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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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625. “KEEP US ON THE ROAD” (1977) dall’album “Motorhead” dei Motorhead di Sky Robertace Latini
Nel gennaio del 2018 la formazione inglese dei
Motorhead originari è scomparsa, con la morte a 67 anni dell’ultimo dei tre: il
chitarrista Eddie “Fast” Clarke (05.10.1950-10.01.2018). Prima della
pubblicazione dell’album intitolato “Motorhead”, Fast era subentrato nel ’76 al
chitarrista Larry Wallis. Quest’ultimo avrà un brano scritto da lui inserito
comunque in “Motorhead”. In realtà i Motorhead con Wallis avevano già
registrato “On Parole” nel ’75, ma esso non fu pubblicato, quindi è ufficiosamente
il primo album ma non ufficialmente. Il successo arrivò con la formazione a tre
data da Lemmy Kilmister (basso e voce); Phil “Animal” Taylor (batteria) e
Clarke appunto (chitarra). Il brano 5’ 55’’ https://www.youtube.com/watch?v=EXeqb0VUlBI
Scritto da entrambi i tre mitici Motorhead: Kilmister-Clarke-
Taylor. Alla voce Lemmy. E’ ben udibile il basso distorto di Lemmy che egli
suona come una chitarra ritmica; insieme alla sei corde il basso ha il suo
lungo momento da protagonista per ben 42 secondi. La voce roca è comunque
cantata e non urlata, e neanche cattiva. Il suono è sporco ma ogni strumento
risulta ben riconoscibile. La chitarra di Clarke è anch’esso comprimario ma né
basso né guitar accennano a virtuosismi particolari, curando di più il lato
atmosferico. Il pezzo è un middle-time che avvolge con la sua sonorità corposa.
Inizia con un riffing caldo, piuttosto che tagliente, con una vena rock’n’roll
bluesata. La linea cantata è anch’essa una semplice linea in cui le strofe sono
pezzetti brevi come era nel blues, alzandosi di tono solo col ritornello (il
titolo). L’assolo di chitarra che sopraggiunge non è lungo e segue la stessa anima
Blues aggiungendovi un pizzico di psichedelica, finchè non lascia al basso la
parola (anzi, la nota). La batteria semplice, nel ritmo di base giocata col
charleston e poco coi piatti, è già il tipico carattere del futuro di Philty
sulle pelli; la ritmica diventa più rullata e ricca di piatti quando torna
l’assolo della sei corde. Tra le varie parti, a legarle, ci sono dei riff della
chitarra ritmica e i riff sono quelli che determinano il pre-finale prima del
finale vero e proprio, classico nel prolungamento sonoro, fino al colpo netto
tipico dei finali dal vivo. Un pezzo che non rimarrà nella storia del gruppo
come uno dei migliori, ma che è uno di quelli che rende chiaro da cosa sia
ispirata la band. Si tratta infatti di un suono legato fortemente alle radici
del rock, quello piuttosto sporco alla working class; e se anche la band sarà un crocevia da cui transitano
passato e futuro, aiutando il Metal a trasformarsi, arricchendolo di
immediatezza Punk che ne aumenta il tasso violento, facilitando il passaggio
culturale dall’Hard Rock allo Speed Metal e poi al Thrash metal, essa qui
invece ancora fa assaporare la vecchia tradizione, per quanto meno colta e più
pregna di sudore e fumo da bettola. Nel 1983 Clarke lascia i Motorhead e fonda
con l’ex-UFO Pete Way, al basso, i Fastway. Quando muore di polmonite, gli
altri due motorhead erano già scomparsi, entrambi nel 2015. La lunga carriera
dei Motorhead era proseguita con altri musicisti fino alla morte di Lemmy e per
ben più lungo tempo che la formazione originaria, ma il terzetto originario è
rimasto nei cuori dei fan soprattutto perché i momenti innovativi del Metal
Motorhediano stanno tutti in quei 6 primi anni (’77-’82), e in quei 5 primi
dischi. I Motorhead sono l’icona più importante del rock duro anche dal punto
di vista dell’immagine, e la scomparsa di Clarke ha messo definitivamente la
parola fine ad un periodo storico inimitabile.
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