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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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335. RECENSIONE “BURNING RUINS METAL FEST” di Sky Robertace Latini
Terni, Dom. 14 Luglio 2013 – ingresso gratuito
Location
sullo spiazzo davanti all’anfiteatro nei giardini pubblici “la Passeggiata”,
dove tutti, anche chi passava senza entrare, si accorgevano, vicinissimi, del
casino che le band e il pubblico scatenavano. L’evento è iniziato circa alle
17.30 per concludersi a mezzanotte. L’ordine di presenza:
1. Bloodtruth
Umbri
perugini con all’attivo un solo demo del 2012. Genere: Death Metal, puro e
incontaminato.
2. Steel Crow
Umbri perugini
che hanno realizzato un demo nel 2009 e un album ("Devil’s claw”) nel
2012. Genere: Power Heavy Metal.
3. Firbholg
Umbri
folignati che hanno prodotto tre lavori, l’ultimo “Ashes of war” nel 2013. Genere:
Black Epic Folk Metal
4. Zombie Scars
Toscani
di Cortona (Arezzo) che hanno registrato un demo (“Spirit”) nel 2011 e un album
(“Revenant”) nel 2012.Genere: Thrash Metal.
5. Light Silent Death
Umbri
ternani con tre lavori, il primo un demo del 2008 “20 years…of obscuration” e
il secondo un ep live “20 minutes…of obscuration”; il terzo è l’esordio con
album vero e proprio “Under the sign of cancer” del 2011. Genere:Death Thrash
gothic Metal
6.
Eyeconoclast
Romani
presenti con sei lavori dal 2003 (per primo l’EP “Cursos”) e quest’anno con
l’album “Drones of the awaking”. Genere: Death metal.
7.
The
Modern Age Slavery
Emiliani
presenti dal 2007 con il primo demo, oggi con l’album “Requiem for us all”.
Genere: Death metal
Un
festival piccolo ma costruito bene, dove la gente è venuta permettendo anche
una sufficiente dinamica atmosfera. Una atmosfera dove pogare, fare circle-pit,
headbanging e scatenamenti vari è riuscito, perché si è formato almeno un
minimo gruppo di gente metallica sotto il palco. Devo dire che non sempre è
così, ma stavolta è andata bene (e comunque all’inizio io ho iniziato da solo
col secondo gruppo). A parte due gruppi che non ho apprezzato per la proposta
musicale, il livello delle band mi è apparso buono dal punto di vista sia
tecnico che della tenuta di palco. Non mi hanno eccitato i Bloodtruth che hanno
aperto le danze, poiché piuttosto piatti e monocorde, con un cantato che non va
bene nemmeno nell’hardcore o nel punkcore. Poco mi sono piaciuti gli Eyeconoclast
sebbene ci siano anche istanti interessanti; troppo statici nelle composizioni
nonostante l’imperiosa velocità. Gli Steel crow sono quelli dove ho cominciato
a muovermi poiché il Power Heavy Metal è in automatico nelle mie corde, anche
se mi sono apparsi derivativi nel song-writing, con accordi già sentiti, tipo
Saxon. Hanno però sviluppato un buon feeling live che data l’ora non è riuscita
purtroppo a scaldare del tutto gli animi dei presenti. I Light Silent Death,
band di casa, e organizzatrice del festival, ha espresso una bella performance
con il bassista Simone Zampetti serioso ma dalle pose e dall’aspetto ben
metallico. Le tastiere sono un loro efficacissimo marchio di fabbrica che si
sono ben percepite anche in concerto, e non doveva infatti essere altrimenti.
Naturalmente della musica di tutte le band io conoscevo solo la loro e quindi
sono quelli che ho potuto seguire e godere di più. Molto potenti i Modern Age
Slavery che hanno chiuso la kermesse con forte violenza grazie ad un Death
Metal massiccio ma che non disdegna cambi di ritmo e rallentamenti perfetti per
fare headbanging. Il cantante sarò stato pure un loro fresco e nuovo acquisto,
ma ha saputo imporsi sulla gente ben contenta di farsi incitare. Ho tenuto per
ultimi due piacevoli sorprese. Tra quelli che hanno partecipato a questa
iniziativa, ci sono tre gruppi meno omologabili e quindi maggiormente
personali, con un pizzico di originalità che li alza di valore, uno è quello dei
Light Silent Death che reputo particolari rispetto al mercato, però li
conoscevo già. E’ stato invece molto gustoso trovarmi davanti a due proposte
diverse quali sono i Firbholg e gli Zombie Scars. Rispetto al Black Metal io
prediligo il Death, ma stavolta è l’inverso poiché i Firbholg hanno creato una
atmosfera davvero intrigante, dove anche chiudendo gli occhi si percepiva una
certa magia; in realtà non si tratta di puro Black, considerando una certa
epicità e qualche sprazzo folk. Ad ogni modo il suono pulito delle chitarre, per
quanto energetico, il martellamento ridondante del bassista “Wolmos” e il
cantato scream (che preferisco al growl) hanno realizzato una situazione sonora
di ampio respiro. Certo l’ottimo singer “Sir Woluk” pecca di faccia poco Black,
proprio una faccia da folignate (battuta che mi è venuta spontanea lì per lì
quando ho parlato con mio fratello), e inoltre un po’ più di dinamismo on stage
ci vorrebbe, ma certo il tipo di musica non è proprio il più adatto in tal
senso. Superlativi gli Zombie Scars, mezzi matti e dal gran cuore live. Una
musica Thrash venata di ironia e con musicisti che fanno di tutto per far
reagire il pubblico; si vede che si divertono e tra il cantante e il
chitarrista barbuto fanno a gara a chi si sprona di più. Il bassista Daniele
Petri sembrava una specie di Ozzy Osbourne con un look poco thrash e vagamente
glam, che però si è imposto come immagine. Con questa band, musica e immagine
live si sono fusi in modo vincente, e se dovessi dare un ipotetico premio della
festa, lo darei a loro classificandoli primi. All’inizio di questa recensione
ho fatto la lista delle band in ordine di comparizione sul palco; ora scrivo
invece la mia classifica di gradimento:
1.
Zombie
Scars
2.
Firbholg
3.
Light
Silent Death
4.
Modern
Age Slavery
5.
Steel
Crow
6.
Eyeconoclast
7.
Bloodtruth
Questa
edizione, spero la prima di una lunga serie, del “Burning Ruins” è riuscita
bene, ma certo è stata gratis. Eppure, anche quando gratuita, non sempre la
partecipazione è del pubblico è all’altezza come in questo caso, sia per numero
che per reattività. Forse per la prossima volta riuscire a portare anche un
gruppo straniero darebbe una maggiore visibilità. Bene invece aver portato un
combo con alle spalle una certa voluminosa carriera di vari anni come gli
Eyeconoclast. Magari aggiungere maggiore varietà di generi (qui erano tre le
band Death) con un gruppo magari Hard Rock vintage, ma su questo argomento va
considerata la realtà ternana che, forse per la presenza di una cultura
industriale (vedi acciaieria o polo chimico), ha musicisti e fan che spingono
con forza verso il Death; il Black; l’Industrial/Techno Thrash e l’Alternative
Metal.
Sicuramente
un plauso all’organizzazione per il punto di ristoro, palco e amplificazione.
Piccola ma ben messa la presenza del merchandising, lavori in pelle e magliette
comprese. Chissà se in futuro questo
lato possa svilupparsi ulteriormente così da valorizzare le piccole realtà
locali? Gli eventi passati del DAYS SHOCKING GROUND METAL FEST nella zona
ternana, fatti prima ai Campacci di Marmore e poi in quel di Narni, ma in mezzo
alla campagna, non ebbero una riuscita adeguata ad un minimo di aspettative, ma
forse anche per la durata dei due giorni. Non credo che il fallimento fosse
dovuto all’ingresso a pagamento che comunque era poca cosa. Farla dentro Terni
ha un senso maggiore se diventa un evento cittadino fisso ben visibile. In
questo caso è stato visibile persino a chi non entrava….buffo notare i
vecchietti e le mamme, con il bebè in carrozzina, stupefatti davanti a ciò che
si parava loro davanti: metallari neri e borchiati che si dimenavano come
indemoniati e urla raccapriccianti accompagnate da mura sonore forsennate. E’venuta
anche la mia nipotina metallara quindicenne, fan dei Motorhead più che di Death
Metal, perché alla fine si è trattato di una bella festicciola divertente (ma
lei va a più concerti di me). Io non sono morto ma prima o poi succederà, penso
che la mia passione musicale che in me diventa sempre corporea, mi brucerà; ma
sapete? Se devo morire pogando lo farò! Sky
Robertace Latini
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