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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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116. L’ELEGANZA DEL RICCIO (Muriel Barbery - 2006) di Roberto Latini
L’ “Ideologia tedesca” è lo zoccolo antropologico sul quale si erigeranno tutte le esortazioni per un mondo migliore: gli uomini che si dannano dietro ai desideri, dovrebbero attenersi invece ai propri bisogni. Se uno aprisse a caso il libro di Barbery e lanciasse il primo occhio di lettore sulla frase sopracitata, potrebbe spaventarsi e gettarlo immediatamente via. Una portinaia colta e una bambina troppo seriosa possono risultare indigesti, anche se una è solo una portinaia e l’altra solo una bambina. Ma appunto esse non sono solo portinaia e solo bambina, e indigeste non lo sono affatto. La loro vita interiore pare contraddittoria con la loro immagine, ed è questo l’elemento del racconto ad affascinare. “Non è molto frequente che dalla guardiola di una portinaia escano le note di Mahler”…in portineria c’è del mistero e il mistero è scoperto solo da chi è altrettanto misterioso. L’Autrice scrive una storia poetica, molto delicata, in cui molte delle figure presenti sono descritte come superficiali, mentre i due personaggi principali, Renè la portinaia di un palazzo bene, e Paloma la ragazzina dodicenne che abita nello stesso palazzo, ricevono una descrizione della loro mente riflessiva, insieme alle loro pulsioni emotive. Ma il tutto è inserito in una disquisizione filosofica che non snatura la natura poetica dello scritto, rafforzandolo invece. Si tratta di filosofia spicciola, tipo quella prodotta da Luciano De Crescenzo, per una storia ironica ma meno leggera di quella del libro “Così parlò Bellavista”. Una filosofia che rischia di rimanere piccola, ed infatti è piccola, ma in senso positivo, come la vita di ognuno di noi, piccola ma preziosa, una piccola gemma di valore. La filosofia come diventa quando la si applica alla vita di tutti i giorni; la filosofia praticata, usata per analizzare la concretezza e la grandezza del quotidiano (non è del resto nata per questo ?).
· “Grande illusione universale: la vita ha un senso fragile da decifrare”
· “Ogni tanto gli adulti si lamentano senza capire, come mosche che sbattono sempre contro lo stesso vetro, deperiscono e si chiedono quale meccanismo li abbia portati dove non volevano andare”
· “Una volta morti è troppo tardi per i rimpianti”
· “Il movimento del mondo. Il moto delle persone, dei corpi, degli oggetti, per trovare qualcosa abbastanza estetico da dare valore all’esistenza. Grazia, bellezza, armonia, intensità”
· “Il movimento verso ci disgrega. Siamo qui e allo stesso tempo non siamo qui perché stiamo già andando altrove. Per smettere di disgregarsi bisogna stare fermi.
Frasi come queste andrebbero analizzate in profondità, mi verrebbe voglia di parlare di ogni passaggio, di ogni concetto. Ma i romanzi sono storie, ed io ho privilegiato la lettura piuttosto che l’analisi. Nella storia c’è molto: c’è la morte, il disprezzo, la pietà, l’amore. Senza troppo pathos, senza troppi patemi d’animo, magari un po’ di timore, qualche pianto, minima insofferenza; ma ogni descrizione ha la leggerezza della poesia rarefatta, polvere alzata dal vivere le cose, dallo smuoverle. E con la filosofia, in questa storia si mischia l’arte, l’adorazione artistica e le sue emanazioni spirituali. Arte e filosofia, un unicum che appartiene al vivere in se stesso. La portiera e la bambina rappresentano tutti gli individui catalogati per ruolo, senza valorizzazione delle loro personalità. E’ la superficialità di ognuno verso l’altro. Per contro le due “donne” categorizzano gli altri come inferiori; in realtà l’autrice non lo esprime chiaramente, ma il modo con cui dissezionano i comportamenti altrui ha questo risultato. Ogni frase e sorriso e atteggiamento è da esse ridicolizzato o analizzato, ed entrambe si nascondono al mondo, non rivelano se stesse. Ma entrambe sono costrette a rivelarsi dopo forti esperienze d’amore e di morte, entrambe devono maturare, e maturano nella sofferenza. Anche loro hanno giocato un ruolo e rischiavano di non esprimere alcunchè, nonostante si sentissero diverse. Pensando di sapere cosa fosse la vita la fuggivano, ma poi si sono evolute, una con l’amore, l’altra con la morte altrui. Ma i piani fra gli esseri descritti rimangono diversi: se i personaggi superficiali rimangono superficiali, quelli che credevano di essere profondi, scoprendo di non esserlo abbastanza, lo divengono davvero. E’ come se l’autrice dicesse che solo una mente che riflette sempre sul senso della vita è l’unica ad avere la chance di capirla, la vita, almeno in parte. Ma anche se parzialmente, chi prova a capirla è l’unica persona a provare davvero a viverla. Il libro non è male, devo dire che non lo reputo geniale, e vive un’anima doppia, cioè un senso del profondo e un senso del superficiale che tendono a contraddirsi anche concettualmente oltre che come forma scritta. Reputo molto banali alcune soluzioni stilistiche ma anche alcuni momenti intellettuali, altalenando tra l’attimo intrigante e quello un po’ sottotono. La modalità di scrittura forse vuole essere giocata sul senso del banale, come a far percepire il tran tran giornaliero, tra le cui pieghe si posano i concetti filosofico-artistici. Però trovo che la cosa non sia riuscita appieno. In ogni caso è da leggere. Una signora, mia paziente, ha voluto donarmelo ed io sono contento di averlo potuto godere. Sky Robertace Latini
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