melodia è solo parzialmente gentile e l’arrangiamento
dà un leggero senso di follia. “LAZARUS” (https://www.youtube.com/watch?v=y-JqH1M4Ya8) è
forse il pezzo più bello insieme a “Blackstar”. Più digeribile degli altri,
senza stranezze da presentare, è fascinoso e triste. Qui insistono i fiati, ma
sottolineano corposamente il cantato che è personaggio assoluto della canzone. “Sue
(Or
In a Season of Crime)”, già pubblicato nel 2014, è stato
riarrangiato e appare più spigoloso. Il drumming è interessante, esso gioca col
basso a dinamizzare il tutto, ad un certo punto i due strumenti diventano quasi
assolo, ma è un attimo sfuggente. Essi sono la vera essenza del pezzo, e donano
il lato jazz, mentre meno centrale diventa il cantato. L’aria è scura e si vive
una sensazione algida, in una ossessività opprimente. “Girl
Loves Me” è l’episodio meno riuscito in quanto rimane statico e poco
sorprendente. “DOLLAR DAYS”, acustica, fa tornare di nuovo l’album agli anni ’70.
Melodica e dolce, qui David usa la sua particolare voce chiara. Il sax è
morbido e suadente. Veramente una canzone commovente; di qualità. “I Can't Give
Everything Away” termina l’album col senso stavolta tutto pop di un Bowie più
commerciale. Linea vocale in realtà assolutamente non originale (quasi plagia
se stesso), ma l’assolo di sax è magnifico, stavolta brillante e non cupo. I due video con i brani “Blackstar” e “Lazarus”,
entrambi di certo fascino morboso, non chiariscono il
significato dei testi.Di
base abbiamo un album rock, anche se il jazz è un elemento importante per tutto
l’ascolto. E’ un disco per l’ascoltatore attento; un bel disco nonostante
alcuni cali. Nessuna innovazione, si tratta di cose già codificate, ma la
bravura di Bowie ha fatto sì che ancora una volta si parli di arte e non di
semplici canzoni. In verità in passato alcune realizzazioni furono di
bassissimo livello, ma la grande personalità dell’artista qui c’è, e ha dato i
frutti sperati. La musica che questo disco contiene non è fatta per blandire,
ma per esprimere davvero qualcosa di sé, sebbene un sé che continua a celare la
propria verità. Non cerca di compiacere ma cerca di raccontare. Per il momento
la Stella Nera non sappiamo se deve essere intesa come il Buco Nero che attrae
tutto e che fa scomparire la materia, e se quindi simboleggia la morte che
l’attendeva; forse qualche testimone ce lo dirà più avanti. Di certo questa
perla preziosa è rimasta a noi; è riuscito ad inviarcela. Non si può fare a
meno di ricordare un altro cantante geniale che morì aspettandoselo: Freddy
Mercury dei Queen. Il caso vuole che cantarono insieme il famoso brano “UNDER
PRESSURE”. Anche Freddy scrisse musica con quella consapevolezza, e sapendo
ciò, ascoltare questo e quel disco, mi dà una strana sensazione; un brivido. Gli
uomini posseggono in sé il mistero. Il mondo dell’umano è un abisso pieno di
cose che sfuggono alla parte conscia. E se si tratta di artisti è come voler
afferrare la chimera. Bowie è rimasto un extraterrestre, estremamente sfuggente.
SKY ROBERTACE LATINI

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