Il 18 febbraio si è conclusa l’interessante rassegna “San Valentino Jazz”, organizzata presso il Caffè Randez-vous di Terni, con un’esibizione del poliedrico musicista Antonello Salis, fisarmonicista e pianista, che ha suonato insieme ad Antonio Jasevoli, chitarrista. Mentre ascoltavo con grande piacere il concerto del duo, la geniale e complessa originalità del rapporto fra Antonello Salis e gli strumenti o, meglio, i mezzi musicali, dai quali riusciva ad estrapolare tutte le potenzialità espressive, mi ha fatto riflettere su una possibile definizione della musica “Jazz”, ovvero su cosa differenzia questo genere musicale dagli altri. Questa speculazione è oziosa, in quanto un brano e la musica in genere valgono di per sé, a prescindere dalla loro collocazione sistematica. Tuttavia inserire un brano all’interno di una specifica categoria può essere un contributo alla comprensione del linguaggio del brano stesso. Chiarire cosa sia il Jazz è molto difficile. Innanzi tutto negli ultimi decenni il jazz ha subito una vertiginosa evoluzione, ramificandosi in ulteriori sottogeneri, le cui caratteristiche sono molto differenti tra loro. Anche il Jazz dei primi decenni non aveva una definita individualità, ma tendeva a sconfinare in altri generi, come il blues, di cui infatti il Jazz può considerarsi una derivazione. In proposito, Alessandro Baricco osserva che quando non sai di che si tratta, vuol dire che stai ascoltando il Jazz. La frase è anche contenuta nel film di Salvatores “La leggenda del pianista sull’oceano”. Le performances di Antonello Salis inducono a ritenere che una grande differenza fra il Jazz e gli altri generi musicali, in particolare la musica classica, consista nel rapporto fra esecutore e strumento. Nella musica classica lo strumento è un antagonista, quasi un nemico: il primo obiettivo dell’esecutore è la riproduzione del brano nella maniera possibilmente più aderente e fedele alla volontà dell’autore del brano stesso. Naturalmente resta uno spazio per l’interpretazione: nel pieno rispetto dello spartito musicale si possono introdurre alcune piccole ma significative varianti che differenziano le varie esecuzioni. Queste varianti, come già precisato, devono essere pienamente rispettose dello spartito. Per questo l’abilità dell’esecutore, al fine di realizzare una perfetta e personale esecuzione, si deve misurare con le difficoltà tecniche che lo strumento impone nella sua utilizzazione. Al contrario nella musica Jazz lo strumento è un amico, in quanto sembra costituire un prolungamento delle possibilità espressive dell’uomo mettendo a disposizione tutte le sue potenzialità. L’utilizzazione dello strumento assume una valenza creativa, perché non limita ma contribuisce a facilitare l’esternazione dell’anima dell’artista. Ogni esibizione è un evento unico. Nonostante l’esecutore “jazz” sia meno vincolato allo spartito (che spesso non c’è), ma sia particolarmente impegnato a sfruttare e valorizzare le potenzialità dello strumento, anche attraverso una sua utilizzazione non convenzionale o addirittura impropria, come fa talvolta Antonello Salis, che si avvale anche di oggetti di uso quotidiano, l’abilità tecnica ha anche in questo ambito una grande importanza. Tuttavia l’abilità tecnica nel Jazz assume un diverso scopo: mentre nella musica classica essa è finalizzata alla “perfezione oggettiva”, ovvero ad una piena rispondenza fra spartito e prodotto finale, nel Jazz invece è propedeutica alla “perfezione soggettiva”, e cioè ad una piena esternazione dell’anima dell’artista-esecutore (al contrario, nella musica classica questa esternazione trova un limite nella totale fedeltà alla partitura). Queste considerazioni mi sono sembrate pertinenti alla sorprendente ed esaltante esibizione di Antonello Salis. Da quel magma di suoni, realizzato utilizzando il pianoforte e la fisarmonica con grande abilità estraendone anche sonorità improprie che si fondevano con la “voce” di oggetti presi in prestito dalla realtà quotidiana (pentole, coperchi, scatole di latta, etc.), emergeva a tratti una flebile quanto incisiva melodia. Queste armonie mi facevano pensare a lontane reminiscenze che affiorano nell’anima. La musica di Antonello Salis è espressione diretta e non mediata della sua anima; questa caratteristica è un decisivo contributo alla comprensione della vera e distintiva essenza del Jazz. Roberto Rapaccini
1 commento:
Anche la scultura puo essere classica,jazz,...
Posta un commento