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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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160. COPERTINE DAL R’N’R AL METAL (settima parte) di Roberto Latini
Le copertine metal: GUERRA E DISTRUZIONE
Se gli strumenti musicali sono imbracciati come armi, la violenza sonora porta a descrivere anche guerre e distruzioni: nei testi ma anche nelle immagini. La provocazione rock prevede anche l’iconografia della violenza. La musica metal è estrema ed è violenta, più o meno parossisticamente. Dare il senso dell’esasperato e superare il limite artistico, quello oltre il quale viene meno la condivisione. Colpire l’ascoltatore ma anche l’occhio dell’ascoltatore. Del resto il metal è il non politicamente corretto. In realtà molti gruppi del settore non cantano la guerra.….spesso anzi sono impegnati con testi contro la guerra e raccontano le atrocità e le ingiustizie con i suoni e le visioni iperrealistiche che non permettono mezze misure.
1. Nell’album “Salisbury”del 1971, gli Uriah Heep fanno apparire in copertina una foto di carro armato in primo piano tra i fumi, come se stesse in una battaglia. Del resto i brani duri e scatenati dell’Hard Rock possono evocare battaglie di suoni. L’immagine non è ironica ma seriosa, all’interno i testi sono però più introspettivi che impegnati socialmente.
2. La cover di “Rock until you drop” (1981) dei Raven invece vive di ironia, la battaglia sembra già avvenuta con tutta la strumentazione tutta incasinata. Il “Corvo” è una band superveloce per quei tempi, ma anche eclettica, infatti la struttura dei brani appare dinamicamente sopra le righe, in una verve un po’ pazzoide. E’ un darci dentro continuo. Tra urla varie, cambi di tempo e passaggi schizzati, viene espresso un Heavy Metal caotico (ai giorni nostri ben assimilato e che può non sembrare più tale). Il messaggio è che la musica in questione è come fare la guerra. Il caos e la velocità come distruttori. Tra i resti sottosopra (amplificatori; chitarre; batteria) appaiono i tre componenti e uno dei tre se ne sta come colpito (bocca con lingua fuori tenendo la testa orizzontale) a dire che la distruzione ha le sue vittime.
3. Diversa ma concettualmente vicina all’idea di guerra o, comunque, di distruzione, la copertina di “Pyromania” (1983) dei Def Leppard disegna un incendio dentro un edificio. A dare il senso del dolo e non dell’incidente sta la grafica che è tipica di chi guarda nel mirino. E’ stato colpito un piano e non è stato dato alle fiamme con un fiammifero ma, bensì, con una arma da fuoco. Gli inglesi Def volevano conquistare l’America, incendiare il mondo musicale con la loro musica, e la copertina esprime questo messaggio (e ci riuscirono ottenendo uno dei più grandi successi metal del mondo). Metal commerciale ma comunque fresco e scoppiettante.
4. Nel 1986, con il lavoro intitolato “Game over”, i feroci Nuclear Assault presentano una copertina senza possibilità di equivoci. E’ chiara l’immagine gialla dello scoppio che sta avvenendo di un’arma nucleare (colonna verticale e fungo). Il colore preponderante è l’arancione scuro che dà l’effetto di qualcosa che brucia; i grattacieli sono distrutti e la gente che scappa è deturpata…essi, con le loro posizioni corporee, sembrano zombi, già morti e senza futuro. Immagine pessimistica. Il thrash/hardcore/punk crudo della band è un suono che nega la speranza, ma anche i testi sono incazzati.
5. “Beyond cops, beyond God” (2010), album dei Waking the Cadaver, è invece una copertina che racconta la violenza pseudo-urbana in una battaglia cittadina. Due elementi fuggono su una moto, mentre sparano (un uomo davanti e una donna dietro entrambi armati) e vengono inseguiti dalla polizia. Proiettili in primo piano; le cervella di uno che schizzano (faccia in spappolamento); esplosioni tra i palazzi. La ribellione come concetto, e si tratta di ribellione distruttiva. Musica corrosiva e atrocemente brutale, perfettamente rappresentata dalla copertina. Sky Robertace Latini
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