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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO:QUANDO LA BANDA PASSAVA...
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108. UGO ANTINORI E LA MEMORIA di Roberto Rapaccini

Ugo Antinori è un artista particolarmente complesso.  In questi ultimi anni, probabilmente anche grazie a frequenti esperienze internazionali, ha maturato un’espressività perfettamente compiuta, sia dal punto di vista formale che sostanziale. Attualmente i generi della creatività artistica sono un terreno in costante reciproca contaminazione, tuttavia Ugo Antinori ha elaborato in maniera chiara e sicura attraverso la scultura la via più efficace per comunicare. Le tracce di una memoria ancestrale sono un costante riferimento della sua creatività. Le opere in pietra hanno spesso come soggetti entità totemiche, vestiboli che, con  una soprannaturale semplicità, immettono in una dimensione spirituale atemporale. Le forme realizzate con altri materiali sono invece lucidi strumenti per una ricognizione sulla sopravvivenza della memoria nel tempo, che, a differenza del ricordo, è un evento razionale, depurato da qualsiasi distorsione emotiva. Questo aspetto è il tema in particolare delle ‘Architetture della Memoria’, che sondano l’immaginario collettivo in una maniera molto originale. Questa serie di opere sfrutta le potenzialità espressive del forex, in particolare la sua intensità cromatica e la sua plastica duttilità. Le combinazioni di elementi di questa materia, articolandosi nello spazio, diventano figure la cui evocatività è il risultato di una sinergia fra forme e colori. Un’analisi più attenta evidenzia che le opere sono forma e contenitore, in quanto le pieghe del materiale, non solo sono immagine, ma creano anche interstizi di una desolante vacuità; lo spazio tridimensionale nel quale l’opera si proietta inoltre genera ansia, perché la figura, anziché radicarsi, è sospesa in quanto non poggia su una base ed ha una instabilità che disorienta. Osservando la complessità di queste opere ci si chiede se la memoria è nell’apparenza e nelle sensazioni superficiali che trasmette la forma, o invece nella sostanza dei contenuti. Queste architetture precarie sembrano indicare che il ricordo, cioè la percezione soggettiva della memoria, anche se ha una parvenza cangiante e iridescente come gli accesi cromatismi del forex,  è vuoto e senza anima come gli spazi creati dalle pieghe del materiale; il ricordo o, più in generale, la memoria, se sopravvivono, sono infatti privi delle emozioni reali. Nelle opere in pietra, sfruttando le solide potenzialità espressive di  questa materia, il tema che l’Artista sviluppa è ancora quello della memoria. Le forme si impongono per una immediata oggettiva e monumentale staticità; una più attenta osservazione evidenzia fenditure e tagli,  segni di una fragilità strutturale. Viene stimolato un itinerario di ricerca permeato da una religiosità laica. Ci ritroviamo nel mistero del tempo che trasforma: le opere si alterano, ma mantengono le loro fogge che ricordano archetipi primordiali rivestiti di modernità e che, pertanto, continuano ad essere un anello di congiunzione fra noi e le nostre origini primitive. Per questo di fronte alle sculture o alle installazioni di Ugo Antinori si prova l’emozione di essere immessi in un tempo senza tempo, nel quale l’uomo non è attore ma subisce un destino cosmico. Sono significative, in proposito, le opere nelle quali l’Artista, registrando impronte o segni di un’umanità che cresce, rappresenta la condizione dell’uomo avvilito dalla memoria di se stesso, enfatizzata dalla storia, un susseguirsi di eventi che in totale autonomia scandisce e trasforma le apparenze. Questi temi sono efficacemente declinati anche con le opere che Ugo Antinori ha realizzato con altre tipologie di materiali, come gli acciai dipinti, dimostrando di poter estrarre da ogni mezzo il linguaggio tipico e più incisivo. Le sculture in legno hanno parti colorate, i precisi geometrismi euclidei delle altre opere sono sostituiti da superfici curve e da forme sferiche, che sono rassicuranti perché esaltano, creando profonde suggestioni emotive cariche di un aura lirica, la perenne vitalità del legno stesso. Nonostante le opere, con il loro costante riferimento al rapporto fra tempo e memoria siano animate da un pessimismo della ragione, una caratteristica molto originale di Ugo Antinori è la sua positività. Generalmente ogni discorso sulla memoria si accompagna ad una visione nichilista e decadente che sottolinea la drammaticità di una dimensione esistenziale incapace di appropriarsi del tempo. Diversamente le opere di Ugo Antinori, pur avendo come costante riferimento i temi della memoria collettiva e come soggetti da rappresentare figure archetipiche alcune volte inquietanti, trasmettono  una serena positività attraverso linee di geometrica certezza, lo stile pulito, le superfici levigate. I chiaroscuri della scultura in pietra ed in legno sono un suggestivo mezzo attraverso il quale l’Artista ha raggiunto una notevole maturità; tuttavia Ugo Antinori ha dimostrato sensibilità anche con la dimensione cromatica, che gli ha consentito di esplorare efficacemente le potenzialità di altre forme espressive. In proposito, ho sempre trovato molto interessanti le opere grafico-pittoriche denominate ‘Segreti’, che sono di grande spessore esoterico.  Si tratta di superfici caratterizzate da un fondo bianco non uniforme, che assume in alcuni casi un aspetto spettrale, nascosto da brandelli di carte colorate, crespe e trasparenti. La tecnica, molto raffinata, contiene citazioni del concetto greco di verità, che nell’uso comune si esprimeva con il temine di “alètheia”, risultante dell’alfa privativo più la radice del verbo “lànthano”, ovvero nascondere. In queste opere la verità si propone come un “disvelamento”, cioè  una luce che l’artista può intuire attraverso i veli della realtà sensibile. La verità-luce, sfondo dell’opera, rivelandosi costituisce ogni volta un evento, nel quale si manifesta una traccia della memoria.   Roberto Rapaccini
(dal catalogo di Ugo Antinori)



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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)