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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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434. SOGNANDO LA SPECIE UNITA da un'Americana a Venezia
Nel
mio ultimo post ho parlato della visione della Terra dallo spazio. Vedendola da lontano, molti si sono resi
conto che noi esseri umani siamo una cosa sola: l'equipaggio di Spaceship Earth. Scientificamente parlando, siamo anche il 193°
primato, come ha scritto lo zoologo Desmond Morris nel libro La scimmia nuda. Credo sia giusto aggiungere che apparteniamo
alla "Family of Man", espressione divenuta popolare nel 1955 dopo una
grande mostra di foto al MoMA organizzata da Edward Steichen. Anche se la nostra famiglia ha le sue origini
in Africa, siamo evoluti in diverse "razze" e combinazioni di esse, ma
ognuno di noi è garantito unico, grazie al nostro DNA. Assieme agli altri esseri senzienti, richiediamo
ossigeno, acqua e nutrimento per vivere.
Dobbiamo mantenere e difendere un habitat sicuro; anche noi temiamo di
essere cacciati, soprattutto dalla nostra specie. Come gli animali, abbiamo una forte
compulsione a riprodurre. Almeno abbiamo
gli strumenti per poter controllare i nostri numeri in modo sostenibile. Magari.
Nonostante le disuguaglianze in termini di qualità di vita fra i popoli di
comunità in comunità, forse esistono più similtudini che differenze fra i
nostri sette miliardi di membri. Come
cantava uno negli Anni 80, "Facciamo tutti dei versi/Siamo una grande
tribù." Per cominciare, veniamo
concepiti e partoriti in modo simile. Proviamo
le stesse emozioni: l'amore, la paura, la tristezza, la gioia, ecc. Sorridiamo.
Diventiamo vittime degli stessi microbi.
Proviamo a curarci. Piangiamo. Comunichiamo verbalmente, capacità che va
stimolata nei piccoli non solo con comandi e frasi semplici, ma anche con filostrocche,
fiabe e spiegazioni adeguate per soddisfare la loro curiosità. Dove va il sole di notte? Come arriva il bambino in pancia alla mamma? Che cos'è la morte? Preferiamo stare in gruppo, per giocare, per mangiare,
per consolarci. Come gli animali, anche
noi facciamo gare. Siamo artisti. Tutti i popoli hanno sperimentato la musica, la
danza, qualche tipo di teatro e le arti visive.
Universali sono gli abbellimenti di ogni tipo. Siamo tutti cuochi, artigiani, apprendisti e insegnanti. Abbiamo la necessità di capire il perché
delle nostre sofferenze e di determinare qual'è lo scopo della vita. Come minimo, vogliamo sentirci accettati
dagli altri. Ci chiediamo, come Aurelio
in Amarcord di Fellini, "Guarda
quante ce ne sono. Milioni di milioni di
milioni di stelle. Ostia ragazzi, io mi
domando come cavolo fa a reggersi tutta sta baracca." Le risposte una volta erano fornite dalla
religione e dalla filosofia. Oggi il
divario fra chi pratica la religione e chi no è marcato, però rimane sempre il bisogno
di uno scopo, cosa che sicuramente ci distingue dagli animali. Nello stesso momento, questo nostro bisogno ci
complica la vita. Non siamo sempre
tolleranti con chi non la pensa come noi.
Siamo capaci di mettere da parte la sopravvivenza personale per compiere
atti in difesa degli altri, come fanno molte specie animali. A differenza delle bestie, però, siamo anche
in grado di spingere i nostri simili all'azione con l'uso della parola. Basta che creiamo dei nemici per muoverci alla
follia totale. Grazie alla tecnologia,
siamo in grado di recare enormi danni. Dallo
spazio, certe applicazioni della nostra intelligenza ci fanno apparire ben
stupidi. Eppure, qualcosa sta succedendo
sulla Terra che ci potrebbe giovare, persino unirci come famiglia. Mix it
up, si dice, mescola bene. Hai
viaggiato in treno o in aereo negli ultimi anni? Hai notato?
Ci siamo tutti, di ogni razza e provenienza. Ci spostiamo in continuo, per lavoro, per
piacere, per studio e anche per rifugio.
Ci incontriamo sempre più frequentemente, tanti popoli misti in situ,
culture amalgamate, bimbi che crescono trilingui. Credo che piano piano stiamo avvicinandoci alla
realtà. I nostri tratti somatici diventano
sempre meno importanti. Cominciamo a capire
la situazione, cioè, che siamo tutti qui, ora, assieme agli animali, su una
pallina nello spazio. Sarebbe meglio se andassimo d'accordo!
Oggi i giovani imparano la lingua franca attuale, English, e finiscono
per navigare nella Rete che comodamente ci collega. Ci vediamo.
Ci parliamo. Mentre il mondo
diventa sempre più piccolo, le nostre conoscenze si allargano. Se continuiamo così, forse possiamo ancora sognare. Sognare che cosa? Forse un mondo migliore. UN'AMERICANA
A VENEZIA
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