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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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396. IL KITSCH NELL'ARTE di Roberto Rapaccini
Uno dei libri che ricordo con più piacere è il saggio “Il kitsch.
Antologia del cattivo gusto”, edito da Mazzotta nel 1968; probabilmente l’autore,
Gillo Dorfles, è il primo critico d’arte che ha elaborato il concetto di kitsch
in tutte le sue articolazioni estetiche e sociali. Per Dorfles alcuni
capolavori della storia dell’arte, come il Mosé di Michelangelo e la Gioconda
di Leonardo, sono “divenuti emblemi kitsch perché ormai riprodotti trivialmente
e conosciuti, non per i loro autentici valori, ma per il surrogato sentimentale
o tecnico dei loro valori”. Infatti “…l’industrializzazione culturale - afferma
Dorfles - estesa al mondo delle immagini artistiche, ha condotto con sé
un’esasperazione delle tradizionali distinzioni tra i diversi strati socioculturali.
La cultura di massa è venuta ad acquistare dei caratteri assai diversi dalla cultura d’élite, e ha reso assai più
ubiquitario e trionfante il kitsch dell’arte stessa.” Nel libro alcuni studiosi
esaminano molti aspetti del kitsch, dalle riproduzioni in serie di opere d’arte
alla musica di largo consumo, dal linguagguo del cinema a quello della
pubblicità, dall’architettura e il design al kitsch religioso. Alcuni artisti hanno
effettuato una ricognizione su noti capolavori, perelaborarli in maniera
dissacrante e provocatoria ed ironica: un noto esempio è ‘L.H.O.O.Q.’ di
Duchamp (1919), versione della Gioconda di Leonardo con barba e baffi. In
un’intervista Gillo Dorfles precisa che il kitsch viene sbrigativamente
liquidato con la traduzione cattivo gusto; il kitsch in realtà è molto
di più, “è una costante del nostro
tempo. Un tempo che, a differenza di quanto accadeva nella Roma antica, nella
Grecia o nelle civiltà precolombiane, ha accanto all'arte una non-arte, che
però è anche arte” (Dorfles). Il kitsch è un
linguaggio ironico che si è conquistato uno spazio nella creatività artistica.
Salvador Dalì ed Enrico Baj sono i più noti artisti che per primi hanno
introdotto nelle loro opere elementi disarmonici e di dubbio gusto. In
conclusione, esistono due ‘modi di essere’ del kitsch, quello spontaneo e
inconsapevole, rappresentato da oggetti turistici come la riproduzione della
gondola di Venezia, oppure il Santo Padre dentro una conchiglia, poi ci sono gli
artisti che sublimano in maniera ironica e irriverente, ma artisticamente
raffinata e apprezzabile le icone della cultura di massa. ROBERTO RAPACCINI
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