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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

LA FOTO DELLA SETTIMANA  a cura di NICOLA D'ALESSIO
LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO:QUANDO LA BANDA PASSAVA...
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59. CARAMEL di Roberto Latini

Opera libanese in cui Labaki è sia regista che attrice. Scusate il terribile paragone, ma fisicamente la regista ha un che di Sabrina Salerno (oddio! Il solo nominarla fa un pessimo effetto…anche per il tipo di musica orrendo che cantava).  Ciò che mi ha dato la pellicola, è il gusto poetico delle espressioni e delle situazioni. Il ritmo non veloce, il soffermarsi anche eccessivo sui visi, le battute allegre miste a quelle nervose e irose, la naturalezza fisica dei luoghi quotidiani, tutto descrive la solitudine dei personaggi. Anche gli uomini, poco presenti come attori (anche se molto come presenze incombenti nelle menti), in quel poco, sono soli (il vigile, il fidanzato che si arrabbia col militare, l’anziano che si fa fare il vestito). L’amicizia è una presenza insufficiente nel cuore, anche se c’è. Ma sono gli eventi a porre rimedio, è l’esperienza a far cambiare le cose. Quando Layale conosce la famiglia dell’amante, piange, e lo spettatore non sa perché piange: ha capito l’inutilità della sua storia? Ha capito che non deve essere rotto un matrimonio in cui lei non ha diritti? Si sente sconfitta? Non lo sappiamo, ma sappiamo già che è il momento finale del suo dramma, sappiamo già che il vigile sarà nel suo futuro (e lo colleghiamo a quella lettura magica fatta dai parenti in cucina). Così non sappiamo cosa davvero frulla nella mente delle due donne (Rima e la mora che poi si farà tagliare i lunghi e neri capelli), anche se immaginiamo che possa nascere una storia fra loro. Non sono i pensieri a cambiare la vita, ma ciò che avviene. Altra cosa interessante, è stato per me vedere atteggiamenti orientali (canti, mosse, indumenti) in comportamenti occidentali. Il Libano traspare in piccole cose e anche la tensione sociale in qualche modo si denota da quelle stesse piccole cose (il militare invadente). E la storia probabilmente proprio questo voleva fare, una operazione di critica, ma basata sul dialogo, non sulla provocazione. La ricerca individuale della propria libertà e realizzazione attraverso i rapporti uomo-donna, in cui la donna è protagonista, non personaggio secondario al maschio, è costruita mettendo la donna in un piano di percezione che la rende persona in movimento, e non passiva esecutrice di regole. Non ci sono valutazioni esplicite di valore sugli eventi, le valutazioni sono implicite; che essere amante non sia un bene viene fuori in automatico, dalla esperienza di Layla; che la stupidità sia un male, viene fuori dal semplice sistemare ogni cosa con un interventino (la nuova verginità di Nisrine) come se il male vero non fosse l’insincerità tra fidanzati, cosa che prende in giro, secondo me, la mentalità maschilista. E che cercare con i provini la propria realizzazione non è la risposta esistenziale, viene fuori dal nervosismo di Jamale (anche qui non spiegato dalla storia, ma che viene in superficie al lettore in automatico). Concludendo, io ho vissuto questa storia con un doppio sguardo: uno a scoprire la mentalità femminile di un’altra cultura (ho sempre cercato autori femminili, anche di libri, per capire il loro modo di vedere), e uno più ampio contenuto nel messaggio artistico reale, che è l’invito a leggere il significato dei fatti nella storia di ognuno di noi. Del resto i valori espressi sono comuni anche al mondo occidentale, ed è per questo che il film è stato apprezzato in tutto il mondo.

COLONNA SONORA di Khaled Mouznar
Musica pregna di dolorosa dolcezza. Solo in alcuni tratti viene fuori l’anima mediorientale del compositore, riuscendo egli invece in una costruzione sonora che ha  respiro internazionale. Cristina Giacometti ha scritto che il film è delicato ed originale con una colonna sonora bella e mai invadente…concordo. In effetti la musica è di livello, ma il fatto che non sia invadente, non significa che sia in secondo piano. Anzi, talvolta le voci vanno in sottofondo rispetto alle note musicali (per esempio quando i familiari parlano con Layale guardando il suo futuro nella tazza). Penso inoltre che la colonna sonora, in questo film, risulti fondamentale, infatti è stata intrecciata con le immagini in modo da sottolineare con forza i passaggi e le situazioni poetiche o di sofferenza.
“REVELATION MINEURES” è triste ma molto dolce. Archi che fluiscono sopra una specie di mandolino che fa loro eco, in un valzer dal tocco soffuso che tende ad un lieve carattere di oscurità.
“SHAMPOOING REVELATEUR 1 e 2”: il primo è un breve momento di tensione struggente, creato da violini acuti e laceranti. Il secondo mette i violini in secondo piano, mentre è il pianoforte a stemperare il dolore teso degli stessi.
“CICATRICES” non contiene altro che dolcezza, rinfrescata da una chitarra che col suo ritmo supporta i violini.
“MREYTE YA MREYTE” conclude la colonna sonora con una voce femminile gentile che però appare decisa e forte nella sua interpretazione, terminando poi con vocalizzi d’accompagnamento finale orientaleggiante. Brano soft in linea con tutta l’opera. E’ la malinconia che nel film accompagna l’immagine di due donne anziane mano nella mano che camminano allontanandosi dalla cinepresa.Pur legati alle situazioni dell’opera filmica, quasi tutti i pezzi possiedono dignità propria; possono essere ascoltati slegati dal contesto.

ROBERTO LATINI


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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)