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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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339. CHI E' LA BESTIA? di Roberto Rapaccini
Qualche sera fa vedendo con Cristina un documentario su RaiTre sui
misfatti dei Nazisti, mi è scappato un commento: “Peggio delle bestie!”.
Successivamente ho riflettuto su questa affermazione. A parte l’incongruenza
della frase in quanto l’uomo da un punto di vista biologico è un animale, vanno
fatte alcune precisazioni. Vivendo da alcuni anni fuori città e avendo
trascorso molte estati della mia infanzia in campagna, ho sempre avuto
dimestichezza con gli animali, il cui comportamento ha sempre destato il mio
interesse. Attualmente io e Cristina abbiamo un cavallo e una comunità di
cinque gatti che vivono nel nostro giardino. I gatti da noi possono fruire di
vitto e alloggio, un attento trattamento sanitario, comprensivo di vaccini,
medicine interventi quando necessario, con possibilità di ricovero in clinica
dove viene praticata anche la riabilitazione. C’è Gianluca, nostro amico veterinario di grandi capacità
anche chirurgiche, sempre pronto ad offrirci il suo prezioso supporto. I gatti,
come contropartita, ci tengono pulito il giardino da piccoli rettili,
manifestandoci la loro gratitudine, portandoci di tanto in tanto sullo zerbino
di casa alcuni trofei: teste e code di
roditori, ramarri e lucertole malconce,
che noi con loro grande disappunto,
cerchiamo di liberare. Un po’ di tempo fa ci hanno portato una trota, che non
proveniva dal fiume in quanto era condita e pronta per essere infornata; evidentemente
il pesce era stato ‘pescato’ nella cucina di Paolo e Ivana, nostri vicini. Ho
avuto modo spesso di ossevare la condotta individuale dei gatti: ho ammirato la
loro capacità di ottimizzare il riposo, integrandolo con la costante veglia, la
tendenza a nutrirsi, senza eccedere nelle quantità e senza peccati di gola, il
loro affetto manifestato in maniera composta, discreta e aristocratica, il loro
elegante incedere, le grandi potenzialità di recupero psico-fisico, le attitudini
di premonizione, corollario di una straordinaria sensibilità, la possibilità di
comunicare con noi, valendosi anche della memorizzazione di alcune nostre parole, e tanti altri aspetti
che mi hanno convinto che il gatto sia un animale perfetto. Ma non è il
comportamento individuale che mi interessa evidenziare in questo post, quanto
piuttosto la loro condotta sociale. Come dicevo all’inizio, insediarsi nel
nostro giardino è una condizione ambita; infatti, ogni tanto qualche micio
della zona comincia ad avvicinarsi furtivamente. I nostri felini non sono così
disponibili a condividere i loro privilegi con
altri loro simili.
Conseguentemente questi tentativi di intrusione sfociano non raramente in accesi
e ripetuti scontri fisici. Alla fine possono esserci due esiti: o l’intruso
viene cacciato, o , se ha sufficiente pazienza e determinazione, riesce
progressivamente ad integrarsi e ad essere accettato. Tuttavia, quando
l’estraneo è malconcio o malato, o ha menomazioni fisiche, i gatti depongono
immediatamente le loro armi e lo accettano senza riserve, condividendo subito
il loro cibo. L’elemento debole poi viene spesso adottato e sottoposto ad
amorevoli cure da parte di un membro del consorzio felino. Recentemente abbiamo
avuto modo di apprezzare questo duplice modo di procedere. Due gatti stanno
tentando di integrarsi nel gruppo. Il primo, che abbiamo chiamato Barbino per
un appendice di peli grigi sotto il mento, che è in buone condizioni fisiche,
sta combattendo con caparbietà ogni giorno le sue battaglie per un “posto al
sole “ nel nostro giardino. Contemporaneamente è capitato anche un piccolo
gatto nero, piuttosto malandato, in quanto la metà posteriore del corpo è priva
di peli e presenta piaghe e cicatrici. Abbiamo ipotizzato che questa condizione
possa essere stata causata dal fuoco, che
nella migliore delle ipotesi, accidentalmente lo ha gravemente ustionato. Purtroppo qualche amico
ci ha segnalato anche la possibilità che il gatto sia in queste condizioni a
causa di qualche rito frutto della perversione umana. Per questi postumi di bruciature, Valentina lo
ha chiamato teneramente Piro, dalla parola greca con la quale si indica il
fuoco. In questo caso il micetto è stato immediatamente accettato dalla comunità
e ora, superate le giustificate diffidenze, si lascia accarezzare. Le sue
condizioni migliorano di giorno in giorno. Ho parlato di questo episodio per
dimostrare come tra gli animali sia particolarmente forte il senso della
solidarietà. Detto questo, ha senso dire “peggio delle bestie”? in alcuni casi
tendiamo presuntuosamente a rendere gli animali antropomorfi. Innanzi tutto non
credo che la nostra etica possa essere considerata un modello da seguire, anche
perché le comunità animali hanno proprie
condotte, proprie abitudini, propri usi che integrano una specifica dignità. In
proposito in passato ho apprezzato particolarmente un romanzo che parlava delle vicende di un cane
lupo femmina. Il rapporto molto bello fra il cane e la sue padrona, non era
costruito sugli stereotipi umani. Tornando al documentario sui nazisti che
mostrava solo la punta dell’iceberg della malvagità umana, in quanto il male
radicale nell’uomo si esprime in tante altre forme meno straordinarie e
quotidiane, è lecito chiedersi: “ Chi è la bestia?”. ROBERTO RAPACCINI
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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI
(Michael Ende)
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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.
(Carl Gustav Jung)
3 commenti:
Sai bene Roberto quanto io abbia sofferto per la perdita della mia cara gatta e più volte ci siamo confrontati su come questi nostri amici siano straordinari. Il tuo post ne evidenzia le qualità e supera, nel suo divenire, la semplicità dell'elencazione delle qualità stesse fino a diventare occasione di riflessione attenta e profonda sulla natura umana.Che dire? grazie per questo spunto intelligente e puntuale sul quale sofermarci a riflettere al di là dei luoghi comuni
Chiara P.
Grazie, Chiaretta, siamo sempre in straordinaria sintonia....
Credo che il punto analizzato da Roberto sia preciso. Noi umani abbiamo tante risorse e capacità, ma le sfruttiamo spesso con una modalità estremamente crudele, che non è bestiale, ma ontologicamente umana, strettamente umana.
Ma è qui che si gioca la valutazione del nostro umanissimo agire: l'animale non ha meriti per le sue "buone" azioni nè demeriti per quelle "cattive", azioni che per loro non sono buone nè cattive ma istintive. Nell'uomo merito o colpa invece hanno un senso pieno e reale.
Sky Robertace
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