“A BRIEF CRACK OF LIGHT” Therapy (dall’Irlanda) - 2012
Per chi ha conosciuto questi irlandesi con l’album
“Troublegum”, non c’è speranza di trovare emozioni migliori
coi loro nuovi
album. Ma questo tredicesimo è piuttosto povero in quanto a song-writing. Si
notano buoni spunti disseminati qua e là su un ritornello, su un riff, che però
si perdono nello sviluppo del brano che, alla fine, risulta fiacco. Si salvano
solo 4 pezzi senza comunque grande personalità:
“LIVING IN
THE SHADOW OF THE TERRIBLE THING” possiede un ottimo groove, con la batteria e
il basso che ipertrofizzano la ritmica. La voce melliflua si arricchisce di un
ritornello corale e scorre via bene. E’
il pezzo migliore dell’album; no velocità ma feeling giusto.
“PLAGUE
BELL” non è male. Ci si aspetterebbe un brano tirato grazie all’inizio
sostenuto, poi diventa invece un
middle-time a due velocità. Pastoso strumentalmente e antimelodico vocalmente,
utilizza una linea cantata vicina alla modalità rap, che in questo caso non mi
dispiace visto che non è realizzata in maniera banale.
“GET YOUR
DEAD HAND OFF MY SHOULDERS” si pone anch’essa nel territorio
dell’acommercialità. Il ritornello è robotico e volutamente amelodico. Lo stile
è contiguo al rock alternativo con atmosfera rarefatta e asettica. Episodio
interessante.
“GHOST TRIO”
può avere origini direttamente dagli anni ’60, come non
percepire l’ossessività
ripetitiva dei brani orientaleggianti di George Harrison coi Beatles. Il
risultato è più pesante ma è completamente assente la modernità. Uno
psichedelismo senza luci di serenità.
Di certo non
è un lavoro commerciale, si mastica lento e si fregia di dissonanze e di un
certo alito greve, ciò è positivo. Ci sono anche due filler penosi: l’inutile
strumentale mielosa “Marlow” e il brano finale “Ecclesiastes 1”.
Tra il Punk,
lo Stoner e l’Alternative, si salva perché si vede con chiarezza la volontà di
cercare l’originalità. Putrtroppo non decolla mai davvero e quindi merita solo
una minima sufficienza. Sky Robertace Latini
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