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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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557. I PIOMBI DI GIORGIO RAPACCINI di Stefano Moroni
Una tranquilla domenica mattina alla Galleria
Forzani, “the day after”, lontani dall’affollamento dell’inaugurazione del
pomeriggio precedente. La possibilità di guardarsi l’esposizione con calma, di
scambiare impressioni tra noi e con l’Autore. Osservare una ad una le
realizzazioni in piombo che si ha avuto il privilegio di “aver visto nascere”
(anche se non proprio “una ad una”) nei mesi precedenti. Guardarsele da ogni
angolazione e prospettiva, per rendersi conto che non era la stessa cosa
vederle una per una e mano a mano. Ora sono tutte insieme, in un loro ordine
particolare, studiato e che fa “opera d’arte” proprio per il fatto di essere
insieme, in contrapposizione o in associazione, l’una con l’altra. Immagini
solide, realizzate in piombo perché il piombo è un materiale che si lascia
modellare, trattare, deformare, obbediente all’idea – progetto di chi lo
manipola. Ed è qui che scatta il quesito contraddittorio, la problematica
tipicamente legata all’arte moderna “Cosa rappresenta?”, “Cosa vuol dire?”. Tra
chi ha visto queste realizzazioni, ho sentito formulare le ipotesi più diverse.
“A me sembrano pergamene che si srotolano”, ed ancora “canne d’organo”,
“strumenti musicali a fiato”, “drappi di seta e veli di toulle”, “alberi,
pioppi, cipressi”, “residui di vecchie costruzioni”, distrutte e dissotterrate
dal loro oblio. La realtà è che, di
fronte ad un’opera dell’arte classica è meno frequente che la prima domanda che
ci si ponga sia cosa essa rappresenti. Di fronte a un quadro di Caravaggio ci
colpiscono altri elementi: l’uso della luce, l’espressione dei volti,
l’organizzazione spaziale con i suoi pieni e i suoi vuoti. In sostanza ci si
pone più il problema se l’opera sia bella o no, se ci colpisca, se ci susciti
dei sentimenti, un trasporto emotivo. Se si modifica così il nostro punto di
vista, la nostra indagine, il nostro tentativo di capire, diviene più pregnante
il riferimento ai pianeti, al metallo e al colore che li caratterizza. E così
il piombo ci trasporta a Saturno e al colore blu. Allora ha senso il
riferimento a Steiner, all’antico Saturno che ha preceduto la Terra attuale, all’Uomo
di Saturno, precursore dell’Uomo moderno, artisticamente costruito come lo
conosciamo. E la fantasia può sbrigliarsi, abbandonarsi al ricordo di miti,
leggende. Il ferro che giunge dallo spazio in forma di meteoriti PIOMBATI sul
nostro Pianeta, che si sprofondano nelle sue viscere, dove restano celate e
protette, fino ad essere rinvenute ed usate per la creazione di oggetti
significativi.Le parole di Merlino: “Guardate, la spada del potere, Excalibur,
forgiata quando il mondo era giovane, e ccelli e bestie e fiori erano tutt'uno
con l'uomo e la morte non era che un sogno…”. E le creazioni, le
manipolazioni del piombo possiamo vederle con occhi diversi, cambiarne il
punto di vista, penetrarle nei dettagli, osservarne le ombre che vanno ad
appoggiarsi sul tessuto
dello sfondo, talora fino a scivolare delicatamente sulla parete. Le tonalità
del piombo che sembrano trasfigurarsi nel colore del bronzo o della pirite
(“l’oro degli stolti”), i suoi lampi di luce inattesi. E gli stessi sfondi che,
dall’azzurro costante (il colore blu di Saturno), paiono lasciarsi orientare
verso tonalità diverse… Poi si prende congedo e si esce nella luce insolita di
questo autunno incipiente, nei colori strani del cielo, nei lampi di luce che
si alternano al ricordo (plumbeo anche quello) del temporale notturno. STEFANO
MORONI
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WEBMASTER: Roberto RAPACCINI
A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.
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