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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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137. LA VECCHIA di Cristina Spera
La vecchia esausta lascia il deambulatore e si abbandona sulle comode poltrone della sala d’aspetto. E’ venuta fuori dalla palestra sulle sue gambe: bianche e rinsecchite, ma ancora buone a reggerla. L’ho sbirciata mentre cammina sulle parallele; prima un piede, poi l’altro, in una marcia afinalistica. L’ho vista a terra, mentre fa gli esercizi a tappeto: attenta nell’ascoltare il fisioterapista, come la tigre il domatore. Lo guarda con uno sguardo interrogativo e stanco, ma, ubbidiente, continua a rotolarsi. L’ho vista mentre pedala su una specie di bicicletta mozza, con delle scarpe da ginnastica improbabili, da cui si affacciano degli ‘stinchetti’ esili esili. Ed ora è qui vicino a me, esausta, sulla poltrona della sala d’attesa, in attesa che qualcuno venga a prenderla. Pallida, quasi grigiastra, nonostante la fatica. Quell’unica goccia di sudore si perde tra le rughe della fronte. Mi fa quasi pena. E pensare che fino a poco fa invidiavo la sua autonomia, l’assenza di tubi, o meglio di ‘presidi’ come dice Roby. Ma ora non più. Sta fissando la sagoma di Daniele, il suo fisioterapista, che si allontana e sparisce inghiottito dalla porta a vetri. E quando torna fuori con un altro paziente lo chiama: “Daniè,oggi niente fisioterapia?” “Ma come, nonnè, abbiamo finito proprio adesso!” risponde Daniele, scocciato del fatto che quell’ora di intenso lavoro non abbia lasciato neanche una traccia sul quel cervello stanco e raggrinzito. Nessuna invidia. Solo pietà. CRISTINA SPERA
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