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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO:QUANDO LA BANDA PASSAVA...
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312. “NEWMANITY” Subliminal Crusher (Italia-TERNI) - 2013 di Sky Robertace Latini




E’ un lavoro che d’istinto vedo diviso in tre parti: la prima  più immediata (i primi sei brani), la seconda più elaborata (4 brani), e la terza che oscilla fra le due caratteristiche (due brani); quindi il disco accorpa le sue umoralità senza mescolarle. In realtà il carattere compositivo è sempre lo stesso, e vive però in crescendo nell’album rendendosi molto più che semplice sfogo. “NEWMANITY” è uno dei pezzi che sta nella parte iniziale dell’opera, che ho valutato più corporea, quella dal carattere immediato e istintivo. Gioca bene il cambio di riff  tra l’inizio e la parte successiva. L’assolo di chitarra, molto conciso, è diviso anch’esso in due parti, la prima meno virulenta, la seconda più d’attacco. “THE PLAGUE” inizia la fase più pensata del disco. Maggiori cambi di ritmo e maggiore intensità emotiva, e aumentando anche il pathos si dona un che di epico. “THE BACKSTABBER” parte veloce, ed è proprio la ritmica a deciderne forza e incisività. Il riffing infatti non è particolarmente caratteristico. Eppure l’insieme è ottimo, con un ritornello che, tra virgolette, può essere considerato orecchiabile (per gli standard dei Subliminal), nel senso di più morbido rispetto al contesto, ma permane quell’aurea corrosiva che la band sottolinea continuamente. Cambi di ritmo e parti diverse tra loro ne fanno uno dei pezzi migliori. “RELEASE THE UNSAVED” è molto molto dentro i canoni del Thrash tradizionale usando anche la voce in meno roco, ma riesce a non apparire vintage anche se ci vedo un sano accostamento ai Metallica in alcuni passaggi, soprattutto nello pseudoritornello (“Sharpen  yor knife,….release the unsaved”). “I AM THE ONE” è il lato più scuro, se possibile, del lavoro. Quasi  si cerca la melodia nel ritornello pur mostrando esplicita dissonanza, efficace e d’effetto. Si sfiora il Black Metal sul finale. “LOCKED IN” è il primo di due brani lineari che però risultano meno semplici di quelli dell’inizio album. Questo è un pezzo piuttosto dinamico dove il groove è in primo piano, in una strutturazione abbastanza classica Thrash Metal. E’ la song che mi piace di più di questo lavoro. Me la immagino live e già pregusto lo scatenamento. Soprattutto c’è il migliore assolo dell’album, perfettamente di valore in sé stesso. “CAN’T FALL” mi sembra la song più cattiva di un disco già di per se cattivissimo. Tale effetto è raggiunto soprattutto dalla tipicizzazione vocale del singer Steph che riesce ad essere fortemente e cupo. Fin qui il meglio. Quelli che considero minori fanno però bella mostra di sé nell’essenza dell’opera, senza annoiare mai e lasciando sempre il segno: “One man disorder” è l’impatto con cui si apre l’album. Il bel groove intrigante è spento da una linea cantata solo parzialmente riuscita. In mezzo, il momento con l’assolo risulta evocativo. Ma rimane comunque un pezzo che non starebbe male in concerto. “Three steps to slay” è il pezzo più punk-core del lavoro. Velocità e cantato urlato che dove rallenta perde un pò di smalto. Il finale è piacevolmente oscuro e decadente. “Useless people” utilizza anch’esso il senso claustrofobico del punk-core misto a DeathMetal anche se una tastiera di fondo cerca un minimo di ampiezza in un ritornello quasi metal-core. L’assolo apre una visione leggermente più chiara rispetto al senso fin qui claustrofobico, terminando il brano. “Blurred” presenta un iniziale chiosa acustica, attenzione è un bluff, subito l’urlo corrosivo chiarisce l’ambientazione che è sulfurea; il cantato appare leggermente più pulito. Si, la violenza è mitigata, ma è assolutamente assente la dolcezza. Possiamo vederci un minimo di Grunge? Si ma senza esserne la chiave di lettura del brano. Se si cerca la ballata, questo è il massimo che la band può offrire. “Meat cleaver” è uno dei brani più strettamente Thrash anni ’80, e forse anche il più avvicinabile al primo album della band. Forse per questo un po’ meno originale, ma senza difetti stilistici. Uno stile assolutamente Thrash Metal che si ammanta di molto Punk-core, quello urlato e sussultato. Possiamo trovare altre sonorità tra il Death, il Black ma il Thrash rimane la linea seguita. Assolutamente un album (il terzo della loro discografia) riuscito, dove la potenza è coniugata continuamente con la furia cattiva. Dopo solo due ascolti si è già dentro il suo magma elettrico, e si riesce a vivere il feeling appieno. Rispetto al disco del 2011, “Evilution”, sia valutandolo di testa con l’analisi della struttura che di cuore lasciandosi andare, mi sembra leggermente migliore questo nonostante siano assimilabili sia nello stile che concettualmente. “Newmanity risulta più compatto, ma forse anche più ricercato nelle linee vocali. Se in alcuni frangenti quell’album aveva dei pezzi dal riffing molto intrigante, qui è meglio caratterizzato il song-writing e rimane stampato in testa con maggior incisività. Peccato aver tirato il freno a mano per ciò che concerne gli assoli, eppure quando presenti fanno vedere la capacità tecnica e l’intuito compositivo dei musicisti, che quindi sarebbero in grado di offrire di più. La voce è cresciuta rispetto all’altra prova, la rabbia è ben espressa con l’aver cura di imprimere forza ed essendo lei più estrema dell’arrangiamento strumentale stesso, donando sempre brutalità, ma spesso con un certo spessore che va oltre i semplici gutturalismi, anzi, nelle urla e nell’imprimere tono si percepisce grande sensibilità; il growl è vicino, ma solo sfiorato. Io comunque rimango legato al loro primo full-lenght “Antithesis” del 2005 che non riesco a vedere come minore rispetto ai due successivi, anche se si sente che il suono è meno moderno. Si può parlare di un gruppo che mai ha sfornato composizioni mediocri. Concludendo è chiaro che l’opera non aggiunge nulla al genere suonato dal punto di vista della novità stilistica, ma apporta comunque la personale interpretazione in tale contesto come si era già evidenziato col lavoro precedente, creando nuove belle song senza essere una evoluzione, ma più che altro una conferma di ciò che avevano espresso in passato. A Terni forse oggi rappresentano la realtà più avanzata  (anche dal punto di vista della produzione tecnica) realizzando un album che non sfigura coi dischi delle band di più alto blasone. Sky Robertace Latini

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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

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