchia la sua predilezione per il metal estremo. Quindi stavolta
nessun gruppo di Heavy classico, con in cima al bill il suo gruppo preferito: i
Dark appunto, realizzazione di un sogno. Sei i gruppi, purtroppo io ho
assistito alla performance di solo quatto di esse, avendo fatto nel frattempo una
intervista per la rivista “Tempi Duri”, ad un disponibilissimo Carmelo Orlando,
cantante siciliano dei romani Novembre. Quindi non ho visto né gli Organic
Illusion, né i Bloodtruth. Subito dopo però sono riuscito a scatenarmi con la
band ternana SRL, il cui Thrash
pesante riesce a esprimere una certa raffinatezza strutturale grazie al
susseguirsi di riff, costruiti in modo variabile, riuscendo a dare un ritmo
anche ballabile alle voglie del pubblico. Il caldo ancora forte non ha permesso
alla gente sotto il palco di partecipare con il corpo, ma l’attenzione è stata
viva. Particolare divertente: la figlia piccola del batterista è stata tutto il
tempo accanto al padre giocando con una bambola che strisciava anche sulle
pelli; una immagine dolce contrastante con il sound durissimo che imperversava.
Poi è stata la volta dei SUDDEN DEATH,
molto violenti per il Death d’attacco che però viene un po’ affogato dal
tappeto della sezione ritmica poco variegata. Il cantante ha aspetto e movenze
adatte ad un front-man di tutto rispetto, ma anche qui il pubblico ha
partecipato parzialmente, sempre a causa della temperatura davvero alta. Poi
ecco arrivare i due gruppi di livello internazionale, vere attrazioni della
serata, anche se uno dei due è italiano. Verso il tramonto i NOVEMBRE con un Carmelo Orlando in
forma per la voce, e un atteggiamento da personaggio di un certo fascino; non
esuberante nei movimenti, ma invece molto dentro la parte con il suo modo
introverso e sentito di esporsi, spesso con occhi chiusi e oscillazioni lente,
carismatico e immerso nella musica. Comunque sempre rispondendo alle
incitazioni del pubblico con il corpo e le braccia, mani a corna comprese. Il
suo growl è minaccioso e la sua voce pulita molto descrittiva anche se non
virtuosa tecnicamente. Dal vivo il suono dei Novembre ci guadagna in potenza
più che da studio, dove invece risulta un po’ ovattato. Curiosità: la band pare
finire prima del tempo, ed uno dello staff alza un foglio a lato del palco per
farne eseguire altri due, ma Carmelo non se ne accorge, e uscito dal palco, non
vi risale. La conclusione è per i DARK
TRANQUILLITY, con la loro presenza da possenti vichinghi, barba folta e
capelli lunghi biondi (in realtà solo in tre hanno questo look); il cantante
invece li ha rossi e davvero alcuni di loro paiono dei guerrieri ( le loro armi
sono gli strumenti). Qui l’apporto comunicativo del pubblico verso la band è
stato enorme, e i Dark hanno risposto con tanta soddisfazione; il sorriso sul
volto del singer Mikael Stanne era palese, e anzi, ha ringraziato più volte
verbalmente (in inglese). S’è fatto parecchio headbanging e la musica spesso, grazie
al bel ritmo, è sempre riuscita nell’intento di eccitare (molti conoscevano i
testi a memoria). Melodie strumentali e cattiveria vocale sono stati un
miscuglio vincente, meglio che da studio. Anche qui come per i Novembre
infatti, la riuscita live è apparsa migliore che da disco. Nessun ritmo
iperveloce ma andamenti belli cadenzati per saltare e fare headbanging. Purtroppo l’orario imposto
dal vescovado, adiacente l’anfiteatro dove si è tenuto il concerto, ha fatto terminare
alle 24.00 lo spettacolo mentre la gente urlava il moniker della band per un
bis. Il bis non c’è stato e si vedeva che invece i metallari, non
allontanandosi, avrebbero gustato almeno
altri 3 o 4 pezzi. Vanno fatte alcune considerazioni concettuali rispetto a
questa esperienza artistica ternana. I primi due anni di presenza hanno
regalato concerti gratuitamente e la partecipazione di pubblico è stata
piuttosto relativa; dall’anno scorso, anno in cui si è iniziato a pagare (nove
euro è però come un regalo), la gente è aumentata, arrivando anche da fuori
Terni, complice anche la maggiore visibilità essendo il terzo anno di
esistenza. Quest’anno si può parlare di svolta, i venti euro di biglietto (da
considerare sempre basso costo) hanno comunque visto l’accesso di più di 600
paganti, richiamati sicuramente dalla presenza di una importante band
straniera. Sono giunti da Benevento, Bologna, Abruzzo, persino da Foggia e Milano. Ho parlato con alcuni di loro: hanno
preso l’albergo; in mattinata o il giorno precedente hanno visitato la cascata
delle Marmore. Hanno invaso la città con le loro metalliche t-shirt nere; hanno
cioè portato soldi a Terni. Una manifestazione così dà lustro alla città, non
va abbandonata, ma aiutata. E intanto ha divertito. La location ha colpito
tutti i pervenuti, affascinando sia i musicisti che i loro fan; l’anfiteatro è
sempre di sicura presa, ed è perfetto per il suono metal. Aspetto già con ansia
la prossima edizione, targata n. 5; ma ora la cosa si fa più difficile, gli
organizzatori sono costretti ad eguagliare l’esperienza di un grande nome.
Riusciranno i nostri eroi? Sono fiducioso, intanto grazie. Per le foto si
ringraziano Federica Rouge e Eleanor Lilith.
Gruppi presenti
in ordine di scaletta:
1.
ORGANIC
ILLUSION (genere: Thrash metal;
origine: Marche)
2.
BLOODTRUTH
(genere: Death metal; origine:
Umbria-PG)
3.
SRL
(genere Thrash metal; origine
Umbria-TR)
4.
SUDDEN DEATH (Death metal; origine: Lazio-Roma)
5.
NOVEMBRE
(genere: DeathDoomGothic metal;
origine: Lazio-Roma)
6.
DARK
TRANQUILLITY (genere: Melodic Death
metal; origine; Svezia)
***
RECENSIONE “BURNING RUINS METAL FEST”
Terni,
Dom. 14 Luglio 2013 – ingresso gratuito
Location sullo
spiazzo davanti all’anfiteatro nei giardini pubblici “la Passeggiata”, dove
tutti, anche chi passava senza entrare, si accorgevano, vicinissimi, del casino
che le band e il pubblico scatenavano. L’evento è iniziato circa alle 17.30 per
concludersi a mezzanotte. L’ordine di presenza:
1.
Bloodtruth
Umbri
perugini con all’attivo un solo demo del 2012. Genere: Death Metal, puro e
incontaminato.
2.
Steel Crow
Umbri
perugini che hanno realizzato un demo nel 2009 e un album ("Devil’s claw”)
nel 2012. Genere: Power Heavy Metal.
3.
Firbholg
Umbri
folignati che hanno prodotto tre lavori, l’ultimo “Ashes of war” nel 2013. Genere:
Black Epic Folk Metal
4.
Zombie Scars
Toscani
di Cortona (Arezzo) che hanno registrato un demo (“Spirit”) nel 2011 e un album
(“Revenant”) nel 2012.Genere: Thrash Metal.
5.
Light Silent
Death
Umbri
ternani con tre lavori, il primo un demo del 2008 “20 years…of obscuration” e
il secondo un ep live “20 minutes…of obscuration”; il terzo è l’esordio con
album vero e proprio “Under the sign of cancer” del 2011. Genere:Death Thrash
gothic Metal
6.
Eyeconoclast
Romani
presenti con sei lavori dal 2003 (per primo l’EP “Cursos”) e quest’anno con
l’album “Drones of the awaking”. Genere: Death metal.
7.
The
Modern Age Slavery
Emiliani
presenti dal 2007 con il primo demo, oggi con l’album “Requiem for us all”.
Genere: Death metal
Un festival
piccolo ma costruito bene, dove la gente è venuta permettendo anche una
sufficiente dinamica atmosfera. Una atmosfera dove pogare, fare circle-pit, headbanging
e scatenamenti vari è riuscito, perché si è formato almeno un minimo gruppo di
gente metallica sotto il palco. Devo dire che non sempre è così, ma stavolta è
andata bene (e comunque all’inizio io ho iniziato da solo col secondo gruppo). A
parte due gruppi che non ho apprezzato per la proposta musicale, il livello
delle band mi è apparso buono dal punto di vista sia tecnico che della tenuta
di palco. Non mi hanno eccitato i Bloodtruth
che hanno aperto le danze, poiché piuttosto piatti e monocorde, con un cantato
che non va bene nemmeno nell’hardcore o nel punkcore. Poco mi sono piaciuti gli
Eyeconoclast sebbene ci siano anche
istanti interessanti; troppo statici nelle composizioni nonostante l’imperiosa
velocità. Gli Steel crow sono quelli
dove ho cominciato a muovermi poiché il Power Heavy Metal è in automatico nelle
mie corde, anche se mi sono apparsi derivativi nel song-writing, con accordi
già sentiti, tipo Saxon. Hanno però sviluppato un buon feeling live che data
l’ora non è riuscita purtroppo a scaldare del tutto gli animi dei presenti. I Light Silent Death, band di casa, e
organizzatrice del festival, ha espresso una bella performance con il bassista Simone
Zampetti serioso ma dalle pose e dall’aspetto ben metallico. Le tastiere sono
un loro efficacissimo marchio di fabbrica che si sono ben percepite anche in
concerto, e non doveva infatti essere altrimenti. Naturalmente della musica di
tutte le band io conoscevo solo la loro e quindi sono quelli che ho potuto
seguire e godere di più. Molto potenti i Modern
Age Slavery che hanno chiuso la kermesse con forte violenza grazie ad un Death
Metal massiccio ma che non disdegna cambi di ritmo e rallentamenti perfetti per
fare headbanging. Il cantante sarò stato pure un loro fresco e nuovo acquisto,
ma ha saputo imporsi sulla gente ben contenta di farsi incitare. Ho tenuto per
ultimi due piacevoli sorprese. Tra quelli che hanno partecipato a questa
iniziativa, ci sono tre gruppi meno omologabili e quindi maggiormente
personali, con un pizzico di originalità che li alza di valore, uno è quello dei
Light Silent Death che reputo particolari rispetto al mercato, però li
conoscevo già. E’ stato invece molto gustoso trovarmi davanti a due proposte
diverse quali sono i Firbholg e gli Zombie Scars. Rispetto al Black Metal io
prediligo il Death, ma stavolta è l’inverso poiché i Firbholg hanno creato una atmosfera davvero intrigante, dove anche
chiudendo gli occhi si percepiva una certa magia; in realtà non si tratta di
puro Black, considerando una certa epicità e qualche sprazzo folk. Ad ogni modo
il suono pulito delle chitarre, per quanto energetico, il martellamento ridondante
del bassista “Wolmos” e il cantato scream (che preferisco al growl) hanno
realizzato una situazione sonora di ampio respiro. Certo l’ottimo singer “Sir
Woluk” pecca di faccia poco Black, proprio una faccia da folignate (battuta che
mi è venuta spontanea lì per lì quando ho parlato con mio fratello), e inoltre
un po’ più di dinamismo on stage ci vorrebbe, ma certo il tipo di musica non è
proprio il più adatto in tal senso. Superlativi gli Zombie Scars, mezzi matti e dal gran cuore live. Una musica Thrash
venata di ironia e con musicisti che fanno di tutto per far reagire il pubblico;
si vede che si divertono e tra il cantante e il chitarrista barbuto fanno a
gara a chi si sprona di più. Il bassista Daniele Petri sembrava una specie di
Ozzy Osbourne con un look poco thrash e vagamente glam, che però si è imposto
come immagine. Con questa band, musica e immagine live si sono fusi in modo
vincente, e se dovessi dare un ipotetico premio della festa, lo darei a loro
classificandoli primi. All’inizio di questa recensione ho fatto la lista delle
band in ordine di comparizione sul palco; ora scrivo invece la mia classifica
di gradimento:
1.
Zombie
Scars
2.
Firbholg
3.
Light
Silent Death
4.
Modern
Age Slavery
5.
Steel
Crow
6.
Eyeconoclast
7.
Bloodtruth
Questa edizione,
spero la prima di una lunga serie, del “Burning Ruins” è riuscita bene, ma
certo è stata gratis. Eppure, anche quando gratuita, non sempre la
partecipazione è del pubblico è all’altezza come in questo caso, sia per numero
che per reattività. Forse per la prossima volta riuscire a portare anche un
gruppo straniero darebbe una maggiore visibilità. Bene invece aver portato un
combo con alle spalle una certa voluminosa carriera di vari anni come gli
Eyeconoclast. Magari aggiungere maggiore varietà di generi (qui erano tre le
band Death) con un gruppo magari Hard Rock vintage, ma su questo argomento va
considerata la realtà ternana che, forse per la presenza di una cultura
industriale (vedi acciaieria o polo chimico), ha musicisti e fan che spingono
con forza verso il Death; il Black; l’Industrial/Techno Thrash e l’Alternative
Metal. Sicuramente un plauso all’organizzazione per il punto di ristoro, palco
e amplificazione. Piccola ma ben messa la presenza del merchandising, lavori in
pelle e magliette comprese. Chissà se in
futuro questo lato possa svilupparsi ulteriormente così da valorizzare le piccole
realtà locali? Gli eventi passati del DAYS SHOCKING GROUND METAL FEST nella
zona ternana, fatti prima ai Campacci di Marmore e poi in quel di Narni, ma in
mezzo alla campagna, non ebbero una riuscita adeguata ad un minimo di
aspettative, ma forse anche per la durata dei due giorni. Non credo che il
fallimento fosse dovuto all’ingresso a pagamento che comunque era poca cosa.
Farla dentro Terni ha un senso maggiore se diventa un evento cittadino fisso
ben visibile. In questo caso è stato visibile persino a chi non entrava….buffo
notare i vecchietti e le mamme, con il bebè in carrozzina, stupefatti davanti a
ciò che si parava loro davanti: metallari neri e borchiati che si dimenavano
come indemoniati e urla raccapriccianti accompagnate da mura sonore forsennate.
E’venuta anche la mia nipotina metallara quindicenne, fan dei Motorhead più che
di Death Metal, perché alla fine si è trattato di una bella festicciola
divertente (ma lei va a più concerti di me). Io non sono morto ma prima o poi
succederà, penso che la mia passione musicale che in me diventa sempre
corporea, mi brucerà; ma sapete? Se devo morire pagando lo farò!
Sky Robertace Latini
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