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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO:QUANDO LA BANDA PASSAVA...
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95. CONSIDERAZIONI SULL’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL’ESSERE (Kundera M.) di Roberto Rapaccini.

Qualche sera fa ho visto sul canale TV ‘CULT’ (piattaforma Sky) il film di Kaufman (1988) ‘L’insostenibile leggerezza dell’essere’, tratto dall’omonimo romanzo (1984) di Milan Kundera, e ambientato nel 1968 a Praga, durante la cosiddetta ‘Primavera’, interrotta dall'invasione sovietica. Ho ripensato a questa mia lettura giovanile che mi deluse un po’; forse il titolo, così suggestivo, aveva creato in me eccessive aspettative. Peraltro in quel tempo l’acuto giornalista Roberto D’Agostino fece di questo titolo insieme a ‘l’edonismo reaganiano’ due frasi - tormentone da un indubbio quanto incomprensibile fascino. Rivedere il film è stato per me ripensare al romanzo e rivalutarlo. Per chi non conoscesse la storia, il libro e quindi il film narrano le vicende di quattro personaggi: Tomas, un affermato chirurgo che è anche un inguaribile donnaiolo; Tereza, una fotografa, che riesce a sposare Tomas, ma sarà per tutta la vita tormentata dalla gelosia; Sabina, una pittrice, uno spirito libero e disinvolto, torbidamente innamorata del protagonista (Tomas); tuttavia Sabine incontrerà e stabilirà un rapporto con Franz, un professore universitario che si invaghirà follemente di lei ma sarà abbandonato da Sabina stessa, stanca di fingere. Il tutto, come detto, si svolge sullo sfondo della ‘Primavera di Praga’: Tomas, critico nei confronti del Partito Comunista Cecoslovacco, che favorì l’intervento russo, scrive un articolo su un giornale della dissidenza e sarà costretto a trasferirsi  a Ginevra. Perché la vita è insostenibilmente leggera? Dalle vicende dei personaggi emerge che essi in concreto sono incapaci di operare scelte o, se le operano, sono irrilevanti; impossibile rintracciare il senso della vita: gli uomini  sono sempre condizionati da eventi esterni e si muovono sullo scenario della loro vita come delle marionette. Peraltro la vita non riesce a guidarli alla felicità ma esalta le loro insoddisfazioni: o non si riesce a vivere con pienezza l’amore (Tomas, pur innamorato di Tereza, è ‘vittima’ della propria irrefrenabile attrazione per le donne e quindi è succube dei propri tradimenti, mentre Sabine, pur avendo trovato un piacevole compagno, non riesce a liberarsi dalla passione per Tomas) o l’amore non può dispiegare le sue potenzialità perché i rispettivi partner sono a loro volta impotenti a reagire a loro condizionamenti (Tereza è vittima di una giustificata gelosia, mentre Franz, innamoratissimo di Sabina, non riuscirà a conquistarla perché l’anima di Sabina è di Tomas). Vi è anche un personaggio positivamente diverso, un paziente di Tomas (un uomo semplice, un contadino di sani principi), che diviene il suo più caro amico; tuttavia, la sua insistenza a fin di bene (su suo invito Tomas e Tereza si fermeranno in un luogo ameno rimandando al giorno successivo il ritorno a casa) sarà paradossalmente il presupposto della tragica morte della coppia (un incidente stradale causato dal maltempo particolarmente veemente in quel giorno): non siamo padroni nemmeno degli esiti delle nostre buone intenzioni! I due coniugi (Tomas e Tereza) erano tornati in Cecoslovacchia ma erano stati costretti dal regime a rinunciare  alle loro professioni e a vivere anch’essi come semplici contadini. Un’ultima considerazione. Un personaggio, mi sembra  Sabina, dirà a se stesso  che l’arte sopravvive dove il mondo si è distratto: lo spirito creativo, che fa dell’uomo un  ‘faber’,  può affermarsi solo quando il destino allenta le maglie che scandiscono il nostro cammino, che percorriamo nella falsa convinzione di essere artefici della nostra esistenza. Insomma, la vita è di una leggerezza insostenibile perché l’uomo, incapace di affermare le proprie scelte, è un impotente spettatore della propria esistenza. Come dicevano i giuristi latini ‘non agit sed agitur’ (non agisce ma è costretto). Ho terminato le mie riflessioni concludendo che il libro non mi era piaciuto particolarmente perché, quando l’ho letto in gioventù, non avevo ancora l’età per comprenderlo.
ROBERTO RAPACCINI.

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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)