145. LA VIOLENZA IN PIER PAOLO PASOLINI di Roberto Rapaccini

Un aspetto che mi ha colpito immediatamente nella produzione artistica di Pier Paolo Pasolini è il significato, talvolta epico e tragico, della violenza. Nel film ‘Accattone’, trasposizione cinematografica di precedenti opere letterarie, sono frequenti scene di violenza. Tuttavia lo scontro fisico sembra essere un disperato tentativo di comunicare, conseguenza del carattere primitivo ed essenziale della cultura della borgata (o del sottoproletariato). Ogni gesto esprime un codice. Diversamente l’evoluzione dei tempi e la cosiddetta ‘omologazione’, come lui stesso aveva previsto, toglierà alla violenza questi contenuti peculiari. Oggi lo scontro fra soggetti che frequentemente degenera anche in forme di opposizione fisica, al contrario non è uno strumento per tentare una comunicazione, ma è un’opposizione che riflette il rifiuto di qualsiasi forma di dialogo e soprattutto l’espressione di una personalità vuota i cui contorni si definiscono solo dalla contrapposizione con l’altro. Peraltro nel contesto di quella omologazione che profeticamente aveva previsto Pier Paolo Pasolini la violenza non è più una caratteristica della cultura di una specifica classe sociale, ma, con qualche lieve differenza, è un fenomeno globale trasversale a tutta la società. Le sovrastrutture sono solo forma. ROBERTO RAPACCINI

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