parenti e amici orchi. Penso ai membri
delle forze dell'ordine che qualche volta risultano essere i criminali
ricercati. Penso ai militari che prendono in mano il fucile d'ordinanza e
fanno strage dentro e fuori la caserma. Ci saranno altri casi simili in
questi anni di follia collettiva, ma qualche giorno fa siamo tutti stati
colpiti dall'ultima notizia del genere: lo schianto contro una montagna in
Francia di un Airbus tedesco è stato l'ultimo atto intenzionale di un giovane
co-pilota, già premiato, che prima di distruggere l'aereo aveva fatto in modo
che il capitano non potesse rientrare in cabina per salvare tutte le 150 anime
a bordo. Come ha detto il cancelliere tedesco Angela Merkel, prima di
sapere il motivo dello schianto, "Questa è una vera tragedia."
Ma perché questo pilota ha distrutto un velivolo che trasportava persone di
diverse età e nazionalità, fra cui sedici liceali di un paesino tedesco e due
neonati? Perché ha voluto causare la morte di tutti a bordo, anche degli
altri membri dell'equipaggio? A causa dello stress? Problemi
economici insormontabili? La rabbia più nera? Come può essere così
fragile la psiche di un uomo a cui viene affidata la sicurezza dei passeggeri come
anche l'incolumità delle persone a terra? Chissà se uno dei velivoli
malaysiani scomparso di recente, non sia stato a sua volta pilotato da un uomo
alla deriva? Cosa dire? La RAI ci informa che finora ci sono già
stati altri 16 casi di piloti gravemente disturbati mentre volavano.
Evidentemente, il giovane tedesco soffriva di depressione aggravata da
delusione sentimentale. Non ha saputo fare la cosa giusta, cioè di stare
a terra. Quando l'autista dell'autobus o il macchinista del treno, il
capitano della nave o il pilota dell'aereo, low cost o no, decidono di
mandare in frantumi il loro mezzo di trasporto senza motivo, siamo sempre nelle
mani di Dio, anche quando siamo nelle mani di uomini o donne mortali come
noi. Non è facile ammettere che siamo completamente vulnerabili di fronte
ai problemi di igiene mentale degli altri. Poi ci sono i megalomani che
si trovano anche loro in posizione di grande responsabilità, che hanno il
potere di distruggere le vite. Penso ai capitani che in tempi recenti
hanno abbandonato i naufraghi, fregandosi dei poveri passeggeri che lottavano
per la vita sopra e sotto i ponti. Dopo il fatto, un capitano coreano si
è tolto la vita per la vergogna, mentre quello italiano continua a difendersi
come se niente fosse. Penso ai macchinisti di treno in Italia sospettati,
dopo gli incidenti, di aver abusato di droga e di alcol. Penso ai
sottopagati autisti di scuolabus negli Stati Uniti che qualche volta sono
troppo anziani oppure troppo instabili per fare bene il loro lavoro.
Comunque sia, la follia sembra essere endemica. Ci sono persino capi di
Stato paranoici e omicidi, armati fino ai denti, che con più o meno discrezione
ordinano morte ai giornalisti e ai loro nemici. Ci stiamo abituando
sempre di più alla follia. Penso anche a coloro che in diversi settori
della vita pubblica dimostrano apertamente che per loro non ci sono limiti, né
giudiziari né morali. Tutto viene giustificato nel nome della libertà o
anche nel nome dell'arte. Questi ultimi non sono
pazzi, ma la loro tenacia
e notorietà non può che trascinare giù tutti. Cosa è venuto prima, il
declino dei valori etici nel mondo moderno oppure la follia individuale, quella
cosa insidiosa che si chiama "depressione"? Quando lo standard
del business e del prestigio viene calibrato a seconda della capacità di
trarre il massimo profitto e, diciamolo, nella capacità dell'individuo di
attirare l'attenzione verso se stesso, l'individuo rischia di schiantarsi,
portando con sé chiunque condivida il viaggio. Ad ogni modo, la prossima
volta che entriamo in aereo, chiediamo al Pilota di assistere i piloti, umani
come tutti noi. UN'AMERICANA A VENEZIA
Nessun commento:
Posta un commento