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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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436. RECENSIONI 2014 di Sky Robertace Latini
Uriah Heep
La candela non
si mette sotto il tavolo, ad oscurarne la luce, ma sopra perché possa
illuminare tutti; e il cd degli Uriah non va tenuto tra la polvere, ma infilato
nel lettore e messo a tutto volume. Non questo ultimo album soltanto, ma
proprio gli Uriah Heep come band, in quanto sono una perla splendente che fa
venire i lacrimoni dalla commozione. Hard Rock di classe e voglia di esprimere
davvero la propria forza artistica, si sente che questo disco non è stato
scritto per dovere ma per mero piacere di esistere; è percepibile in ogni
passaggio ed in ogni suono. E considerare che la band registra dal 1970 rende
ancor più strabiliante questa loro attuale attitudine costruttiva. Udite udite:
siamo alla realizzazione in studio n. 24, e oggi di qualità più che mai.
Considerate che l’HardRock è nato nel 1969; quindi si può dire che loro, come
band, sono dei sopravvissuti e che la loro vita ha la stessa età del genere di
cui fanno parte. Certo l’unico membro originale è il chitarrista Mick Box, però
stile e genere sono gli stessi. Un vero miracolo artistico. “SPEED OF SOUND” è
una traccia Hard Rock marcatamente anni ’80 anche se marchiata con una tastiera
Hammond spudoratamente anni’70. Un ritmo cadenzato e una certa epicità di
fondo. Non vi sono assoli ma un’aria che sprizza gioia e luminosità. “ONE
MINUTE” crea inizialmente un’atmosfera elegiaca classica degli UriaH Heep dei
primordi, con il pianoforte dolce che poi con il ritmo medio approssimatosi,
diventa ancora una volta tastiera vintage. Tipicità che fa tornare ai grandi
fasti rock del decennio settantiano. “THE LAW” è un diamante che varia ritmica e
tema, con l’abilità di chi possiede una sensibilità compositiva in grado di
toccare le corde emozionali, in un saliscendi di trovate, tra coro vocale e
chitarra. “THE OUTSIDER” fugge veloce con un 4/4 tirato a cui manca solo
qualche acuto vocale. Non è metal anche se veloce; trattasi di quell’’Hard Rock
che affianca i mostri sacri a loro contemporanei dei Deep Purple considerando i
pezzi come “Fireball” (1971) e “Highway star” (1972) come la struttura e
l’attitudine base per il Power Metal anni ’80. “LOOKING AT YOU” ci trasporta
quasi ai confini con gli anni ’60, grazie soprattutto al ritornello ancestrale. Ma la riuscita è di grande
freschezza. Un bel brano rotondo.“CAN’T TAKE THAT AWAY” usa una ritmica
strettamente Uriah che cavalca come se non avesse mai smesso. Una bellissima
voglia di farsi scendere una lacrimuccia. Un hammond e un basso che tengono il
tempo, un assolo liquido e una scìa di energia scintillante. Parlare di brani
minori serve solo per dire che non può essere tutto al massimo, e comunque non
si tocca mai il minimo. Ogni traccia possiede il suo fervore caldo. Ormai si
sa, questo gruppo si può comprare a scatola chiusa, non delude mai. Sappiamo
qual è il tipo di prodotto, ne conosciamo la cifra stilistica e il genere di
appartenenza, ma soprattutto è confermato che non sono più capaci di scrivere
brutte canzoni. La magia si accompagna alla tecnica e il cuore si accompagna al
mestiere. Esperienza e sapienza si legano ad ispirazione e spirito. Questa
candela sonora va proprio tenuta su in bella vista! Sky Robertace Latini
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