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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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463. QUANDO L'OMICIDIO NON E' UGUALE PER TUTTI da un'Americana a Venezia
I can't breathe!
"Non posso respirare!" intonano, coast to coast. Hands up! "Mani in su!" Don't shoot! "Non
spararmi!" si legge sui cartelli. Bloccano
strade e occupano piazze. Hanno
attraversato il Brooklyn Bridge con bare finte.
Si sdraiano per terra, fingendosi morti, in segno di protesta contro gli
incidenti gravi che coinvolgono agenti di polizia in molte città statunitensi
in questo periodo, individui troppo pronti ad aggredire chiunque sembra loro sospetto. Non importa se il soggetto sia armato o no. Se è una persona di colore e/o di radici
ispaniche, guai a lui, o lei, passare per il quartiere sbagliato. Guai a camminare ai bordi dell'autostrada. Guai a chiedere perché ha ricevuto l'ordine
di scendere dalla macchina. Guai a
rientrare in macchina per prendere i documenti.
Guai a mettere le mani in tasca per qualsiasi motivo. Il caso che ha finalmente provocato l'indignazione
nazionale è quello di un gigante che non farà più Babbo Natale per le nipotine. Eric Garner era un uomo di colore, alto e
obese, conosciuto agli agenti di Staten Island dove abitava come venditore di loosies, "scioltini", cioè, sigarette
vendute individualmente, senza tassa. A
New York City un pacchetto di sigarette può costare $15, circa 12 Euro, un prezzo
appesantito dalle tasse. Per alleggerirne
il costo, qualcuno vende sigarette illegali, perché provenienti da stati dove il
tabacco costa molto meno. Il 17 luglio 2014,
Garner, padre di sei figli e nonno, aveva appena calmato gli animi in un
alterco in strada nel suo quartiere di Tompkinsville, dove era conosciuto come
uomo mite e di buon carattere. Da breve
distanza, un giovane ha filmato la scena capitata poco dopo: due agenti bianchi
in borghese, portatori di tatuaggi e beretti di baseball, hanno avvicinato Garner.
L'hanno accusato di vendere loosies. Garner negava l'accusa in modo pacato e spiegava
loro che era stufo di essere provocato e perseguitato. Parlava con le mani, senza nasconderle,
alzandole come se volesse solo evitare il peggio, dicendo, "Lasciatemi
stare." Come due leoni a caccia di
un buffalo, gli agenti gli sono saltati addosso non appena gli hanno sentito
dire, "Non mi toccare!" Uno
dei due ha praticato il chokehold,
una mossa potenzialmente letale. Per
questo motivo, il chokehold è bandito
dalle tecniche in uso dalla polizia di NYC.
Traducibile come "presa di strangolamento", è una tecnica usata
nelle arti marziali: si mette un braccio attorno al collo della vittima e si stringe.
Ce
ne sono due varianti. La prima ha lo scopo
di fermare il flusso del sangue al cervello.
L'altra, più pericolosa, chiude la trachea e taglia l'ossigeno alla
vittima. L'agente ha operato la seconda,
senza dare all'uomo il beneficio di sdraiarsi sulle spalle dopo la caduta a
terra. Diversi agenti, alcuni in divisa,
sono arrivati per assistere. La ripetuta
protesta di Garner, schiacciato sul fianco dal branco, e con il braccio dell'agente
ancora stretto attorno al collo, è stata, "Non posso respirare." Quando Garner ha smesso di lagnarsi, l'hanno
lasciato per terra, esamine, per lunghi minuti prima di decidere di chiamare l'ambulanza. Già a luglio l'ufficio del medical examiner di NYC ha determinato che
si trattava di omicidio. Però, il 3 dicembre,
pochi giorni fa, un grand jury del
luogo ha deciso diversamente. Usato principalmente
negli USA, il grand jury è un comitato
influenzato dalla Procura, la quale collabora in sintonia con la Polizia. Del grand
jury fanno parte persone non sempre qualificate, ma che comunque hanno il
compito di decidere se un caso debba sfociare in un processo criminale. Nel caso della morte del signor Garner, il grand jury ha deciso che non esistevano
motivi sufficienti per processare nessuno.
Il Segretario Generale dell'ONU e molti esperti dei diritti umani hanno
appena espresso preoccupazione per la crescente irresponsabilità della polizia
statunitense nei troppi casi di morte di persone di colore disarmate, anche in
presenza di un filmato esplicito. Si
spera che la reazione della collettività e del Dipartimento di Giustizia darà
inizio ad una fase correttiva. Si spera
anche che i dimostranti non facciano ricorso alla violenza, contraddizione
assurda. In una società giusta, nessuno
è sopra la legge. Soprattutto, in un
mondo ispirato a sani principi, nessuno deve morire asfissiato perché ha eluso
le tasse. UN'AMERICANA
A VENEZIA
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