E’ logico che la sua
carattersitica tecnica e d’ispirazione possa portare ad un espressione
personale che ne contraddistingue lo stile; però questo sta modificando le
caratteristiche peculiari dei due gruppi tanto da farmi ipotizzare l’inutilità
di due progetti separati. I DGM assomigliano sempre più agli Empyrios e
viceversa. Se da un certo punto di vista la cosa fa bene ai primi perché in
“Frame” non avevano espresso una grande personalità, mentre gli Empyrios li
vedevo già più singolari, da un punto di vista invece di individualità, si
danneggia la peculiarità dei progetti. Come può succedere nella ricertca di un
equilibrio, gli Empyrios stanno perdendo il lato innovativo andando verso la
più facile fruibiltà, mentre i DGM si stanno complicando verso una minore
commerciabilità, andando ad assestarsi entrambi in una via di mezzo che li
spersonalizza. Non è una valutazione fatta rispetto all’universo metal in
genere, ma solo fra loro due in quanto entità singole in relazione. In realtà
entrambi risultano alla fine, con il loro sound analizzato nello specifico,
rispetto all’ambiente prog e power, molto personali, ma l’analisi che faccio va
vista nell’ottica della persona stessa di Simone, che possiede questo suo modo
peculiare di comporre. Per cui la personalità forte rimane, ma viene da pensare
che non sia quella dei gruppi di cui fa parte ma di lui stesso. Sembrano lo
stesso progetto personalizzato, o comunque tendono ad esserlo pur se non giunti
all’ultimo stadio di simbiosi. Penso che i due lavori di quest’anno sono
entrambi di alto livello (ho dato 7,5 a “ZION” degli Empyrios e 8 a “MOMENTUM”
dei DGM), ma in realtà sembrano quasi un doppio album del chitarrista. In
comune
c’è l’istrionismo; il nervosismo; il songwriting articolato; la pienezza
dell’arrangiamento continuamente addensato di suoni ipercinetici; le voci orecchiabili ma mai
davvero commerciali che fanno perdere i punti di riferimento. C’è in entrambi
una dinamicità che non vuole mai sedersi sul momento compositivo appena
realizzato. E questo io credo vada imputato alla personalità proprio di
Mularoni, non può essere un caso. Due valide realtà italiane che forse sono
una. La mia idea è che egli avrebbe fatto bene a usare una band per osare, ed
una per cercare il brano più lineare, così da mettersi alla prova in modi
diversi. Vedevo i DGM, finora, come band d’impatto più diretto e meno intricato
e gli Empyrios come fucina di vitalità poliedrica e più difficile. Mularoni mi
raccontò che cercava sempre due approcci diversi, volendo dare alle due band
personalità separate. Non mi pare stia riuscendo nell’intento. Al festival del
2010 fu presente con gli Empyrios , mentre l’hanno precedente a Marmore (TR)
suonò con i DGM. Mi disse che gli Empyrios ai festival talvolta sembrano fuori
contesto risultando troppo morbidi o troppo duri rispetto al target dei gruppi
invitati. Io credo che nel 2013 anche i DGM ora siano ugualmente poco
catalogabili in un preciso genere stilistico. Ma alla fine sapete cosa penso?
L’arte è quella che avviene, non quella che si costruisce a tavolino. Non sto
dicendo che deve essere istintiva, no, intendo “avviene” nel senso che ciò che
sono le due band, lo sono per ciò che è stato espresso in un momento storico
preciso, e se la strada è stata segnata dal
chitarrista , e se i membri delle
due band hanno accolto così questa espressività, ciò è l’arte del momento.
Forse dovremmo dire che è l’arte di un Mularoni, realizzata attraverso due band
a cui ha saputo imporre costruttivamente una propria linea espressiva, che pur
assomigliandosi hanno qualcosa di differente, per quanto in modo sempre più
minimo. Mularoni amalgama e, forse, i membri di ognuna delle due band
differenzia. Il passato ha visto due band più diverse di quanto ora appaiano, e forse in futuro riprenderanno strade diverse.
Per ora l’Italia ci ha regalato due gustosi pastelli elettrici, genuini e
intriganti, che vanno in parallelo: godiamoceli. SKY ROBERTACE LATINI

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