fotografie. A complicare il tutto c’è il fatto che la sua missione nella vita diviene quella di uccidere l’assassino di sua moglie. Memento è un film che si ama o si odia ma di certo non lascia indifferenti. Lo stile narrativo è unico: l’ordine temporale è stravolto scorrendo a ritroso dal finale verso l’inizio attraverso continui flashback che impegnano lo spettatore che deve guardarsi da mille vicoli ciechi trovandosi a rielaborare l’idea del film dopo ogni blocco di
sequenze. Come se non bastasse vi sono due narrazioni parallele: il bianco e il nero per le riflessioni interiori e il colore per l’intrecciarsi dei personaggi e della storia. “Non mi sono ricordato di dimenticarti” è la frase pronunciata da Leonard verso la metà del film dove si ritrova il senso di tutto il film. Memento è un film sull’ossessione e sulla devianza ove un desiderio carnale, fisico di vendetta si trasforma in follia. La mente di Leonard è una tabula rasa in divenire: la quotidianità è destinata a disintegrarsi giorno dopo giorno e per questo Leonard si affida alle parole per serbare i suoi ricordi e il suo corpo diviene un santuario dove i tatuaggi dovrebbero portarlo alla verità e alla vendetta. Ma il proposito di Leonard fallisce perché un mucchio di fatti spaiati non basta per costruire la verità e a guardar bene Lenny è una pedina in mano a personaggi senza scrupoli, un’arma utilizzabile a proprio piacimento. Memento ci rende partecipi della fallibilità umana, della pochezza della nostra memoria e del valore assoluto dei ricordi. Chi non ha ricordi è destinato a perseverare nella follia. CRISTINA GIACOMETTI
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