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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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533. KEITH EMERSON – Il Prog-Rock e i tastieristi di Sky RobertAce Latini
Tre sono stati i
grandi tastieristi del rock: Wakeman degli Yes; Lord dei Deep Purple ed Emerson
degli ELP. Di loro in vita è rimasto solo Wakeman anche se meno attivo (è il
figlio a suonare spesso con gli Yes). Lord ci ha lasciato a 71 anni nel 2012, e
ora, alla stessa età, è morto, suicida, Keith Emerson. Discograficamente egli
nasce nel 1968 con il gruppo dei Nice, ma è con la band successiva che sale di
livello. I tre hanno rivoluzionato l’approccio alle tastiere, con grande
personalità ed invadenza. Keith Emerson ha posto le sue capacità al servizio
del Progressive Rock, come anche Rick Wakeman (Lord invece ha esplorato il lato
Hard Rock). Gli anni settanta sono stati
per il Progressive, anni d’oro. Ma se nei Pink Floyd era la chitarra ad essere
protagonista, in altre band era la tastiera a farsi colonna portante, così
negli Yes, ma soprattutto negli Emerson, Lake and Palmer (gruppo fondato nel
1970), dove proprio Emerson prevaricava musicalmente gli altri due componenti
della band. L’organo Hammond, dal suono caratteristico, è lo strumento
amatissimo nel panorama prog, e non vi sono reticenze nell’usarlo, anzi, si
sfrutterà al massimo del suo potenziale riuscendo a divenire di culto. Altra
caratteristica tipica di quei periodi è la ricerca di portare i suoni della
musica classica dentro risvolti rock spesso anche jazzati. A proposito di jazz,
va ricordato che il bassista Lake (anche chitarrista e cantante), nella band,
proveniva dai King Crimson di “In the court of Crimson King” del 1969, disco
con molte sfaccettature appunto jazzistiche, anch’essa band di culto del
Progressive Rock. Ma il “progressivo”
culturalmente, nella musica, è quasi sinonimo di “sperimentazione”. E i tre
tastieristi hanno anche provato soluzioni non canoniche inventando stili e
approcci. In particolare Keith ha cavalcato i sintetizzatori Moog dando loro
più ampio respiro. Moog soffocati da un groviglio di cavi che facevano anche
scena dal vivo. Le tastiere hanno fatto sì che si moltiplicassero i suoni a
disposizione del musicista, grazie anche all’elettronica. Oggi anche dalle
chitarre si elicitano sonorità particolari per via della moderna tecnologia, ma
allora le massime spinte pionieristiche erano delle tastiere. Ai tempi parlare
di Progressive senza di esse era quasi improponibile (parzialmente è vero anche
oggi, sebbene il prog-metal a volte usi le tastiere in modo meno pieno). Lunghe
epiche suite venivano bombardate di assoli ed effetti tastieristici ipertrofici
e suggestivi, realizzando infiniti passaggi di raffinatezza mista a potenza. Un
suono elegante e ricercato che venne messo in discussione dal punk e da certo
metal che voleva tornare alla ribellione adolescenziale degli anni ’50. Per una
certa corrente rock le tastiere appariranno come suono dei matusa, troppo
matura, troppo addomesticata. Ma in realtà Wakeman, Lord ed Emerson, sono tutto
meno che addomesticati. Le loro scorribande sonore sono state anche furibonde e
irascibili, piene di foga giovanile. “Un mostro di bravura”, si dice, e infatti
la tastiera del prog anni settanta è un mostro a tre teste, con tre super
creature fantastiche, dove forse Emerson è da considerare il maggior
perfezionista. Se proprio l’incapacità ad accettare il meno che perfetto sia
stata la causa del suicidio non possiamo davvero dirlo. La depressione uccide
l’energia, e le dita d’oro non possono diventare di creta se l’artista non lo
vuole. Il mito è come una realtà onirica, non sei ciò che sei, ma sei ciò che
sei stato. E ciò che è stato rimane nella storia, ma è storia, non presente.
Emerson ha fatto la storia del rock, anzi è stato un tassello essenziale di
quella storia. Oggi i vari gruppi rock progressivi mischiano insieme gli stili
dei tre giganti tastieristi, e nessuno di loro riesce a uscire dalle loro
ombre, spesso non si riconosce una forte personalità nei gruppi nuovi perché vi
si percepisce l’ingombrante personalità dei tre maghi. Appunto, vanno usati
termini iperbolici per loro: giganti; miti; maghi; geni. Possiamo non accettare
che semplici uomini, con le loro difficoltà emotive e comportamentali come
tutti, siano messi su piedistalli, al di sopra degli altri. Ma essi avevano un
dono e sono riusciti a utilizzarlo; a sfruttarlo con la giusta creatività e
registrando tantissimo; onorando quel loro talento. La vera musica classica
oggi sono loro. SKY ROBERTACE LATINI
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