
cieca dispiegata dagli istanti inamovibili del silenzio, e sono ebbri di verità, martiri insensibili del tempo. E quando sento quelle note fendere lo spazio muto dell’attesa è come se dilaniasse la sensibilità incontrastata dei miei abissi interiori, come se voragini incandescenti si aprissero nei varchi consumati della mia anima. I suoni si rincorrono, e li senti vibrare stretti e agghiacciati nel solco incrinato dell’aria. Senza pietà, o crudele non curanza, ma carichi di maniacale dirompenza sono partoriti dal vitalismo grondante della tua spontaneità creativa, dall’estro fecondo dei tuoi intervalla insaniae. E continuano a vivere oltre il silenzio, oltre la densità incosciente dei momenti, trafiggono di fertile astrazione il buio vacuo del cielo. VALENTINA RAPACCINI
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