Sono stata invitata a scrivere qualcosa in merito alle icone. Bene,
lo faccio molto volentieri, premetto però che non farò un trattato
sull’iconografia, non mi permetterei, non ne sono all’altezza, non sono una
maestra, né una che ne sa più di tanto in merito. Poi per chi vuole notizie di
ogni tipo e genere in merito alle icone e all’iconografia su internet ci sono
miriadi di siti e valanghe di informazioni. Ciò che, con l’aiuto di Dio, scriverò
sarà qualcosa di molto personale, legato a una bella esperienza che sto facendo
da qualche anno. Intanto mi presento , così diventiamo più amici. Mi chiamo
Chiara, ho 49 anni, sono sposata da 20 e ho sei figli, come mestiere faccio la
mamma casalinga a tempo pieno. Nel mio passato c’è un diploma di Conservatorio
in arpa, due anni passati in un monastero di clausura, ho provato a studiare
musicoterapia e teologia poi ho voluto lasciare tutto per dedicarmi alla
famiglia, contenta di averlo fatto, amo
molto l’arte in genere, la montagna, il silenzio ,… e mi fermo qui.
I PARTE
Veniamo al dunque. Qualche anno fa ho sentito nascere in me
l’esigenza di avvicinarmi al mondo delle icone, il perché non mi era chiaro, ma
tendo ad agire d’istinto; “Il perché verrà fuori strada facendo” mi sono detta.
Così mi sono trovata a frequentare un corso di iconografia con i maestri Laura
Renzi e Giovanni Raffa , una vera grazia. E si è aperta una via. E ora so
perché: in me profondamente un grido ,
lo sento. “Mostrami il tuo Volto, il tuo
volto io cerco Signore” Una nostalgia struggente, nostalgia di uno sguardo
d’amore che un giorno so di avere incontrato. Lui mi è venuto incontro. Il suo
sguardo si è posato su di me. E da allora il mio cuore è inquieto, non chiedo che riposare sotto quello sguardo. L’anima
cerca il suo Amato. Cerco il mio
Signore, cerco il mio Creatore. Lo spirito reso povero e imperfetto dal peccato,
è comunque creato a immagine del Padre, segnato dall’immagine del Padre; e questa immagine che ci portiamo dentro, più
dentro del dna, si manifesta come un ricordo, una nostalgia, un desiderio di
ricerca del bene, del bello, del buono, che noi tendiamo a soffocare nello
stordimento quotidiano. Ma se lasciamo
gridare il cuore, lui cerca la profonda verità del nostro essere, lui cerca,
lui vuole incontrare, vuole vedere il suo Papà, vuole renderlo visibile agli occhi del corpo per
poterlo meglio avere presente nel cuore e nella mente. E qui entra l’arte come espressione di tutto
ciò, qui sta lo strettissimo legame fra arte e spiritualità. Il nostro cuore è
spesso dis-tratto da un mondo caotico, rumoroso, “vorticoso”, e vedere un’icona
, scrivere un’icona, rende il cuore at-tratto
da ciò che lo rende vivo e dà un senso all’esistenza. Le icone sono per
me il perfetto connubio fra arte e spiritualità.
II PARTE
La tavola di legno: un legno
scelto, tagliato, lavorato ad arte, secondo canoni antichi di secoli, coperta
da un telo, come il volto Santo; poi
gessata, e infine lucidata a dovere, liscia, sta qui davanti a me. E’ una
superficie che attende …… “La culla che accoglierà il Santo, Benedetto
Egli sia, è pronta”. Queste le fondamenta su cui la mano dell’iconografo
guidata dallo Spirito Santo, dovrà rendere visibile all’occhio dell’uomo ciò
che sta silenziosamente intorno e dentro noi: l’ invisibile, ma concreta presenza di
Dio, lo sguardo che paternamente ci segue ovunque.
Preghiera
|
Il Salvatore
(Pantocrator) - Scuola di Mosca - sec.
XVI - cm 22,5x29,5 |
Insegnami, Signore, ad usare bene il tempo, che mi dai per lavorare,
e ad impiegarlo senza perderlo.
Insegnami a far tesoro degli errori passati, senza cadere nello scrupolo che
logora.
Insegnami a prevedere la stesura della mia icona senza che io mi tormenti,
ad immaginare la mia opera senza affliggermi se nasce diversamente.
Insegnami ad abbinare la rapidità con la lentezza,
la serenità col fervore, lo zelo con la pace.
Insegnami ad iniziare la mia opera perché è qui dove io mi sento più debole.
Aiutami all'apice del mio lavoro a tenere stretto il filo della mia tensione
e soprattutto colma Tu i vuoti della mia opera.
Signore, nell'opera delle mie mani lascia una Tua grazia
per parlare agli altri e un mio difetto per parlare a me stessa.
Mantieni in me la speranza della perfezione,
senza la quale io perderei coraggio.
Mantieni in me l'impotenza della perfezione,
senza la quale mi perderei nel mio orgoglio.
Purifica il mio sguardo: quello che faccio male non è certo che sia male
e quello che faccio bene non è certo che sia bene.
Signore, non farmi mai dimenticare
che qualsiasi sapere è vano eccetto dove c'e' fatica.
Ogni lavoro senza amore si sperpera e ogni amore è vano se non mi lega
a me stessa, agli altri e alle altre.
Tu, Signore, insegnami a pregare
con le mie mani, le mie braccia e tutte le mie forze.
Ricordami che l'opera mia Ti appartiene
e che sono libera di restituirtela donandola.
Se lo faccio per profitto io marcirò in autunno come un frutto dimenticato.
Se lo faccio per piacere agli altri appassirò alla sera come un fiore.
Ma se lo faccio per amore del bene, io dimorerò nel bene.
E' già il momento di realizzarla nel bene per la Tua Gloria. Amen.
III PARTE
Il tempo è giunto, il soggetto scelto. La tavola, muta, davanti a
me è pronta.Lucidata, pulita, il materiale invade il mio piccolo tavolo, lo
spazio non basta mai.Prima di dipingere l'icona:
O Divino Maestro,
fervido artefice di tutto il creato,
illumina lo sguardo del Tuo servitore,
custodisci il suo cuore,
reggi e governa la sua mano,
affinché degnamente e con perfezione
possa presentare
la Tua immagine per la gloria, la gioia e la bellezza
della Tua Santa Chiesa.
Comincio a tracciare il disegno
nelle sua linee principali, la grafia, che va curata con la massima attenzione,
se è buona la grafia c’è buona speranza che l’icona venga bene. La mano trema, le linee non sono pulite come
vorrei, bisogna quietare il cuore e la mente, immergerle nell’immagine,
umilmente accontentarsi, solo Lui è Perfetto, nell’Amore. Ora devo
scrivere il Volto,dico scrivere perché
il Verbo, la Parola, si è fatta carne, prendo un respiro, respiro piano, gli
occhi, sono quelli che tanto tempo fa ho incontrato, che mi hanno cambiato la
vita, che mi hanno dato speranza. Quanti ricordi affiorano alla mente. Silenzio,
vorrei silenzio intorno a me. Ci sono proporzioni da rispettare, la pupilla
deve essere leggermente ovale e la linea non deve toccare la palpebra, la
pupilla , darà la direzione allo
sguardo. Lo sguardo sarà il punto principale di attrazione , da lì partirà
tutto e lì tornerà tutto. Se parla lo sguardo parla l’icona. Stai attenta. Se
non va bene si rifà. Tranquilla. Il naso; la bocca, quella Santa bocca che ha
pronunciato parole che ancora oggi possiamo sentire; parole che tutti gli
uomini ammirano, amano, venerano . Chissà come era la sua voce. Nel silenzio
possiamo ancora sentirla. “Venite a me voi tutti che siete affaticati e
oppressi e io vi darò riposo”. “Io sono la Via , la Verità, la Vita”. “Se
qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la
Scrittura, fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno”. Fai
silenzio e ascolta, la Parola che nasce tienila nel cuore e nella mente, è la
Parola per te. Poi i capelli, la barba,
la veste, veste regale, come i re di Bisanzio, e le mani. Quelle mani sante,
che hanno benedetto il pane , che hanno sollevato chi era caduto, che si sono
alzate al cielo per pregare e alla fine che l’uomo ha inchiodato alla croce, e
lì sono diventate preghiera perenne per la nostra salvezza, per la mia
salvezza. Dovrei rifletterci sopra più spesso, Lui ha versato il suo sangue PER
ME. Torno con la mente a Gerusalemme, al Santo sepolcro, ma ancor più al
Calvario, dove si è innalzata la croce. E mi fermo lì, in silenzio, perché non
c’è parola che possa dire qualcosa all’Amore smisurato che ha versato sangue
per me. Il disegno è fatto, ora si passa alla doratura.
IV PARTE
Ecco l’oro, il dono dei Magi al RE dell’universo. Riempirà la
tavola, tutto intorno al disegno, luce increata, la luce che risplenderà nel
Regno dei Cieli, alla fine dei tempi. Ci vogliono almeno due giornate di lavoro.
Non entro nei particolari. Alla fine si passa al disegno, i colori,
polvere,pigmenti, pietre macinate, l’emulsione con rosso d’uovo, acqua, vino e qualche goccia di lavanda. I pennelli
in fila, stendo le prime mani, un velo trasparente, che piano piano prende
corpo e forma. La mano di colore di base è la più scura, poi le mani
successive, gli schiarimenti; saranno sempre più chiare a indicare una luce
divina che esce da dentro, per fare un esempio banale come una lampadina
coperta da dei veli, e la luce che traspare. Così dovrebbe essere di un uomo
che porta dentro di se Gesù, la Sua luce dovrebbe trasparire attraverso una
umanità che si va trasfigurando, la Luce
interiore dovrebbe illuminare lo sguardo e la vita. E io come mi sento? La luce
è così soffocata, ricoperta da strati di colori dati male e pesantemente. Mi
sento una tavola che va lavata e su cui ridisegnare da capo…so che Lui lo farà.
Ma è il volto il lavoro più impegnativo. E’ impressionante vedere questo Volto
che emerge,mano dopo mano, prima come un’ ombra
, poi lo vedi, e quella immagine,
a forza di guardarla ti entra dentro e ti dice che stà lì da sempre, a farti
compagnia , tutti i giorni; ti senti
misericordiosamente guardato, amato. E il silenzio diventa compagnia
dell’Amato. Puoi piangere. Forse la mia icona non è venuta bene, non è bella
agli occhi di tanti, è solo una confusa immagine di una realtà che mi sorpassa
e che indegnamente ho l’ardire di rappresentare, senza troppe pretese. Se il disegno
non viene fuori mi chiedo quanto sia confusa e persa dentro di me l’immagine di Lui. Scrivere un’icona diventa
una preghiera, un lavorio interiore che si riflette sulla tavola, l’esperienza
interiore viene alla luce, si riflette lì, e il cammino verso Emmaus diventa il
mio cammino. L’icona in questione l’ho regalata quindi non posso farvela
vedere. CHIARA LEMMI
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