caratterizzano. In realtà, sebbene entro margini definiti, l'arma del ridicolo è moderatamente utilizzata - o meglio variamente tollerata - anche nei contesti islamici. Naturalmente non incontra problemi la satira che ridicolizza e deride l'infedele occidente. In generale, la religione e il regime al potere nel proprio Paese restano argomenti su cui è meglio non scherzare; eventuali trasgressioni possono costare la vita. Spesso la satira ha come obiettivo lo Stato Islamico: vengono rappresentati militanti che non sanno usare le armi, combattenti confusi su cosa è concesso fare e cosa no, kamikaze che litigano su chi deve farsi saltare in aria per primo. Alcuni esempi. L'emittente irachena Al Iraqyia trasmette una serie di cartoni animati nei quali sono protagonisti maldestri combattenti dell'Isis; in un episodio si vede un militante dello Stato Islamico che non sa bene come usare un mortaio e, invece di dirigerlo contro un posto di blocco, spara su un piede del suo capo. In una puntata del Ktir Salbe Show, un telefilm comico in onda su un'emittente privata libanese, un jihadista prende un taxi: l'estremista non vuole ascoltare la musica perché secondo lui non sarebbe consentito dalla religione in quanto nell'interpretazione letterale del Corano non è prevista la radio; per lo stesso motivo non tollera l'aria condizionata che il tassista vorrebbe accendere. Successivamente il jihadista critica l'autista perché usa il cellulare; il tassista seccato, dopo avergli chiesto se i taxi ci fossero nell'antichità, caccia il fondamentalista dall'auto e gli dice di aspettare che passi un cammello. Un'emittente palestinese, Al Falastiniya, mostra invece un sketch con amaro humour: un cristiano si imbatte in due militanti islamici che si mettono a litigare su chi deve ucciderlo al fine di ottenere 'favori celesti'. Nel frattempo il cristiano muore per un attacco di cuore nella delusione e nello stupore degli islamisti. L'obiettivo di queste forme di satira è quello di delegittimare l'Isis, nel quale verrebbe travisato il vero Islam. La tolleranza della satira cambia da Paese a Paese. Il Libano è sicuramente il Paese più 'liberale', pur restando la religione un argomento severamente vietato. Le monarchie wahabite del Golfo non sono molto predisposte allo humour, né tolleranti nei confronti della critica. L'ironia praticata da qualche giovane attivista sugli usi del Paese è molto cauta e prudente: un caso è il piacevole video, attualmente visibile su Youtube (https://www.youtube.com/watch?v=aZMbTFNp4wI), realizzato da due sauditi che, scherzando con molto garbo sul divieto delle donne di guidare l'auto, hanno reinterpretato il classico di Bob Marley 'No Woman, No Cry', modificandone il titolo in 'No Woman, No Drive', stravolgendone il testo e adeguandolo al tema del titolo. Il Pakistan, diversamente da quello che si possa pensare, è un Paese aperto alla satira. Le vignette pubblicate anche da quotidiani nazionali e alcuni programmi televisivi ridicolizzano personaggi pubblici, anche politici, ma mai i leader religiosi o i vertici delle forze armate. Ovviamente anche qui la blasfemia contro Maometto è punita con la morte e l'umorismo non può riguardare argomenti religiosi. Il regime siriano ha sempre punito duramente le forme di dissenso politico, comprese quelle mediante la satira. Emblematico il caso del famoso vignettista Ali Farzat, costretto oggi all'esilio e in passato catturato e picchiato duramente per aver disegnato vignette che alludevano alla caduta di Bashar Al Assad. Attualmente, l'unica satira tollerata - anzi incoraggiata dal regime - è quella contro lo Stato Islamico. In Egitto, che ha una lunga e brillante tradizione in materia, la satira politica è praticata, ma gli autori incontrano non di rado difficoltà e problemi, subendo sanzioni e arresti, spesso motivati con la pretestuosa accusa di aver offeso l'Islam (che tuttavia nasconde la paura non dichiarata che queste rappresentazioni attentino alla sicurezza nazionale). Molto divertente è il sito egiziano Al Koshary Today che riporta notizie false ironizzando sulle realtà del mondo arabo, anche quelle politiche, ma mai su quelle religiose; alcuni esempi di notizie - ovviamente false - diffuse dal sito sono quella relativa alla creazione di un'associazione di consumatori egiziani che garantirebbe un risarcimento economico nel caso in cui si scopra che la propria moglie non fosse vergine al momento delle nozze, o quella che afferma che finalmente l’Arabia Saudita permetterà alle donne di guidare le biciclette. In Turchia, le riviste satirico-umoristiche hanno una lunga tradizione e costituiscono uno strumento per cogliere il clima sociale e politico del Paese. In proposito attualmente dal leader Erdogan è mal tollerato il dissenso; conseguentemente le vignette che lo raffigurano in termini critici spesso sono causa di contenziosi giudiziari e di forme di censura. Nella letteratura persiana classica (ne sono esempi i testi Navader e Resaleh ye Delgosha elaborati rispettivamente nel quarto e nell'ottavo secolo, e le poesie di Hafez e Rumi, del XIV e del XIIV secolo) sono presenti testi che contengono una trattazione satirica di concetti teologici; tuttavia attualmente la satira politica e religiosa è scarsamente tollerata, come dimostrano l'epilogo giudiziario con una dura condanna della vignettista Atena Farghadani e il caso della giornalista Elham Foroutan che rischia la pena capitale per un articolo nel quale la rivoluzione islamica è stata paragonata al virus dell'Aids. Lo scorso anno a Teheran è stata organizzata da Irancartoon una rassegna satirica dedicata allo Stato islamico e al terrorismo internazionale. La Rassegna non aveva solo motivazioni politiche, in quanto l'Iran sostiene l'esercito iracheno contro le milizie di Al Baghdadi, ma anche giustificazioni religiose in quanto la Repubblica Islamica sciita si oppone al Califfato sunnita. Mi viene in mente una paradossale affermazione di Nietsche: Non in un crepuscolo svanirono gli dei...ma morirono a forza di ridere. ROBERTO RAPACCINI
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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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531. LA SATIRA NEL MONDO ARABO di Roberto Rapaccini
La
satira nell'antichità classica era un genere letterario utilizzato per deridere
personaggi o vizi pubblici. Mantenendo la natura di strumento per sottolineare
con intento critico e ironia particolari aspetti della realtà umana, oggi la
satira non utilizza solo la forma letteraria, ma si avvale anche di altri mezzi
espressivi, in particolare si utilizzano molto le vignette, i disegni, le opere
multimediali. A prima vista potrebbe sembrare che la satira non sia compatibile con
il mondo arabo, considerate le forti limitazioni alla libertà di espressione
che lo
caratterizzano. In realtà, sebbene entro margini definiti, l'arma del ridicolo è moderatamente utilizzata - o meglio variamente tollerata - anche nei contesti islamici. Naturalmente non incontra problemi la satira che ridicolizza e deride l'infedele occidente. In generale, la religione e il regime al potere nel proprio Paese restano argomenti su cui è meglio non scherzare; eventuali trasgressioni possono costare la vita. Spesso la satira ha come obiettivo lo Stato Islamico: vengono rappresentati militanti che non sanno usare le armi, combattenti confusi su cosa è concesso fare e cosa no, kamikaze che litigano su chi deve farsi saltare in aria per primo. Alcuni esempi. L'emittente irachena Al Iraqyia trasmette una serie di cartoni animati nei quali sono protagonisti maldestri combattenti dell'Isis; in un episodio si vede un militante dello Stato Islamico che non sa bene come usare un mortaio e, invece di dirigerlo contro un posto di blocco, spara su un piede del suo capo. In una puntata del Ktir Salbe Show, un telefilm comico in onda su un'emittente privata libanese, un jihadista prende un taxi: l'estremista non vuole ascoltare la musica perché secondo lui non sarebbe consentito dalla religione in quanto nell'interpretazione letterale del Corano non è prevista la radio; per lo stesso motivo non tollera l'aria condizionata che il tassista vorrebbe accendere. Successivamente il jihadista critica l'autista perché usa il cellulare; il tassista seccato, dopo avergli chiesto se i taxi ci fossero nell'antichità, caccia il fondamentalista dall'auto e gli dice di aspettare che passi un cammello. Un'emittente palestinese, Al Falastiniya, mostra invece un sketch con amaro humour: un cristiano si imbatte in due militanti islamici che si mettono a litigare su chi deve ucciderlo al fine di ottenere 'favori celesti'. Nel frattempo il cristiano muore per un attacco di cuore nella delusione e nello stupore degli islamisti. L'obiettivo di queste forme di satira è quello di delegittimare l'Isis, nel quale verrebbe travisato il vero Islam. La tolleranza della satira cambia da Paese a Paese. Il Libano è sicuramente il Paese più 'liberale', pur restando la religione un argomento severamente vietato. Le monarchie wahabite del Golfo non sono molto predisposte allo humour, né tolleranti nei confronti della critica. L'ironia praticata da qualche giovane attivista sugli usi del Paese è molto cauta e prudente: un caso è il piacevole video, attualmente visibile su Youtube (https://www.youtube.com/watch?v=aZMbTFNp4wI), realizzato da due sauditi che, scherzando con molto garbo sul divieto delle donne di guidare l'auto, hanno reinterpretato il classico di Bob Marley 'No Woman, No Cry', modificandone il titolo in 'No Woman, No Drive', stravolgendone il testo e adeguandolo al tema del titolo. Il Pakistan, diversamente da quello che si possa pensare, è un Paese aperto alla satira. Le vignette pubblicate anche da quotidiani nazionali e alcuni programmi televisivi ridicolizzano personaggi pubblici, anche politici, ma mai i leader religiosi o i vertici delle forze armate. Ovviamente anche qui la blasfemia contro Maometto è punita con la morte e l'umorismo non può riguardare argomenti religiosi. Il regime siriano ha sempre punito duramente le forme di dissenso politico, comprese quelle mediante la satira. Emblematico il caso del famoso vignettista Ali Farzat, costretto oggi all'esilio e in passato catturato e picchiato duramente per aver disegnato vignette che alludevano alla caduta di Bashar Al Assad. Attualmente, l'unica satira tollerata - anzi incoraggiata dal regime - è quella contro lo Stato Islamico. In Egitto, che ha una lunga e brillante tradizione in materia, la satira politica è praticata, ma gli autori incontrano non di rado difficoltà e problemi, subendo sanzioni e arresti, spesso motivati con la pretestuosa accusa di aver offeso l'Islam (che tuttavia nasconde la paura non dichiarata che queste rappresentazioni attentino alla sicurezza nazionale). Molto divertente è il sito egiziano Al Koshary Today che riporta notizie false ironizzando sulle realtà del mondo arabo, anche quelle politiche, ma mai su quelle religiose; alcuni esempi di notizie - ovviamente false - diffuse dal sito sono quella relativa alla creazione di un'associazione di consumatori egiziani che garantirebbe un risarcimento economico nel caso in cui si scopra che la propria moglie non fosse vergine al momento delle nozze, o quella che afferma che finalmente l’Arabia Saudita permetterà alle donne di guidare le biciclette. In Turchia, le riviste satirico-umoristiche hanno una lunga tradizione e costituiscono uno strumento per cogliere il clima sociale e politico del Paese. In proposito attualmente dal leader Erdogan è mal tollerato il dissenso; conseguentemente le vignette che lo raffigurano in termini critici spesso sono causa di contenziosi giudiziari e di forme di censura. Nella letteratura persiana classica (ne sono esempi i testi Navader e Resaleh ye Delgosha elaborati rispettivamente nel quarto e nell'ottavo secolo, e le poesie di Hafez e Rumi, del XIV e del XIIV secolo) sono presenti testi che contengono una trattazione satirica di concetti teologici; tuttavia attualmente la satira politica e religiosa è scarsamente tollerata, come dimostrano l'epilogo giudiziario con una dura condanna della vignettista Atena Farghadani e il caso della giornalista Elham Foroutan che rischia la pena capitale per un articolo nel quale la rivoluzione islamica è stata paragonata al virus dell'Aids. Lo scorso anno a Teheran è stata organizzata da Irancartoon una rassegna satirica dedicata allo Stato islamico e al terrorismo internazionale. La Rassegna non aveva solo motivazioni politiche, in quanto l'Iran sostiene l'esercito iracheno contro le milizie di Al Baghdadi, ma anche giustificazioni religiose in quanto la Repubblica Islamica sciita si oppone al Califfato sunnita. Mi viene in mente una paradossale affermazione di Nietsche: Non in un crepuscolo svanirono gli dei...ma morirono a forza di ridere. ROBERTO RAPACCINI
caratterizzano. In realtà, sebbene entro margini definiti, l'arma del ridicolo è moderatamente utilizzata - o meglio variamente tollerata - anche nei contesti islamici. Naturalmente non incontra problemi la satira che ridicolizza e deride l'infedele occidente. In generale, la religione e il regime al potere nel proprio Paese restano argomenti su cui è meglio non scherzare; eventuali trasgressioni possono costare la vita. Spesso la satira ha come obiettivo lo Stato Islamico: vengono rappresentati militanti che non sanno usare le armi, combattenti confusi su cosa è concesso fare e cosa no, kamikaze che litigano su chi deve farsi saltare in aria per primo. Alcuni esempi. L'emittente irachena Al Iraqyia trasmette una serie di cartoni animati nei quali sono protagonisti maldestri combattenti dell'Isis; in un episodio si vede un militante dello Stato Islamico che non sa bene come usare un mortaio e, invece di dirigerlo contro un posto di blocco, spara su un piede del suo capo. In una puntata del Ktir Salbe Show, un telefilm comico in onda su un'emittente privata libanese, un jihadista prende un taxi: l'estremista non vuole ascoltare la musica perché secondo lui non sarebbe consentito dalla religione in quanto nell'interpretazione letterale del Corano non è prevista la radio; per lo stesso motivo non tollera l'aria condizionata che il tassista vorrebbe accendere. Successivamente il jihadista critica l'autista perché usa il cellulare; il tassista seccato, dopo avergli chiesto se i taxi ci fossero nell'antichità, caccia il fondamentalista dall'auto e gli dice di aspettare che passi un cammello. Un'emittente palestinese, Al Falastiniya, mostra invece un sketch con amaro humour: un cristiano si imbatte in due militanti islamici che si mettono a litigare su chi deve ucciderlo al fine di ottenere 'favori celesti'. Nel frattempo il cristiano muore per un attacco di cuore nella delusione e nello stupore degli islamisti. L'obiettivo di queste forme di satira è quello di delegittimare l'Isis, nel quale verrebbe travisato il vero Islam. La tolleranza della satira cambia da Paese a Paese. Il Libano è sicuramente il Paese più 'liberale', pur restando la religione un argomento severamente vietato. Le monarchie wahabite del Golfo non sono molto predisposte allo humour, né tolleranti nei confronti della critica. L'ironia praticata da qualche giovane attivista sugli usi del Paese è molto cauta e prudente: un caso è il piacevole video, attualmente visibile su Youtube (https://www.youtube.com/watch?v=aZMbTFNp4wI), realizzato da due sauditi che, scherzando con molto garbo sul divieto delle donne di guidare l'auto, hanno reinterpretato il classico di Bob Marley 'No Woman, No Cry', modificandone il titolo in 'No Woman, No Drive', stravolgendone il testo e adeguandolo al tema del titolo. Il Pakistan, diversamente da quello che si possa pensare, è un Paese aperto alla satira. Le vignette pubblicate anche da quotidiani nazionali e alcuni programmi televisivi ridicolizzano personaggi pubblici, anche politici, ma mai i leader religiosi o i vertici delle forze armate. Ovviamente anche qui la blasfemia contro Maometto è punita con la morte e l'umorismo non può riguardare argomenti religiosi. Il regime siriano ha sempre punito duramente le forme di dissenso politico, comprese quelle mediante la satira. Emblematico il caso del famoso vignettista Ali Farzat, costretto oggi all'esilio e in passato catturato e picchiato duramente per aver disegnato vignette che alludevano alla caduta di Bashar Al Assad. Attualmente, l'unica satira tollerata - anzi incoraggiata dal regime - è quella contro lo Stato Islamico. In Egitto, che ha una lunga e brillante tradizione in materia, la satira politica è praticata, ma gli autori incontrano non di rado difficoltà e problemi, subendo sanzioni e arresti, spesso motivati con la pretestuosa accusa di aver offeso l'Islam (che tuttavia nasconde la paura non dichiarata che queste rappresentazioni attentino alla sicurezza nazionale). Molto divertente è il sito egiziano Al Koshary Today che riporta notizie false ironizzando sulle realtà del mondo arabo, anche quelle politiche, ma mai su quelle religiose; alcuni esempi di notizie - ovviamente false - diffuse dal sito sono quella relativa alla creazione di un'associazione di consumatori egiziani che garantirebbe un risarcimento economico nel caso in cui si scopra che la propria moglie non fosse vergine al momento delle nozze, o quella che afferma che finalmente l’Arabia Saudita permetterà alle donne di guidare le biciclette. In Turchia, le riviste satirico-umoristiche hanno una lunga tradizione e costituiscono uno strumento per cogliere il clima sociale e politico del Paese. In proposito attualmente dal leader Erdogan è mal tollerato il dissenso; conseguentemente le vignette che lo raffigurano in termini critici spesso sono causa di contenziosi giudiziari e di forme di censura. Nella letteratura persiana classica (ne sono esempi i testi Navader e Resaleh ye Delgosha elaborati rispettivamente nel quarto e nell'ottavo secolo, e le poesie di Hafez e Rumi, del XIV e del XIIV secolo) sono presenti testi che contengono una trattazione satirica di concetti teologici; tuttavia attualmente la satira politica e religiosa è scarsamente tollerata, come dimostrano l'epilogo giudiziario con una dura condanna della vignettista Atena Farghadani e il caso della giornalista Elham Foroutan che rischia la pena capitale per un articolo nel quale la rivoluzione islamica è stata paragonata al virus dell'Aids. Lo scorso anno a Teheran è stata organizzata da Irancartoon una rassegna satirica dedicata allo Stato islamico e al terrorismo internazionale. La Rassegna non aveva solo motivazioni politiche, in quanto l'Iran sostiene l'esercito iracheno contro le milizie di Al Baghdadi, ma anche giustificazioni religiose in quanto la Repubblica Islamica sciita si oppone al Califfato sunnita. Mi viene in mente una paradossale affermazione di Nietsche: Non in un crepuscolo svanirono gli dei...ma morirono a forza di ridere. ROBERTO RAPACCINI
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