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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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420. LA MOSTRA: FRIDA KHALO di Chiara Passarella
Sono stata alle
Scuderie del Quirinale per vedere la grande mostra sull'artista messicana Frida Kahlo (1907-1954), simbolo
dell'avanguardia artistica e dell'esuberanza della cultura messicana del
Novecento. Ne ho riportato una forte emozione e quindi ho deciso di scrivere un
post che si limita a descrivere il percorso espositivo affinchè chi legge sia
spronato ad andare. Nel tempo poi descriverò le mie emozioni che al momento
sono solo un gran marasma di sensazioni e riflessioni che si mescolano
nell’anima. Non vi è dubbio che il mito formatosi attorno alla figura e
all'opera di Frida
Kahlo (1907-1954) abbia ormai assunto una dimensione globale; icona indiscussa della cultura messicana
novecentesca, venerata anticipatrice del movimento femminista,
marchio di culto del merchandising universale, seducente soggetto del cinema
hollywoodiano, Frida Kahlo si offre alla cultura contemporanea attraverso un
inestricabile legame arte-vita tra i più affascinanti nella storia del XX
secolo. Eppure i suoi dipinti non sono soltanto lo specchio della sua vicenda
biografica, segnata a fuoco dalle ingiurie fisiche e psichiche subite nel
terribile incidente in cui fu coinvolta all'età di 17 anni. La sua arte si
fonde con la storia e lo spirito del mondo a lei contemporaneo, riflettendo le
trasformazioni sociali e culturali che portarono alla Rivoluzione messicana e
che ad essa seguirono. Fu proprio lo spirito rivoluzionario che portò alla
rivalutazione del passato indigeno e delle tradizioni folkloriche, intesi come
insopprimibili codici identitari generatori di un'inedita fusione tra
l'espressione del sé e il linguaggio, l'immaginario, i colori e i simboli della
cultura popolare messicana. Allo stesso tempo Frida è un'espressione
dell'avanguardia artistica e dell'esuberanza culturale del suo tempo e lo
studio della sua opera permette di intersecare le traiettorie di tutti i
principali movimenti culturali internazionali che attraversarono il Messico del
suo tempo: dal Pauperismo rivoluzionario all'Estridentismo,
dal Surrealismo a quello che decenni più tardi avrebbe preso il nome
di Realismo magico. La mostra intende riunire attorno ad un corpus
capolavori
assoluti provenienti dai principali nuclei collezionistici,
opere chiave appartenenti ad altre raccolte pubbliche e private in Messico,
Stati Uniti, Europa. Completa il progetto, una selezione dei ritratti fotografici dell'artista,
tra cui quelli realizzati da Nickolas Muray negli anni quaranta, indispensabile
quanto suggestivo complemento all'arte di Frida Kahlo sotto il profilo della
codificazione iconografica del personaggio. Se infatti la mostra intende
presentare e approfondire la produzione artistica di Frida Kahlo nella sua
evoluzione, dagli esordi ancora debitori della Nuova Oggettività e del
Realismo magico alla riproposizione dell'arte folklorica e ancestrale,
dai riflessi del realismo americano degli anni venti e trenta (Edward Hopper,
Charles Sheeler, Georgia O'Keefe) alle componenti ideologico-politiche ispirate
dal muralismo messicano (Rivera, Orozco), è il tema dell'autorappresentazione
a prevalere in questo progetto di mostra, sia in rispetto del peso numerico che
il genere "autoritratto" assume nella produzione complessiva
dell'artista, sia - e soprattutto - per lo specialissimo significato che esso
ha rappresentato nella trasmissione dei valori iconografici, psicologici e
culturali propri del "mito Frida". La progettazione della
mostra e del catalogo è affidata alla cura di Helga Prignitz-Poda,
accreditata specialista dell'opera di Frida Kahlo, autrice con Salomon Grimberg
e Andrea Kettenmann del catalogo ragionato dell'artista nel 1988. "Ero
solita pensare di essere la persona più strana del mondo ma poi ho pensato, ci
sono così tante persone nel mondo, ci dev’essere qualcuna proprio come me, che
si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io". Scuderie
del Quirinale e Palazzo Ducale di Genova presentano nel 2014, con un progetto
integrato diviso in due grandi mostre, l’opera dell’artista messicana. La
mostra romana, vuole indagare l’artista Frida Kahlo e il suo rapporto con i
movimenti culturali e artistici dell’epoca; a Genova si racconterà invece
l’altra grande influenza che si percepisce nell’arte di Frida Kahlo, quella che
viene dal suo universo privato, un universo di grande sofferenza fisica ed
emotiva, al centro del quale lei metterà sempre il marito Diego. La mostra alle
Scuderie del Quirinale è la prima retrospettiva in Italia dell’artista
messicana e propone circa 130 opere tra
dipinti e disegni. Il progetto è a cura di Helga Prignitz‐Poda, autrice del catalogo
ragionato dell'artista, ed è organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo insieme
con MondoMostre. L’esposizione documenta l'intera carriera artistica di Frida
Kahlo riunendo i capolavori assoluti dei principali nuclei collezionistici,
raccolte pubbliche e private, provenienti da Messico, Europa e Stati Uniti. Oltre
quaranta straordinari ritratti e autoritratti, tra cui il celeberrimo
Autoritratto con collana di spine del '40, mai esposto prima d’ora in Italia e
immagine della mostra, l’”Autoritratto con vestito di velluto” del ’26, dipinto
a soli 19 anni, il suo primo autoritratto, eseguito per l’amato Alejandro Gòmez
Arias con l’intenzione di riconquistarlo, dove il suo collo allungato recupera
l’estetica di Parmigianino e di Modigliani. Completa il progetto, una selezione
di disegni, tra cui lo “schizzo a matita per il dipinto Ospedale Henry Ford (o
Il letto volante)” del ‘32, il famoso “corsetto in gesso” che teneva Frida
prigioniera subito dopo l’incidente e che dipinse ancor prima di passare ai
ritratti – un pezzo unico che si credeva perduto fino a poco tempo fa, e infine
alcuni eccezionali ritratti fotografici dell'artista, in particolare quelli
realizzati da Nickolas Muray, per dieci anni amante di Frida, e tra questi
“Frida sulla panchina Bianca, New York, 1939” diventato poi una famosa
copertina della rivista Vogue. Non si
può comprendere l’opera di Frida Kahlo senza conoscere la sua vita. Magdalena
Carmen Frida Kahlo y Calderón diceva di essere nata nel 1910, mentre in realtà
era nata il 6 luglio 1907 a Coyoacán (Città del Messico). Amava considerarsi
figlia della rivoluzione messicana che iniziò nel 1910 e terminò nel 1917:
“Sono nata con una rivoluzione. Diciamolo. E’ in quel fuoco che sono nata, portata
dall’impeto della rivolta fino al momento di vedere giorno. Il giorno era
cocente. Mi ha infiammato per il resto della mia vita. Sono nata nel 1910. Era
estate. Di lì a poco Emiliano Zapata, el Gran Insurrecto, avrebbe sollevato il
sud. Ho avuto questa fortuna: il 1910 è la mia data”. Il percorso espositivo
intende presentare e approfondire la produzione artistica di Frida Kahlo nella
sua evoluzione, dagli esordi ancora debitori della Nuova Oggettività e del
Realismo magico alla riproposizione dell'arte folklorica e ancestrale, dai
riflessi del realismo americano degli anni venti e trenta alle componenti
ideologico‐politiche
ispirate dal muralismo messicano e di questi influssi la mostra vuole dare
conto. Sarà quindi possibile ammirare accanto ai lavori di Frida Kahlo, in un
unico e raro percorso espositivo, una selezione di opere degli artisti attivi
in quel periodo che hanno 'vissuto' fisicamente e artisticamente vicino a Frida
Kahlo, dal marito Diego Rivera, presente con alcune opere significative quali
ad esempio: 'Ritratto di Natasha Gelman del 1943, Nudo (Frida Kahlo) del 1930 e
Autoritratto del 1948; ad una selezione di artisti attivi in quel periodo
quali: José Clemente Orozco, José David Alfaro Siqueiros, Maria Izquierdo e
altri.
CHIARA
PASSARELLA
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