Quando Pablo Picasso vide i dipinti di animali e di simboli

variano da zona a zona. A differenza dell'uomo Neanderthal, la
sopravvivenza era assicurata al Homo sapiens principalmente attraverso la
caccia in gruppo, aprendo alla simbiosi degli spiriti fra essere umano e
animale. Più cacciatore era il popolo,
più veniva esaltato l'animale nell'arte e meno presente era la figura dell'uomo. Di converso, più variava
"l'economia" del clan, più presente la figura dell'uomo e più piccole
le rappresentazioni dell'animale. L'animale
nell'arte dei cacciatori preistorici può apparire a grandezza naturale o fino a
due metri di altezza. Dove si vede in
Europa l'uro (bue estinto), il bisonte e il cavallo, in Africa predominano la
giraffa e l'elefante. Si vede molti altri
animali nell'arte preistorica, inclusi il rinocerante, il leone, l'alce, il
cervo, il toro, il felino, il gufo, e la lepre.
Alla fine del Paleolitico, nelle regioni Euro-Asiatiche, c'è stato un
rapido cambiamento climatico, uno di quattro o cinque simili sconvolgimenti nella
storia della Terra. Questo fenomeno comportò
lo scioglimento dei ghiacci artici. Il
livello marino si è alzato di circa 120 metri.
Dove oggi troviamo la laguna veneta, per esempio, c'era un'enorme
pianura, luogo ideale per i clan di cacciatori ed i branchi di quadrupedi. Dopo il cataclisma, si è formata la parte settentrionale
del mare Adratico. I gruppi umani che
non sono stati uccisi da questo "diluvio universale" nelle regioni
Euro-Asiatiche hanno dovuto cambiare stile di vita. Non si dipendevano più dal bisonte e
dall'uro, e nemmeno dal clan. Le fantastiche
grotte del Paleolitico in Europa, nonostante il loro vecchio scopo--arte per
arte, totemismo, magia propiziatoria, sciamanismo--non avevano più utilizzo. Il rapporto con l'animale e con lo stesso ambiente
cambiava. Però, l'Homo sapiens non ha
mai smesso di creare. Dal Neolitico in
poi, cominciando dall'impatto visivo delle vecchie grotte dei clan di cacciatori
di Europa, ai corridoi dei grandi musei del mondo, e arrivando persino ai
graffiti sulle superfici delle nostre città, ormai coperte di messaggi con e senza
senso ai più, capiamo che comunicare attraverso il veicolo dell'arte visiva è intrinseco
all'essere umano. UN’AMERICANA A VENEZIA
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