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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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508. “MEMORIES OF THE ANCIENT TIME” (2015/Scarlet Records) - Hollow Haze (Italia) di Sky RobertAce Latini
L’Italia è una
nazione ormai dentro al metal fino al collo; una bellissima scena che apporta
tanto al panorama mondiale. Gli Hollow Haze sono pienamente riconosciuti dentro
tale fucina qualitativa. Scopriamo cosa ha da dirci questa nuova uscita. E’
interessante il gioco che molte band fanno di rimescolare le carte stilistiche,
spesso modificando le presenze dei musicisti; pare divenire sempre più in voga,
una moda iniziata essenzialmente dagli Avantasia e spinta più o meno forte da
altri (per esempio dal finlandese Timo Tolkki con gli Avalon). In questa band
italica due anni fa (“Countdown to Revenge”-2013) alla voce c’era l’ormai
superbo Fabio Lione (il quarto singer del gruppo in ordine di tempo), che
proprio lì aveva potuto aumentare le proprie potenzialità evolvendo
tecnicamente ed espressivamente. Stavolta si è offerta l’occasione a ben 5
cantanti diversi: i due svedesi Mats Leven (ex-Treat/ex-Malmsteen) e Rick Altzi
(At Vance); gli italiani Ivan Giannini (Derdain) e Claudia Layline (Serenade);
e la famosissima statunitense Amanda Somerville. Non so dire se per effetto di
queste ugole o per scelta estetica, questo lavoro, rispetto a quello appare
meno progressive e più classicamente Heavy. Se nel vedere questi mutamenti
strutturali uno vi vede la storia dei tedeschi Avantasia, che sappiamo essere
un progetto e non una band fissa, avrà ancor più ragione sotto il profilo
sonoro. Ripeto, forse sarà a causa delle voci, ma anche il sound si è fuso con
lo stile degli Avantasia della voce di Tobias Sammet. E così si ascolta un
songwriting più lineare e scorrevole, con anche rimandi all’Hard rock di fine
anni ’70. Un bel disco comunque, sebbene meno personale del disco passato,
sopraccennato. Dopo un intro canonico, che spesso io non lascerei a sé, ma attaccherei alla prima traccia, senza
dargli dignità propria, “Rain of Fire Lights” sferza a dovere l’ascoltatore con
una tirata PowerMetal che entra subito in testa. Ma le cose più belle arrivano
al centro dell’album, con tre tracce, iniziando dal middle-time di “NIGHT IS
CALLING”, e poi con la cadenzata “ANGELI DI FUOCO” dove sia Giannini che
Layline mettono l’assolutamente adatta lingua italiana, parzialmente al
servizio della song. Anche la Power “SILVERTOWN” splende tra le migliori
composizioni, sebbene un pezzetto di frase, al minuto e trenta, ricorda
qualcos’altro. La minore “Eyes of the Sphinx” porta verso altri lontani lidi,
approdando evocativamente ad un passato country-rock stile anni ’70 (ci ricorda
in qualche modo persino la cifra stilistica di “Lady in Black” degli Uriah
Heep) con un emotivamente teso assolo chitarristico che rinverdisce antichi
fasti. Come sempre la musica che la band
offre è dura ma raffinata, e mai grezza. Pur avendo sempre prediletto atmosfere
non eccessivamente oscure, qui la sensazione è particolarmente aperta per
quanto robusta. Certamente l’essere grintosi non si scontra mai con la
rigidità, e quindi, come avviene in “DEMON” (altro episodio da contare tra i
migliori) l’arrembaggio si lega alla suadenza. E quando arriva una ballata
intensa come “GATE TO THE ETERNITY”, l’album incrementa il suo pathos,
usufruendo del metal che sta a metà strada tra certe epicità magiche anni ’70
dei primi Judas Priest, quelli di “Sad Wings of Destiny” per intenderci, e il fascino del Malmsteen più vibrante. Non ci
sono filler né flessioni nella compattezza qualitativa di questo full-lenght.
Ma se dobbiamo fare paragoni con la storia musicale recente degli H.H., debbo
affermare che l’ultimo prima di questo aveva maggiori punti apicali di valore.
Il merito forse dato proprio da un Lione in gran forma, che aveva polarizzato
l’impianto sonoro; questi cinque cantanti in qualche modo non posseggono la sua
grande personalità, quindi non riescono a imprimere una forza propria, il loro
stile infatti è assimilabile a molti altri, nonostante la loro indiscussa
bravura. Ad ogni modo qui non si discute la bellezza di una opera di ottimo
livello, da gustare fino in fondo.
Sky RobertAce Latini
1.
Out
in the Darkness
2.
Rain
of Fire Lights
3.
Created
to Live
4.
An
Ancient Story
5.
A
new Era
6.
Night
is calling
7.
Angeli
di fuoco
8.
Silvertown
9.
Eyes
of the Sphinx
10. Lance
of Destiny
11. Demon
12. Gate
to the Eternity
Nick Savio – guitars
Dave Cestaro –
bass
Camillo Colleluori – drums
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