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Le opinioni e i giudizi espressi nei commenti sono esclusivamente riferibili all'autore del commento stesso. In ogni caso non sono ammesse frasi diffamatorie, offensive o ingiuriose.
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WEBMASTER: Roberto RAPACCINI
A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.
(Carl Gustav Jung)
6 commenti:
Oltre alla struttura, bello e coinvolgente per i contenuti.
Avrei bisogno di riflettere su questo aspetto nell'evoluzione dell'arte. Quanto ritieni sulla laicizzazione della creazione artistica, testimonia che l'uomo in sostanza è più libero, anche se abbastanza sofferente.
I miei complimenti a Roberto,
affettuosamente AF
Scritto da : Alberto Frasher
DALL'AUTORE DEL BLOG
Alberto
Caro Alberto,
l'apprezzamento del Blog da parte di una persona del tuo livello culturale e della tua sensibilità, mi fa particolarmente piacere.
Credo anch'io che l'uomo moderno sia più solo e sofferente per la mancanza o la difficoltà ad individuare in Dio, o più in generale nella trascendenza, un punto di riferimento.
L'arte riflette questa condizione. Infatti l'arte pre-moderna è un'arte "ascensionale", verticale, in quanto l'uomo si relaziona continuamente con il "Cielo"; non a caso gli spazi artistici sono soprattutto le volte delle chiese che, come noto, rappresentano il Cielo stesso.
L'arte moderna invece è un'arte "orizzontale" nella quale l'uomo ripensa se stesso, è solo e senza punti di riferimento in una realtà metafisica.
Scritto da : rapacro
Io penso che il sentimento del sacro appartenga molto alle possibilità del fruitore dell'opera d'arte. Oggi il visitatore trova maggior empatia con le installazioni contemporanee di arte povera che con le raffigurazioni religiose della storia del passato, figuriamoci con quelle rappresentazioni desuete e prive di ogni personalità distribuite nella maggior parte di chiese moderne.
Uno degli argomenti che mi sembra piu'decisivo per un'eventuale "resurrezione" d'un arte religiosa e' il recupero dell'elemento simbolico, un tempo alla base non solo di molte figurazioni religiose, ma anche di quasi tutti gli esempi di un'architettura sacra. L'arte sacra (sia cristiana che di altre religioni) ha sempre utilizzato un vasto spettro di elementi metaforici e traslati - dalla croce al "triangolo" con l'occhio divino, dalla "vescica piscis" all'agnello, dal pellicano alla numerazione occulta basata sul tre (Trinita'), sull'otto (battesimo), sul 12 (apostoli) e via dicendo. Tutti emblemi che hanno sempre inciso profondamente sul pathos dei fedeli, e probabilmente anche degli "infedeli".
Scritto da : Ugo Antinori
DALL'AUTORE DEL BLOG
Ugo
Caro Ugo,
è molto interessante quello che scrivi.
Il valore simbolico degli eventi o di ogni loro componente è un suggestivo strumento per codificare in sintesi la realtà. La spiritualità delle religione spesso ricorre a questo linguaggio simbolico per una lettura razionale del mistero.
Scritto da : rapacro
L'arte, come anche un paesaggio di montagna, ci coinvolge, ci dà gioia, ci fa sperimentare il nostro limite, ma anche la tensione verso l'infinito, verso lo spirito. Il legame tra arte e spiritualità che è in noi, ci mette in relazione con quanti avvertono - consciamente o anche inconsciamente - il mistero della vita al di là della banalità del quotidiano. Alvaro e Clara
Scritto da : alvaro
La laicizzazione riguarda tutta la società e, dunque, anche l'arte che é un fenomeno sociale. L'artista che non é una monade isolata, trasmette nella sua opera tutti i suoi "sentimenti", le pulsioni del suo vivere quotidiano, le influenze che riceve dal mondo esterno.
Se é vero che l'arte che non fa ricorso all'iconografia religiosa é certamente, come dire, maggioritaria, é anche vero che non é il ricorso all'iconografia che rende un'opera sacra. C'é tanta sacralità o sentimento religioso in molte manifestazioni artistiche che non fanno ricorso all'iconografia cristiana, cosi' come c'é tanta "dissacrazione" in molte tele rinascimentali che fanno ricorso all'iconografia cristiana.
Antonio
Scritto da : antonio miceli
DALL'AUTORE DEL BLOG
Roldano scrive: "io credo che il fenomeno della laicizzazione dell'arte è un falso ideologico. Da sempre ed in particolare nella bancarotta attuale della cultura, gli artisti vivono in un' isola che segue altre leggi (per rendere la vita sopportabile). Ciò che conta è avere la consapevolezza delle
proprie forze, è su queste che si edifica l'esistenza. L'artista agisce d'istinto ed è "solo" con le sue
creature, egli possiede una forza scevra dalla coscienza del dovere. Temi religiosi o no (anche se commissionati), non ha importanza, l'importante è essere veramente se stessi. La storia dell'arte
è piena di esempi che esprimono quest'ultimo concetto... " Io sono d'accordo, soprattutto nel considerare il soggetto dell'opera un fatto occasionale, che consente all'artista di canalizzare quello che l'arte vuole esprimere attraverso le sue attitudini
Scritto da : rapacro
DALL'AUTORE DEL BLOG
Antonio
Sono perfettamente d'accordo. La laicizzazione dell'arte è un aspetto della più generale laicizzazione della società moderna. Il termine "laico" tuttavia è ambivalente perchè esprime sia l'indipendenza da qualsiasi credo religioso, sia una spiritualità che non è più appannaggio dei "religiosi", ma riguarda tutti. In proposito questo principio è stato affermato in maniera autorevole dal Concilio Vaticano II che, per la prima volta, ha sottolineato la vocazione dei laici alla santità. L'arte moderna secondo me è laica in tutte e due le accezioni.
Per quanto riguarda il secondo concetto, anche io credo che il termine "sacro" abbia un significato equivoco. Talvolta si riscontra una profonda religiosità nella cultura laica (questa religiosità costituisce il fondamento delle conversioni,) come anche una "tepidezza" della cultura religiosa, che sconfina nell'abitudine e nella mancanza in concreto di una convinzione religiosa. Quindi, come tu giustamente sottolinei, anche la sacralità o la religiosità sono termini relativi.
Scritto da : rapacro
DALL'AUTORE DEL BLOG
Alvaro e Clara
La vostra descrizione dell'arte è semplice quanto efficace.
Andare oltre la banalità del quotidiano e del contingente, significa secondo me provare quella "nostalgia di infinito" che ci eleva ad una dimensione atemporale.
Il termine nostalgia, come sapete, significa in greco "dolore per i nostri o le nostre cose"; è come se la realtà temporale ci sradicasse dalla nostra essenza per proiettarci in una condizione limitata che ci provoca dolore per questo distacco.
L'arte è la maggiore interprete di questo dolore.
Scritto da : rapacro
RIFLESSIONI
Se gli esseri umani sono simili tra loro nel profondo, artisti o no, sono spinti dalle stesse passioni e desideri. Essi sono quindi legati tra loro, e insieme legati alla natura della loro essenza che è sacrale, in una sacralità fatta di corpo, mente e spirito. L’artista, cercando di esprimersi, esprime la profondità di un Io comune a tutti gli uomini, e gli uomini si accorgono di questo “potere” dell’uomo artista, scoprendo in quest’ultimo colui che è riuscito ad esprimere ciò che essi sentivano ma non sapevano comunicare. E in questo passa una condivisione che realizza il valore dell’opera d’arte. Ciò è sacro, cioè diventa icona di un significato interno alla persona, spirituale e universale. Il soggettivo che diviene oggettivo.
Scritto da : sky-robertace
RIFLESSIONI
Mi sembra particolarmente intrigante tutto ciò che trovo nel blog "Spiritualità e Arte". Immagine o percezione di un alveare. Hai presente quando quello che vedi o leggi porta alla riflessione, a volte cercando di contraddire un’idea (pensiero), altre volte volendo comprenderne il messaggio o la ragione per condividerlo. Tra arte e spiritualità, volendo comprendere l'essenza della nostra esistenza e della sua immagine, a volte non si può senza il senso del pensiero scientifico.
Penso sempre a Leonardo Da Vinci, che pur non essendo uno scienziato, incarna meglio di ogni altro il profondo significato della curiosità umana e della ricerca. Probabilmente in questo consiste il suo incomparabile carisma e per questo diventò il simbolo di quell’intrigante pensiero che, tra la ricerca scientifica e l'arte, cercava la verità. Lui ed Einstein sono figure uniche proprio per aver compreso l'unitarietà dell'azione della ricerca umana, le cui due facce sono i campi che loro hanno rappresentato.
Einstein riteneva che nessuno, meglio dello scienziato, comprende l'infinita armonia dell'Universo, la sua magia e la sua bellezza. Vorrei aggiungere che la bellezza non è semplicemente quello che si vede, ma soprattutto quello che si comprende, che si nasconde nell'essenza della Natura e nei labirinti di quel mondo che da millenni s’identifica nell’Uomo.
Penso che nessun altro scienziato o artista abbia capito questa verità quanto loro due.
Sembra triste riflettere su questi impressionanti e affascinanti aspetti del mistero (inteso come entità dell'Universo). E' triste soprattutto perché ci sentiamo poveri della nostra limitata saggezza.
Strano aver definito il mistero come entità dell’Universo. . . . .
Tale affermazione potrebbe essere contestata e creare dubbi. Io invece, non l'ho scritto casualmente.
In due parole: tra il trascendente e il razionale c'è un limite invalicabile da parte nostra. Proprio quella zona grigia che nasconde gelosamente il primato della Natura, il suo intimo irraggiungibile, diventa il campo di ricerca comune da parte della scienza e dell'arte. In questo senso io definirei, come ho appena fatto, quel mistero affascinante e, a volte sconvolgente, un'entità, se vuoi una proprietà dell'Universo. Un’entità primitiva, fondamentale. A partire da quella entità, mistero infinito della Natura, che affascina grandi personaggi come Einstein e Leonardo, è nata (forse) la spiritualità (umana). Questa è traccia e conseguenza del mistero che per noi rimarrà sempre tale.
Forse chiacchiere le mie. Io invece, ci credo fortemente. A volte la musica stessa, il sorriso di Gioconda, esprimono mistero e spiritualità che spesso non riusciamo a decifrare. Altre volte teorie, come i principi della relatività, e tutto ciò che dalla creatività matematica porta alla comprensione dell'Universo, sorprendono e fanno credere che intorno e oltre la nostra esistenza c'è un mistero impenetrabile, che arte e scienza cercano da millenni di sfiorare.
Spesso varie incomprensioni derivano da una certa asimmetria nelle posizioni dello scienziato e dell'artista davanti al Mistero: il primo è privilegiato poiché spesso oltre la scienza, gode e comprende profondamente anche musica e pittura; l'artista, invece, è limitato nella comprensione della scienza e della sua incredibile bellezza. Una bellezza struggente è la più intrigante, poiché coinvolge la sfera del pensiero e dell'intelligenza umana.
Era solo una mia umile riflessione.
Buon viaggio a "Spiritualità e arte"
Albert Fràsher
Scritto da : alberto frasher
DALL'AUTORE DEL BLOG
Alberto
E' molto bello quello che scrivi e mi è difficile aggiungere le mie osservazioni perchè il tuo pensiero è tanto chiaro e compiuto. Sono d'accordo sull'affermazione che siamo circondati dal mistero. Anche se sembra che l'Universo si regga su equilibri matematici, per noi è impossibile afferrare i legami che percepiamo esistenti, fra le manifestazioni della natura, i colori,la musica, il caldo, il freddo, la luce e il vuoto. Noi, anche se ci sentiamo al centro del creato, siamo una parte di questo meccanismo, e non riusciamo a sottrarci ai vincoli che ci legano alla natura delle cose, per elevarci, eliminare ogni coinvolgimento e comprendere oggettivamente.
Non siamo il centro dell'universo; con o senza di noi tutto procede normalmente; la natura con i suoi cicli, il mondo fisico regolato dalle sue leggi.
Ricordo un racconto, "La panne" di Dürrenmatt, il noto drammaturgo svizzero, nel quale il protagonista viene coinvolto in un processo farsa, allestito da giudici in pensione. E' una metafora del suo fermarsi ad analizzare se stesso. Tutto si concluderà tragicamente con il suicidio del protagonista. Ma l'autore, mentre si svolge questo processo, si sofferma a descriverci una natura che procede indifferente al dramma che si sta consumando.
Anch'io, come te, sono molto affascinato dalla figura di Leonardo, perchè è uomo di scienza ed arte, ovvero sintetizza la conoscenza sia attraverso la logica matematico-razionale , sia quella intuitiva dell'arte, che, per impadronirsi del mistero, salta i processi logici.
Eppure c'è sempre un diaframma fra l'uomo e la Verità.
Mi sembra di aver già detto che la parola con la quale il pensiero greco definisce la verità ha un valore programmatico: la verità è "aletheia", assenza di veli, disvelamento. h Questo lemma ha un valore utopistico perchè le cataratte che separano la nostra vista dall'Assoluto, non possono essere rimosse per i legami che ci costringono nel tunnel del mondo sensibile, circoscritto dal tempo e dallo spazio.
Scritto da : rapacro
"Dio si è rivelato".
Questa affermazione pone a tutti il dilemma di dove si sta rispetto ad essa.
Se si è rivelato perchè non lo vedo?
E se lo vedo perchè cerco sempre di fuggirlo ?
Siamo nel mondo sensibile, ma se Dio non si fosse assolutamente rivelato in questo, che senso avrebbe dire di averlo visto ? E che senso avrebbe il suo amore ?
L'arte non è amore o odio, ma la realtà porta un messaggio divino quasi subliminale, l'arte cerca di trarlo fuori in maniera più netta....ma senza il genio artistico divino che si rivela tramite il Figlio, nessuna arte umana sarebbe riuscita nell'intento.
La creazione è geniale (dall'infinitamente piccolo all'infinitamente grande), ma è supergeniale la Rivelazione (Morte e Resurrezione).
Roberto L.
Scritto da : sky-robertace | 15/03/2010
Un video su SPIRITUALITA' E ARTE:
http://opusdei.it/art.php?p=37832
Scritto da : mavacriro | 31/03/2010
Un dolce ricordo, un breve messaggio, da un grande uomo: papa Giovanni Paolo II.
http://www.youtube.com/watch?v=hP791lUCgys&feature=player_embedded
Scritto da : mavacriro
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