Quando Pablo Picasso vide i dipinti di animali e di simboli
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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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326. L'ARTE NEL DNA da un'Americana a Venezia
Quando Pablo Picasso vide i dipinti di animali e di simboli
dentro la Grotta di Lascaux
in Francia, disse, "Non abbiamo imparato nulla." Forse quest'osservazione era il suo modo per
esprimere il potere e l'eleganza di quell'arte risalente a circa 17,000 prima. All'inizio del Paleolitico Superiore, circa
45,000 anni fa, è arrivato un momento clou nella storia della nostra
specie: "l'Esplosione
creativa." Incisa nella roccia e poi
decorata, o semplicemente dipinta, l'arte nacque senza l'aiuto di attrezzi di metallo. Invece, l'Homo Sapiens creò con selce, ossa, pelle,
e legno, e con colori naturali derivati dal carbone, le ocre, il manganese e
gli ossidi di ferro, fissati sulla roccia con il grasso. Gli esperti discutono sulla questione di quale
sito mondiale vanti l'arte dell'Homo Sapiens più remota, anche se è ipotizzabile
che qualche opera ancora esistente sia stata eseguita dall'uomo di Neanderthal,
non ancora Homo Sapiens. L'India crede
di avere nel suo territorio l'arte rupestre originale, ma non è provata. Anche la Namibia la potrebbe avere. Forse proviene dal sito del Lago Baikal in
Siberia dove sono state trovate delle statuette femminili. Anche l'Australia contende il primato, con dipinti
di più di 50,000 anni. Fra i tesori australiani
c'è la "cappella sistina dell'arte preistorica" nel Territorio del
Nord. Si trovano splendidi esempi più
recenti nelle grotte dell'Europa, da 16,000 a 40,800 anni di età. E' famosa l'arte parietale di Francia e Spagna,
specialmente quella a Lascaux, Chauvet, Cosquer, Pech-Merle e Altamira. Molto interessante è il fatto che gli artisti
da luogo a luogo hanno utilizzato gli stessi simboli, senza averli potuto
condividere. Tali simboli sono apparsi
più o meno simultaneamente, da continente in continente: il cerchio con il puntino centrale, la croce,
il bastoncino, la linea e il punto, il segno a "V", il dardo, il
triangolo, il quadrato, il segno fallico, il segno vulvare (chiaro simbolo di
vita), la mano, la serie di linee parallele, la serie di punti, i rombi, ed
altri ancora. Anche l'oggetto animale è
presente a livello universale; le specie variano da zona a zona. A differenza dell'uomo Neanderthal, la
sopravvivenza era assicurata al Homo sapiens principalmente attraverso la
caccia in gruppo, aprendo alla simbiosi degli spiriti fra essere umano e
animale. Più cacciatore era il popolo,
più veniva esaltato l'animale nell'arte e meno presente era la figura dell'uomo. Di converso, più variava
"l'economia" del clan, più presente la figura dell'uomo e più piccole
le rappresentazioni dell'animale. L'animale
nell'arte dei cacciatori preistorici può apparire a grandezza naturale o fino a
due metri di altezza. Dove si vede in
Europa l'uro (bue estinto), il bisonte e il cavallo, in Africa predominano la
giraffa e l'elefante. Si vede molti altri
animali nell'arte preistorica, inclusi il rinocerante, il leone, l'alce, il
cervo, il toro, il felino, il gufo, e la lepre.
Alla fine del Paleolitico, nelle regioni Euro-Asiatiche, c'è stato un
rapido cambiamento climatico, uno di quattro o cinque simili sconvolgimenti nella
storia della Terra. Questo fenomeno comportò
lo scioglimento dei ghiacci artici. Il
livello marino si è alzato di circa 120 metri.
Dove oggi troviamo la laguna veneta, per esempio, c'era un'enorme
pianura, luogo ideale per i clan di cacciatori ed i branchi di quadrupedi. Dopo il cataclisma, si è formata la parte settentrionale
del mare Adratico. I gruppi umani che
non sono stati uccisi da questo "diluvio universale" nelle regioni
Euro-Asiatiche hanno dovuto cambiare stile di vita. Non si dipendevano più dal bisonte e
dall'uro, e nemmeno dal clan. Le fantastiche
grotte del Paleolitico in Europa, nonostante il loro vecchio scopo--arte per
arte, totemismo, magia propiziatoria, sciamanismo--non avevano più utilizzo. Il rapporto con l'animale e con lo stesso ambiente
cambiava. Però, l'Homo sapiens non ha
mai smesso di creare. Dal Neolitico in
poi, cominciando dall'impatto visivo delle vecchie grotte dei clan di cacciatori
di Europa, ai corridoi dei grandi musei del mondo, e arrivando persino ai
graffiti sulle superfici delle nostre città, ormai coperte di messaggi con e senza
senso ai più, capiamo che comunicare attraverso il veicolo dell'arte visiva è intrinseco
all'essere umano. UN’AMERICANA A VENEZIA
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