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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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270. RECENSIONI 2012 di Sky Robertace Latini
“AWAKENED” As I Lay Dying (dagi U.S.A.) – 2012
Band di Metalcore che nonostante ciò opta spesso per
soluzioni tra il classico Heavy metal e il Thrash riuscendo a non ridurre mai
nè pathos nè efficacia espressiva. E’ una realtà ormai al suo sesto album, e
rimanendo fedele a sé stessa produce un lavoro di alto livello che non subisce
mai cadute di tono. “A GREATER FOUNDATION” è un micidiale schiacciasassi. Un
brano che si nutre di groove potente e di ritmo forsennato. Un brano dal
chitarrismo Thrash e vocalmente Metalcore, con un ammorbidimento solo sul
ritornello. “RESILIENCE” usa termini sonori più tradizionali, ma comunque
compressi e duri. La chitarra crea inserti sofisticati e la voce sceglie
l’impatto urlato. “WASTED WORDS” è una rutilante esperienza di forza e
scatenamento globale, anche epico. Veloce e meno veloce, in un alternarsi di
sensazioni tra il violento e il raffinato, costruisce una struttura variegata. “OVERCOME”
inizia con un assolo di chitarra fluido sorretto acusticamente, introducendo il
pezzo con un intro rarefatto. Ma subito arriva lo screaming e la furia, con un
pizzico di malinconia sottolineato anche dal ritornello. Al centro un riffing
corposo e ossessivo con cori intensi; poi assolo di chitarra breve ma bello. La
batteria non è un orpello ma uno strumento determinante per la carica emotiva. “MY
ONLY HOME” sembra l’ennesimo colpo infuocato, infatti le strofe sono cantate
con corrosiva ruvidezza. Il ritornello è melodico e accattivante e crea una
ottima contrapposizione niente affatto fuori luogo, anzi è il migliore
dell’album. Puro thrash (a parte il ritornello), assolo compreso. Posso senza dubbio dire che non ci sono
filler, anche se due brani ricordano qualcos’altro. Però tutto l’album si
sviluppa in energia con grande ispirazione artistica. Viene usato il cantato
sia screaming che growl, e devo dire che il cantante Lambesis è una delle
migliori voci mai sentite in questo campo, davvero ottima performance. I
ritornelli invece scelgono una vocalità più pulita. I componenti della band
sono cristiani ma i testi non si fondano su citazioni evangeliche o trame
bibliche che spesso sono le forme liriche dei gruppi metal cristiani. Gli As I
Lay Dying prediligono invece temi personali ed esperienziali, con una analisi,
in questo disco, soprattutto dei propri momenti difficili. Sky
Robertace Latini
***
“BLOOD” In This Moment (U.S.A.) - 2012
Considerata inizialmente una band Metalcore,
attualmente se ne evince una virata piuttosto gotica nonostante alcuni elementi
caratteristici del loro passato più rude siano conservati. E’ incrementato il
lato più sperimentale verso un AlternativeMetal introspettivo ed evocativo ed
anche cupo. “RISE WITH ME” inizia
l’album scegliendo, con un traccia molto breve, una atmosfera non d’impatto ma
suadente e onirica, molto rarefatta che proprio esprime un algido umore gotico.
“BLOOD” è un pezzo che deve molto all’HipHop,
ma vive di forte violenza metal da crossover alternativo. Anche se non amo
molto il crossover qui il sapore è altamente gustoso, con una suggestione ben
poco commerciale. Se ci fosse un acido assolo di chitarra sarebbe stato il
massimo. “ADRENALIZE” parte con un ritmo
feroce e poi rallenta in un ritmo ossessivo. La voce usa in parte una
vocalizzazione strascicata e suadente, e in parte dura. Una canzone che usa
del goticismo, ma che nella parte
centrale fa sentire le origini Metalcore, abrasive e deflagranti. “YOU’RE GONNA
LISTEN” rappresenta il meglio dell’album. Un velo soffuso che si trasforma in
grido lacerante. Ritmo cadenzato, anche ballabile, ma la song non si lascia
andare alla commercialità, essendo intriso di drammaticità. Assolo di chitarra
davvero intenso. Atmosferica durezza. “BURN” usa un pianoforte minimalista su
cui la voce malinconica di Maria costruisce un pathos di sofferenza,
leggermente orecchiabile ma estremamente di valore. Pura raffinatezza
compositiva. “FROM THE ASHES” lascia per un po’ l’aria oscura e offre un po’
più di Metal americaneggiante dal ritornello accattivante. “COMANCHE” ricorda certo rock alternativo anni
’80. Brano particolare e con un gioco di riff e batteria che diventa
ritmicamente una base portante centrale e di sicuro effetto. La voce non esce
dallo schema ritmico, anzi lo sottolinea. Cattiveria sonora e cori epici in una
atmosfera ossessiva. In molti pezzi si percepisce un senso di disperata
oppressione che cerca di essere squarciata da una voce agguerrita. Maria Brink
canta qui in maniera meno lineare rispetto al disco del 2010 (“A star-crossed
wastedland”) e possiede una interpretazione più ricercata. Una voce femminile
molto aggressiva che risulta assolutamente di alto livello, e che non si banalizza
nemmeno nelle sue espressioni di sofferenza, evitando di cadere nel
piagnucolio, grazie proprio alle note di ruvidezza. Anche il songwriter appare
maggiormente variegato e il carattere delle song meno immediato; si è cercata e
trovata una ispirazione che non ha nulla di scontato nonostante non sia
scomparsa una certa orecchiabilità commerciale.
Sky Robertace Latini
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