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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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393. IL CASO DIEUDONNE' di Roberto Rapaccini
Mentre si avvicina il 27 gennaio, giorno dedicato alla memoria
della Shoah, diviene di particolare attualità il noto caso del comico francese di
origine africana Dieudonné, che ha precisato
di essere ‘antisionista’ e non ‘antisemita’. Il suo vergognoso show, intitolato
‘Le mur’ (un esplicito riferimento al Muro del Pianto) prima della censura del
governo francese era in programma in 26 città transalpine. A Nantes la prima tappa del
tour. Lo spettacolo, se così può essere definito, sembra fosse caratterizzato, non solo dai soliti stereotipi antisemiti, come quello relativo
al complotto ebraico per il dominio del mondo, ma da oscenità e gravi insulti
contro la fede ebraica, come orinare su un muro metafora del Muro del Pianto di Gerusalemme. Tuttavia nell’opinione
pubblica il comico francese, in nome di una malintesa libertà di espressione, ha
trovato solidarietà in alcuni ambienti dell’estrema sinistra pro-palestinese,
in quelli di un’estrema destra cattolica, negli islamici filoiraniani. La decisione di vietare lo spettacolo non
esprime una posizione unanime dell’amministrazione transalpina. Mentre il
governo francese, attraverso il responsabile del dicastero dell’Interno, ha
considerato lo show un comizio che incoraggia l’odio razziale, il sindaco di
Nantes si era rifiutato di impedire lo spettacolo invocando il rispetto della
libertà di espressione. Dieudonné ha
anche reso famoso il gesto della quenelle, che consiste nell’allungare il
braccio destro verso il basso, mentre si appoggia la mano sinistra sulla spalla
destra con il palmo aperto e le dita tese. Al gesto viene attribuito un
significato antisemita. Dieudonné lo utilizzò per la prima volta sui manifesti
diffusi in occasione delle elezioni europee del 2009 quando presentò una lista
antisionista con Alain Soral, ex dirigente del Front National conosciuto per le
sue teorie complottiste e per le posizioni radicali contro il femminismo, gli
omosessuali e gli ebrei. All’epoca delle europee, Dieudonné disse al quotidiano
Libération di essere molto felice “all’idea di trascinare la quenelle
nel culo del sionismo e contro quelli che stanno in alto” (dal sito Lettera
43). Sicuramente la censura che ha colpito lo show ha giovato alla
popolarità del comico. Da questo punto di vista il divieto, secondo alcuni, è stato un grave errore
politico. La questione negli ambienti intellettuali francesi ha sollevato un
generale dibattito sui limiti della libertà di espressione. È tutto lecito in
democrazia? Sicuramente no. Certe parole e frasi, raccolte dalle menti
sbagliate, possono creare odio, i cui effetti sono fuori da qualsiasi
controllo. Per questo l’Antisemitismo manifesto, una ‘species’ del razzismo,
può essere molto pericoloso e va inibito anche qualora fosse solo un timido
germoglio della pianta del pregiudizio. Naturalmente è lecito pensare e dire in
privato ciò che si vuole, ma, se in mezzo alla strada qualcuno istiga all’aggressione
o peggio all’uccisione di un presunto nemico, si deve fermarlo e sanzionarlo. Forse
il problema non è che ci sono troppi razzisti, ma che sono pochi gli
antirazzisti. Per questo è necessario l’impegno di tutti per combattere i germi
dell’odio. ROBERTO RAPACCINI
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